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Banche italiane, 40 mila consiglieri per 654 istituti

Di Rassegna Stampa Mercoledi 18 Gennaio 2017 alle 08:23 | 0 commenti

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Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) Antonio Patuelli vuole la lista dei debitori insolventi. Indica in loro il vero cancro della crisi delle banche. La teoria dei banchieri truffati dai bei nomi dell’imprenditoria è risibile. Chi ha dato quei crediti farlocchi? I fatti suggeriscono che la vera malattia delle banche italiane si annida nei consigli d’amministrazione: pletorici, poco qualificati, strapagati, sordi, ciechi e muti. La diagnosi l’ha già fatta tre anni fa il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo: “Non sono rari i casi di espansione delle prerogative di amministratori delegati che, anche per effetto delle ampie deleghe conferite, tendono a relegare il consiglio di amministrazione a un ruolo di mera ratifica di decisioni già assunte”.

La Bce censisce in Italia 654 banche. Si va dai due colossi Unicredit e Intesa Sanpaolo (rispettivamente 860 e 676 miliardi di attivo patrimoniale) a microbi due o tremila volte più piccoli, come la Banca di Credito Cooperativo di Scafati e Cetrara, in provincia di Salerno, che non raggiunge i 300 milioni di attivo. Calcolando a spanne una decina di consiglieri per ogni banca (ma sono quasi sempre di più) e i collegi sindacali, i veri custodi della sana e prudente gestione, si arriva facilmente a 10 mila ottimati, una vera e propria casta messa a guardia della corretta allocazione del credito bancario. Le banche hanno anche una miriade di società controllate, e quindi miriadi di poltrone nei relativi cda da distribuire. Il fenomeno è dunque molto più ampio: non sembra esagerato ipotizzare che la casta dei consiglieri obbedienti arrivi a 30-40 mila persone. In Italia le aziende hanno poco capitale proprio e si finanziano quasi interamente in banca. La casta dei consiglieri regola con i rubinetti del credito la circolazione sanguigna dell’economia, più di quanto non possa fare il governo con le leve del fisco e degli incentivi. E lo fa in modo distorto, come già nel 2012 avvertì il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: “Le politiche di affidamento devono essere basate sulla solidità dei progetti imprenditoriali, non su relazioni e legami che ne prescindano”. La banche si sono rovinate mettendosi al servizio del capitalismo di relazione, e i consigli d’amministrazione sono stati i muti e ciechi garanti di quella che oggi si manifesta come tragedia nazionale.Quanto costano al sistema questi signori? Un sacco di soldi. Il Financial Times ha definito “stravaganti” i compensi dei cda delle banche italiane. Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente non esecutivo di Unicredit, ogni anno porta a casa per il suo contributo alle riunioni circa 600 mila euro. Nelle banche di maggiori dimensioni un consigliere viene pagato facilmente più di 100 mila euro, tra compensi fissi, partecipazioni ai comitati consiliari, gettoni di presenza. Il cda del Monte dei Paschi di Siena nel 2015 è costato 2,1 milioni. Nel 2008, mentre iniziava la crisi, era costato 2,4 milioni. Nel 2011, quando la crisi era già esplosa ma ancora l’allora presidente Giuseppe Mussari, con l’aiuto di consiglieri e ispettori distratti, teneva la polvere sotto il tappeto, i compensi erano saliti a 2,6 milioni.Nelle banche piccole i cda costano meno ma non molto meno. Nel 2015 la Bcc di Scafati ha dato ai consiglieri 186 mila euro. La Cassa rurale di Battipaglia ha speso per l’autorevole consesso 184 mila euro. Il cda della toscana Bcc di Cambiano, nota per essere presieduta dal super renziano Paolo Regini e perché ci lavora il padre di Luca Lotti, è costato 203 mila euro. Prendiamo come esempio delle medio-piccole la Cassa di Risparmio di Ravenna, banca che non ama le avventure visto che ha da 22 anni lo stesso presidente, il sullodato Patuelli. Secondo il bilancio 2015 ha 7 miliardi di attivi, un centesimo di Unicredit e Intesa, ma il suo cda è costato 925 mila euro. Facendo una stima prudenziale di 200 mila euro in media tra cda e collegi sindacali, la casta dei banchieri costa almeno 1,2-1,3 miliardi all’anno. Sono soldi ben spesi? A giudicare dai risultati no.L’anno scorso uno studio pubblicato dal Sole 24 Ore sui cda di 27 grandi banche europee attribuiva ai consiglieri delle italiane il più basso indice di qualità. Un’analisi sui board di 53 banche italiane mostrava che l’età media dei consiglieri è alta (61 anni) e che il 30 per cento di loro non ha neppure la laurea. Secondo gli ispettori Bankitalia il