Borsa Italiana nega lo sbarco in Piazza Affari di BPVi. Atlante non basta per salvarla
Martedi 3 Maggio 2016 alle 09:28 | 0 commenti
La Banca popolare di Vicenza non sarà quotata. Con uno stringato comunicato, ieri Borsa Italiana ha negato lo sbarco a Piazza Affari all’istituto guidato da Francesco Iorio con un giudizio lapidario: “Non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercatoâ€. La decisione era nell’aria, nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi: troppo deludente l’esito dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi appena concluso. Alla fine dell’operazione, il fondo “salva banche†Atlante (partecipato da banche, assicurazioni, fondazioni e Cassa depositi e prestiti) sarebbe stato di fatto l’unico socio, con il 91,72% delle azioni. Un’anomalia per una società intenzionata a quotarsi.
LA BEFFA E IL TIMORE
I vecchi soci hanno carta straccia in mano Anche Veneto Banca rischia la stessa sorte
Per capire l’ultima débâcle, serve riavvolgere il nastro. L’aumento di capitale è stato deciso a settembre, prima che lo strampalato salvataggio di Etruria & C. terremotasse il settore. Atlante è stato così messo su in fretta e furia per subentrare a Unicredit come sottoscrittore delle azioni lasciate “inoptate†dagli investitori, evitandogli così un salasso che ne avrebbe scassato i ratio i patrimoniali. I vecchi soci (118 mila) hanno perso tutto: il valore delle azioni, grazie a perizie gonfiate, è restato a lungo a 62,5 euro, poi abbassato a 48 ad aprile 2015, e infine a 10 centesimi, il prezzo garantito da Atlante. Sei miliardi andati in fumo. Ma il peggio deve ancora venire.
Gli investitori hanno snobbato l’operazione, e così il fondo “salva banche†si è accollato quasi per intero l’aumento. La quota di “flottante†- la parte di azioni che non fa capo all’azionista di controllo e destinato alla negoziazione - s’è fermata sotto il 9%. Di norma serve almeno il 25. Borsa italiana ha deciso di non chiudere un occhio considerando la quota di Atlante come “azionariato diffuso†è negato il via libera. Difficile dargli torto: oltre al fondo, la compagine societaria avrebbe visto un investitore istituzionale - Mediobanca - con il 4,97% e altri 9 con lo 0,10, il pubblico indistinto lo 0,36% e i vecchi soci con il 2,86, il 2,19 dalle nuove azioni sottoscritte e lo 0,67% sulla base di quelle già in mano (100 milioni di titoli su 15,1 miliardi). Stando così le cose, il titolo avrebbe avuto una volatilità elevatissima (un discreto ordine di acquisto avrebbe fatto schizzare il titolo) falsando il mercato. Senza la quotazione, decade anche l’offerta pubblica delle azioni. Significa che Atlante avrà il 99,33% del capitale (tirando fuori altri 170 milioni), il resto è in mano ai vecchi soci. Che così hanno davvero perso tutto, avendo in mano un titolo svalutato al 99% e invendibile. Sarà così più difficile dimostrare davanti a un giudice il danno subito (su Pop Vicenza pendono reclami per oltre un miliardo) e per i vecchi investitori istituzionali compensare la minusvalenza con i crediti d’imposta (lo Stato risparmierà ). Il futuro della banca sembra sempre più vicino a quello spezzatino proposto da alcune associazioni di azionisti (come “Noi che credevamo in Bpviâ€) e lasciato cadere nel vuoto. Il mancato sbarco cancella almeno i 60 milioni di compenso pattuiti con le banche collocatrici.
Il verdetto, arrivato a Borse aperte, ha scatenato un’ondata di vendite che ha colpito il settore bancario, affossando Piazza Affari (-1%). Dopo una raffica di sospensioni, i titoli dei grandi istituti sono crollati: il Banco Popolare ha concluso a -7,3%, seguito da Bpm (-6%), Mps (-5,5%), Carige (-5,3%), Ubi (-4,9%) e Unicredit (-3,6%). Il problema è serio perché nelle prossime settimane partirà l’aumento di capitale da 1 miliardo di Veneto Banca (con quotazione) garantito - per ora - da Intesa. L’ad Carlo Messina, dopo essersi detto convinto che “Atlante non servirà â€, ieri ha corretto il tiro: “Si vedrà tra qualche giornoâ€. Poi toccherà al Banco Popolare (1 miliardo), e altre potrebbero aggiungersi a breve. Ma le condizioni di mercato sono pessime, e i 4 miliardi raccolti dal fondo guidato da Alessandro Penati potrebbero non bastare a reggere l’urto. Di sicuro, resteranno gli spiccioli per alleviare le banche dal peso delle sofferenze (i crediti inesigibili) che zavorra i bilanci. Il decreto del governo per tagliare i tempi di recupero era già stato bocciato in mattinata dal mercato.
Di Carlo Di Foggia, da Il Fatto Quotidiano
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