Banche, una mozione votata alla Camera prevede nuovi vincoli per gli istituti aiutati dallo Stato
Venerdi 20 Gennaio 2017 alle 08:18 | 0 commenti
concentravano sull’ennesima promessa di una commissione di
inchiesta parlamentare sui disastri bancari, lo scorso 11 gennaio
la Camera ha approvato una mozione che impegna il governo a
prendere misure drastiche nei confronti dei banchieri e fin da subito,
prima che vengano erogati agli istituti di credito i 20 miliardi aggiun-
tivi di debito pubblico che devono salvare Mps e non solo. Le mozioni
non sono mai vincolanti, spesso si limitano a elencare buone intenzioni.
Ma in questo caso c’è dietro una forte spinta che arriva da alcuni ministri del governo – in particolare Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo – e la maggioranza ottenuta in aula è un segnale che l’impegno può diventare concreto.Questa mozione impegna il governo a interventi molto dettagliati. Il primo è quello di più lungo periodo: spingere a livello europeo per l’introduzione di un “sistema comune di garanzia dei depositi†(la Germania è contraria), modificare le nuove regole sul bail in che scaricano il peso delle crisi bancarie anche sui piccoli risparmiatori e rivedere le norme sugli aiuti di Stato che limitano l’intervento pubblico. Il secondo punto è molto più concreto: “L’introduzione di disposizioni più efficaci per evitare i conflitti d’interessi e in particolare di più severe limitazioni alle operazioni aventi a oggetto il collocamento di prodotti proprietari e alle operazioni che hanno come effetto sostanziale l’addossare sulla clientela le passività degli istitutiâ€. Tradotto: non dovrà più succedere che istituti come Banca Etruria o Banca Marche possano mascherare le proprie fragilità vendendo a famiglie e pensionati obbligazioni subordinate emesse da loro stesse, per far risultare più alto il patrimonio, spostando il rischio di fatto verso chi è meno in grado di sopportarlo. È la richiesta di un equivalente italiano del Dodd-Frank Act che negli Usa ha impedito alle banche commerciali di fare trading utilizzando i depositi dei propri clienti che diventavano speculatori a loro insaputa. Poi c’è la parte dedicata ai manager. La mozione chiede al governo di dare allo Stato il potere di “promuovere autonomamente l’azione di responsabilità per conto dell’istituto del quale è diventato azionista†e che vengano revocati tutti gli accordi contrattuali che assegnano agli amministratori dimissionari o revocati “paracadute o altre remunerazioni straordinarie o bonus connessi alla cessazione della loro carica o del rapporto di lavoroâ€. La parte sull’azione di responsabilità serve a evitare altri casi come la Popolare di Vicenza, dove a marzo l’assemblea dei soci aveva bocciato la proposta di chiedere i danni ai vecchi amministratori che hanno devastato la banca. L’ultimo punto, ripreso dal piano Tarp americano che ha regolato l’intervento pubblico dopo i fallimenti bancari del 2008, è quello che può fare più male ai top manager: nelle banche in cui lo Stato rischia i soldi dei contribuenti, i compensi degli amministratori devono essere “per una parte significativa legati ai risultati dell’istituto†e ogni forma di incentivo, dai bonus alle opzioni, può essere liquidato “solo dopo che lo Stato abbia recuperato quanto erogatoâ€.“Visto che il governo è impegnato dalla mozione con dei punti specifici e visto che c’è un provvedimento bancario all’esame del Parlamento, confidiamo che queste norme trovino applicazione in quella sedeâ€, spiega il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti, deputato eletto con Scelta Civica, oggi nei Civici e Innovatori, tra i firmatari della mozione.Il decreto banche, approvato molto in fretta dal governo Gentiloni il 23 dicembre per mettere in sicurezza Mps, doveva iniziare il suo esame parlamentare dalla Camera. Poi, invece, un po’ a sorpresa ha cominciato l’iter dal Senato, dove sono in corso le audizioni. Ieri ha parlato, per esempio, il presidente della Consob Giuseppe Vegas che ha parlato di uno “choc senza precedenti†dovuto all’introduzione del bail in.Il governo ha ancora tempo per trasformare la mozione in un emendamento che rassicuri i contribuenti sul destino di quei 20 miliardi. Sempre se la lobby bancaria non sarà più forte: l’Abi, l’associazione delle banche guidata da Antonio Patuelli, ha già cominciato da giorni a spiegare che colpa dei buchi non è dei banchieri, ma dei debitori. E chiede di pubblicare le liste dei grandi debitori. Come se chi ha prestato con poco criterio non fosse almeno altrettanto responsabile.
Di Stefano Feltri, da Il Fatto Quotidiano
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