Banche venete e prosecco: Pierluigi Bolla fa boom, Gianni Zonin sa di flop. Veneto Banca stappa il Valdo, azionisti BPVi ancora astemi
Sabato 31 Ottobre 2015 alle 11:27 | 0 commenti
Certo che non è un gran bel periodo per Gianni Zonin, ex "despota" della Popolare di Vicenza insieme a gente di gran peso, maggiore capacità e sicura ... autonomia decisionale come, ad esempio, Giuseppe Zigliotto, l'advisor caliente dei lettori del bestiArio locale affinchè comprassero le azioni della BPVi, non buone ma ottime (infatti oggi è indagato col Presidente per i suoi comportamenti in BPVi, ndr), al d là di quanto affermasse ad esempio Il Sole 24 Ore alla cui affidabità si riconduceva anche il nostro piccolo network. E come Matteo Marzotto, a cui l'altrettanto grande, capace e autonoma stampa locale dedicava venerdì 30 ottobre, dopo un primo giorno di assoluto silenzio, un trafiletto per la richiesta della Procura di Milano di condannarlo (che bel Cda conserva ancora la BPVi!) a un anno e quattro mesi per presunta evasione fiscale nella vendita di Valentino Fashion Group al fondo Permira.
Fortuna per lui che oggi la Grande bellezza di via Fermi ne mostra la faccia sempre felice (sbeffeggiante o incosciente?) su un mezzo paginone per la gioia del "masterizzato" Brunello Cucinelli e del Cuoa, il cui annesso hotel è sull'orlo del fallimento ma la cui simpatia per la stampa locale è ben indirizzata, finalizzata. E ripagata.
Non è un gran bel periodo per Zonin, il re della Banca, a meno che non lo stia spendendo per contrattare italiche mega buonuscite, perchè lui, almeno per ora (perchè a Vicenza e in italia, ad averci gli amici giusti o che per vincoli passati devono essere riconoscenti, le trame non finiscono mai di stupire), è stato espulso di fatto dalla presidenza, a cui però si tiene avvinghiato come quei tappi riottosi a uscire dalla bottiglia per fare il botto anche se spinti dal pollice di mano apparentemente possenti, ma invecchiate e perciò brontolone ma affettuose come quelle di Bankitalia (qui il commenfo de Il Fatto Quotidiano del 27 ottobre al cosiddetto documento chiarificatore della Vigilanza della Banca d'Italia sulla vicenda Popolare di Vicenza atteso da mesi e annunciato il 26 ottobre e già qui esaminato).
Non è, poi, un gran bel periodo per Zonin, che il suo regno bancario lo ha costruito su quello dei vini, esteso, come quello della "sua Banca, dal Veneto alla Sicilia, perchè, mentre lui è (cortesemente?) indagato da una Procura, quella di Vicenza, che in passato le denunce, ad esempio quelle dell'ombudsman, le accatastava, lo ha detto la Cassazione, come cassette di spumante, è stato issato all'unanimità alla presidenza di Veneto Banca, dopo che per un minimo di pudore o serietà , a seconda dei casi, se ne erano dimessi prima Flavio Trinca e ora Francesco Favotto, proprio chi porta il cognome di un'altra grande famiglia di vinificatori e vignaiuoli, Pierluigi Bolla.
Se oggi è pronto a partire rumoroso e festante il tappo dal prosecco Valdo di Bolla, quello di Zonin è a testa in giù, come se chiudesse una bottiglia di vino sfiatito da cui il padrone si volesse accanire mettendolo a testa in già a tirar fuori l'ultima schiuma: se fossero in borsa sai che flop per il secondo e che boom per il primo...
Se per ora senza soldi ci sono gli azionisti di entrambe le banche, di certo qualche speranza di rinnovamento in più la vedono quelli trevigiani perchè Gianni Zonin, anche se sbeffeggiato da sia pur tipedini contestatori locali, sembra come un allenatore che perde sempre ma non ha la dignità di dimettersi. Per non perdere il suo mega ingaggio...
Ma anche perchè la bianca e cattolica Vicenza, si sa, ha un deficit nel Dna: quello del coraggio contro i poteri vecchi e nuovi, da sempre intrecciati, spesso apparentemente in lotta, ma sempre pronti per il dio denaro a un abbraccio.
Finora mortale per la città e il territorio.,
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