BPVi, Verlato: i soci meriterebbero maggior rispetto della loro intelligenza
Lunedi 20 Aprile 2015 alle 18:01 | 0 commenti
Adriano Verlato, componente della direzione cittadina del Pd Vicenza
Ritengo che i soci di questo nostro Istituto di credito meriterebbero una maggiore considerazione e un maggior rispetto della loro intelligenza. E’ di qualche giorno la notizia che, l’altro sabato, il consiglio di amministrazione, ha sottoposto all’assemblea generale dei soci la svalutazione delle azioni Bpv che passeranno da 62,5 a 48,00 euro.Nei giorni precedenti era arrivata ai possessori dei titoli la comunicazione dei principali risultati del 2014 e solo qualche mese prima, in seguito alle voci sul deficit Popolare, una lettera del presidente che magnificava i risultati della banca.
Vediamo un po’ i fatti. La banca avrà nel bilancio 2014 un passivo di circa 750 milioni. I vertici della banca lo giustificano come un passaggio tecnico conseguente all’intervento voluto dalla Bce che ha reso più stringenti le norme sui bilanci. Si omette di dire che il buco è stato creato dalle perdite per crediti inesigibili che, fino a questo momento, erano stati opacizzati nei numeri. L’aumento di capitale di un miliardo, di sei mesi fa, è stato spiegato sempre dai vertici, come un fare cassa per nuove acquisizioni. Si trattava, invece, di una dovuta ricapitalizzazione per rientrare nei parameti della Bce. Ci si chiede se i soci, conoscendo la situazione, avrebbero sottoscritto ugualmente il prestito e, con le voci che già giravano, avrebbero pagato quei 62,5 euro ad azione ora ridimensionati in 48,00. Sono, a giudizio di persone serie, fatti da spiegare e da approfondire.
C’è poi la valutazione degli immobili di proprietà della banca e qui mi sovviene un ricordo caro. Oramai molti anni fa, ero in amicizia con l’allora direttore generale Carlo Pavesi e in rapporti di cordialità con Ugo Azzalin presidente della banca. Una volta che mi trovavo nell’ufficio di Pavesi, entrò il comm Azzalin. Doveva parlare del valore delle azioni con il direttore. Non ritennero necessario che li lasciassi soli e, dalla loro breve conversazione, emerse come gli immobili della banca fossero alquanto sottostimati in bilancio. Quell’evento, in rapporto alle notizie di questi giorni, mi tornò subito alla mente e non posso fare a meno di paragonare la conduzione di allora con quella degli ultimi anni. Molte acquisizioni della banca, a detta di persone del mestiere, non hanno seguito una stretta logica aziendale e in più sono state pagate troppo. I retropensieri non sempre sono corretti, ma, in questo caso, un buon fumus sembra esserci. E’ singolare che in questi ultimi tempi non si sia sentita alcuna voce del Consiglio o del Collegio dei sindaci sulla situazione. L’unica risale all’ultimo Forex nel corso del quale il presidente Confindustria Zigliotto disse qualche cosa e fu subito gelidamente redarguito da Zonin che lo bacchettò pubblicamente. Singolare anche l’atteggiamento di Zonin che in passato aveva detto di non tenere alla fusione con Venetobanca e che ora sembra avere cambiato rapidamente idea. Sul regno Zonin se ne sono sentite e dette tante e sarà bello e opportuno, se qualcuno, con i dovuti poteri, potrà fare una due diligence di questo ventennio. Nell’ultimo secolo, i quattro lustri, non hanno mai portato fortuna al loro principale interprete.
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