cda di Etruria commissariato nel 2015 era dominato da persone digiune di cultura bancaria. Ma è proprio lì che nascono i 200 miliardi di sofferenze nette, cioè di prestiti dati a imprenditori che non sono in grado di restituirli. Con buona pace di Patuelli, lo snodo decisivo sono proprio i cda: di regola i consiglieri vengono pagati per non vedere, non sentire e non parlare. Non è un’accusa generica: ci sono le prove. Per esempio l’azione di responsabilità contro il vecchio consiglio di Veneto Banca promossa dal nuovo azionista, il Fondo Atlante guidato da Alessandro Penati: “Nelle posizioni oggetto di delibera di affidamento del consiglio di amministrazione è stata rilevata una consolidata prassi di delibera degli affidamenti nonostante le informazioni raccolte nella fase di pre-istruttoria, istruttoria e proposta fossero alternativamente indicative di criticità circa la situazione economico-patrimoniale della controparte, carenti o del tutto assenti”. Illuminante il precedente del Monte dei Paschi. L’8 novembre 2011 il presidente Mussari porta in cda la delibera di acquisto della Banca Antonveneta. La banca padovana viene pagata sull’unghia 9 miliardi mentre ne vale 3 o poco più. Quel giorno il cda del Monte delibera di fatto il suicidio della banca più antica del mondo. Della cosa si è interessata la magistratura, che ha così raccolto alcune testimonianze choc su come funzionano i consigli delle banche. Francesco Gaetano Caltagirone, uno degli uomini più ricchi d’Italia, allora azionista e vicepresidente di Mps, ha detto: “Ho saputo dell’acquisto di Antonveneta in sede di cda tenutosi il dì 8.11.2007. Ricordo che ci fu comunicato tra le varie. Tra l’entusiasmo degli altri consiglieri, io e il consigliere Gorgoni sollevammo qualche perplessità. Ricordo che all’annuncio chiesi, prima di votare, di vedere i documenti. Ricordo che fu fatto tutto molto in fretta. Ci furono dati dei documenti e il contratto di acquisto. La delibera, però, fu presa all’unanimità. Non ricordo che durante la discussione in cda fu fatto riferimento a una due diligence. Normalmente, quando si intende acquistare un’impresa la due diligence viene effettuata. Non sono in grado di dire se in quel caso fu fatta, ovvero se ne fu fatta una successiva”. Per tanta acuminata attenzione Caltagirone veniva pagato da Mps oltre 170 mila euro all’anno.Turiddo Campaini rappresentava in consiglio l’azionista Unicoop Firenze, di cui era presidente dal 1974. Disse ai magistrati: “Ho saputo dell’acquisizione di Antonveneta in sede di cda in data 8.11.2007. Ricordo che il presidente Mussari o il direttore generale Vigni illustrarono l’operazione. Non ricordo se vidi il contratto di acquisto. Non ricordo se ci fu detto che era stata fatta una due diligence su banca Antonveneta”. La memoria di Campaini era pagata 127 mila euro all’anno. Andrea Pisaneschi, consigliere targato Gianni Letta e Denis Verdini, poi premiato da Mussari con la presidenza della stessa Antonveneta, spiegò: “Chiedemmo al presidente se potevamo avere del tempo per visionare e studiare il contratto, per valutare con ponderatezza l’operazione. Mussari ci disse che bisognava chiudere in fretta. Ci fu chiesto se eravamo d’accordo e noi lo rassicurammo”. Per rassicurare Mussari, Pisaneschi prendeva 115 mila euro all’anno.I consiglieri delle banche si dividono in tre categorie. Piccoli o grandi power broker locali o nazionali, all’incrocio tra politica ed economia. Imprenditori che amano stare vicino al caminetto bancario per scaldarsi. Professori universitari, avvocati e commercialisti a cui la poltrona frutta non solo i gettoni di presenza ma anche fior di consulenze. Le tre categorie sembrano accomunate dalla stessa ossessione: la paura di non essere rinnovati. Questo può spiegare la tendenza a obbedir tacendo denunciata dalla Banca d’Italia.Prendiamo un esempio a caso, il noto e stimato economista francese Jean Paul Fitoussi. Nel 2015 ha avuto 149 mila euro come consigliere di Intesa Sanpaolo e 150 mila euro come consigliere di Telecom Italia. In tutto ha partecipato a 58 riunioni, tra i due consigli e i rispettivi comitati rischi di cui è membro. Calcolatrice alla mano è stato pagato oltre 5 mila euro a riunione. Paradossale il caso dell’economista Ester Faia, consigliere di Ubi Banca fino all’anno scorso (80 mila euro l’anno) e quindi vigilata da suo marito Ignazio Angeloni, membro italiano del Supervisory Board, l’organo di vigilanza della Bce. Come in tutte le caste perbene, per chi autocertifica la propria correttezza i conflitti d’interessi non esistono.
Di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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