BPVi, 1 socio su 4 ha accettato la proposta di ristoro
Giovedi 16 Febbraio 2017 alle 08:28 | 0 commenti
Ex popolari, sull’ingresso dello Stato nel capitale Padoan rimanda la palla nel campo delle banche. E mentre in parlamento prende corpo la commissione d’inchiesta sulle banche, con le venete tra le vicende sotto i riflettori, il mercato sconta un massiccio intervento pubblico nella ricapitalizzazione a sostegno della fusione tra le due venete. Al punto che i bond subordinati da trasformare in azioni prima dell’ingresso dello Stato crollano ai minimi storici. Pur se decisiva nella partita resta l’esito della proposta di rimborso ai soci sulle azioni.
Nel «laboratorio» di Atlante che sta producendo la fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca, secondo il progetto che sta attrezzando l’Ad di Vicenza, Fabrizio Viola, tiene banco l’indiscrezione rilanciata l’altro ieri dal Financial Times , secondo cui l’Italia ha già avviato con la Commissione europea, i passi per una ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro. Che fa balenare il rischio che Atlante non riesca a mantenere l’obiettivo di mantenere la maggioranza dei due istituti in vista della fusione, dopo l’aumento di capitale. L’idea era di affiancare agli 1,7 miliardi di euro ancora in cassa, e a quel che resterebbe dei 900 milioni già iniettati a gennaio dopo aver pagato i 600 ai soci nel caso in cui la transazione sulle azioni andasse in porto, una conversione del miliardo di bond subordinati tra le due banche, che varrebbero per 500 milioni, di nuovo capitale. A quel punto interverrebbe lo Stato, probabilmente con obbligazioni convertendo. Ma un conto sarebbe un intervento per chiudere una ricapitalizzazione da 3-3,5 miliardi, un conto è se la necessità supera i 4 e tende ai 5. A quel punto per Atlante diventerebbe arduo mantenere la maggioranza. In realtà lo scenario è ancora aperto. E l’ultima parola spetta alla Bce. Tanto che ieri il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha rimandato la palla nel campo delle due ex popolari, ricordando che per la ricapitalizzazione precauzionale «è necessario che ci sia una richiesta spontanea degli istituti». E nel quadro del fabbisogno di nuovo capitale vanno tenuti presenti vari altri fattori. A partire dalle pesanti perdite che le due ex popolari totalizzeranno nei bilanci 2016 che saranno approvati la prossima settimana. Indiscrezioni incrociate parlano di un «rosso» per 1,8 miliardi a Vicenza e di 1-1,2 a Montebelluna. Ma il conto sul capitale, in senso inverso, dipenderà anche dalle cessioni possibili - a iniziare dal 40% di Arca sgr- con i relativi guadagni. Ma anche dallo smaltimento di sofferenze e crediti deteriorati, che avvengano con la vendita o con il recupero attraverso società -veicolo, su cui sono tornati a spingere ieri la First-Cisl. Ma ancora da quale sarà il valore delle due banche dopo le consistenti perdite 2016; e quindi della svalutazione del prezzo delle azioni rispetto ai 10 centesimi a cui entrò Atlante un anno fa. Anche da questo dipenderà il peso finale dell’apporto di capitale di Stato e obbligazionisti, a cui il decreto Salvarisparmio concede uno sconto d’ingresso sui prezzi del 25% e 15% . Quel che è certo è che il mercato ormai dà per scontato un intervento massiccio dello Stato. Al punto che i bond subordinati decennali emessi per far capitale a fine 2015 hanno toccato ieri nuovi minimi storici. Ieri sia quello di Veneto Banca (Isin: Xs 1327514045) che di Bpvi (Isin: Xs 1300456420) sono scesi al 29% del prezzo di emissione, perdendo il 7,69% il primo e il 12,8% il secondo, con rendimenti effettivi a scadenza del 30%. E tra i primi 5 ribassi dei bond sul mercato Eurotlx di Borsa Italiana 4 erano di subordinati delle due venete. Ma le ulteriori necessità di capitale dipenderanno anche dalla partita dei rimborsi ai vecchi soci sulle azioni azzerate. Alla chiusura delle adesioni manca un mese. E le due banche hanno comunicato ieri che oltre 40 mila soci, sul totale dei 169 mila toccati dalla proposta di transazione, ha aderito. Uno su quattro. In termini di azioni interessate, l’adesione è ottenuta sul 25% mentre il no si è fermato al 6% Se si raggiungerà l’80%, obiettivo minimo stabilito - sulle azioni - come soddisfacente per disinnescare il rischio cause, confermando la proposta e facendo scattare i rimborsi, dipenderà da quanti tra quel 48% che ha manifestato interesse ma ha sospeso l’adesione dirà sì. E quanto potrà aggiungersi sul 20% dei titoli in mano a soci non ancora contattati.
Di Federico Nicoletti, da Corriere del Veneto
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