BPVi, Verlato: non si muove foglia che Zonin non voglia
Mercoledi 13 Maggio 2015 alle 16:34 | 0 commenti
Adriano Verlato, componente direzione cittadina del Pd Vicenza
Un amico banchiere mi dice che la Popolare di Vicenza, bene o male è l’asse portante dell’economia vicentina. Alla mia domanda se una fusione sarebbe utile risponde: “Se con un Istituto più grosso, perderebbe alcune sue caratteristiche di localismo, ma ne guadagnerebbe in salute; con uno più piccolo o rimanendo da sola, questo non accadrebbe, ma bisognerebbe, come minimo, azzerare tutte le cariche per una rigenerazione totaleâ€.Sono parole che fanno riflettere. Fissiamo alcuni punti. Dallo scorso mese, la Consob è in Popolare vicentina per controlli mirati su bilanci e aumenti di capitale. Anche il Corriere, solitamente soft nei sui interventi verso l’inserzionista, parla di ribaltone al vertice. Le dimissioni di Sorato, da poco nominato aministratore delegato, fanno pensare a contrasti con il presidente Zonin anche se, ovviamente, si parlerà di consensualità e ottimi rapporti.
La possibile chiusura di 150 filiali e di altre 60 con orario ridotto, sono chiaro segno di una sofferenza che parte da lontano. E' lecito chiedersi se tutte le acquisizioni, tanto decantate dal presidente, siano state una necessità della banca oppure un desiderio di gigantismo puramente autoreferenziale (ricordate la rana … ). La nemesi storica è evento che, quasi sempre, mette le cose al posto giusto dopo che per tanto tempo non lo sono state. Questo antico Istituto cittadino mi sembra essere in un rapporto, con la dirigenza, come quello tra politica e politici. La prima è bellissima, i secondi molto meno. Ho sempre sentito, da gente all’interno della Popolare, che non si muove foglia che Zonin non voglia. Una presidenza praticamente manu militari.
Ora si può capire che un dipendente possa anche abbozzare davanti a certe cose, ma il mio stupore ingigantisce al pensiero di un collegio sindacale e di un consiglio direttivo che mai hanno fatto sentire la loro voce per alcune decisioni della presidenza. Dimenticavo di ricordare che gli aumenti di capitale sono sub judice anche di alcuni azionisti che intedono tutelarsi legalmente verso tali operazioni non proprio chiare.
Le ultime notizie riguardano le strane dimissioni dell’ad Sorato. Dico strane perché per anni la coppia presidente e direttore generale è stata di grande coesione. Improvvisamente quest’ultimo se ne va e non partecipa nemmeno all’ultimo direttivo che le doveva accettare o meno...
Negli ultimi giorni, sulle pagine economia del Corriere, si parlava anche di presidenti di Istituti bancari che si erano impossessati di molte deleghe operative che nessuno aveva concesso loro. Non vorrei che al dott Sorato fossero attribuite colpe anche per operazioni che erano state proposte da altri.
Staremo a vedere.
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