Atlante 2 rinvia il debutto del 3 ottobre. In pole position i dossier di BPVi e Veneto Banca
Venerdi 30 Settembre 2016 alle 09:45 | 0 commenti
«Per la data del primo closing di fine settembre – spiegava un comunicato emesso lo scorso 8 agosto – si prevedono impegni tra 2,5 e 3 miliardi». Una forchetta, quella dei 2,5-3 miliardi, che difficilmente verrà raggiunta già al giro di boa delle prossime settimane, quando il conteggio potrebbe invece attestarsi tra i 2 e 2,5 miliardi. Ciò non toglie che in prospettiva il fondo promosso da Quaestio Sgr punti a incrementare progressivamente la dotazione, anche grazie all’opzione contemplata dal regolamento di più closing. In prospettiva è fissato un obiettivo di raccolta compreso tra «i 3 e i 3,5 miliardi entro il termine ultimo per la sottoscrizione fissato dal regolamento al 31 luglio 2017», come annunciato ad agosto.
Veicolo pronto a partire
Anche al netto dei contributi in arrivo dalle diverse istituzioni finanziarie, tuttavia, va detto che nel serbatoio Atlante 2 c’è già tutta la benzina necessaria per partire. Il veicolo è stato creato anzitutto per intervenire nell’acquisto della tranche equity dei crediti problematici del Monte dei Paschi, pari a 1,6 miliardi di euro. Con adesioni, già confermate, per 1,715 miliardi arrivate «da diverse istituzioni finanziarie italiane», Atlante 2 ha già superato di fatto «la dimensione minima degli impegni formali prevista dal regolamento per l’avvio dell’attività », fissata a 1,25 miliardi. Atlante 2 può insomma agevolmente far scattare l’operazione di deconsolidamento di 27 miliardi lordi di crediti non performing del Monte, operazione per la quale peraltro è in corso la due diligence. La somma in eccesso rispetto agli 1,6 miliardi necessari per Siena dovrebbe essere incanalata per altre operazioni di deconsolidamento degli Npl. In pole position ci sono i dossier relativi a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, sui cui pesano nel complesso circa 8 miliardi di sofferenze lorde e per cui sono già in atto dei contatti. Considerando l’effetto leva, per le due ex popolari venete basterebbe qualche centinaia di milioni. Da qua, la revisione della dotazione finale. Che, comunque, potrebbe essere rimpinguata, magari anche con il contributo delle Casse previdenziali, qualora arrivassero i primi riscontri positivi in termini di rendimento dall’investimento.
I sottoscrittori
Ma da chi stanno arrivando i fondi destinati ad Atlante 2? Oltre ai 300-320 milioni impegnati da Intesa Sanpaolo e UniCredit, il conteggio sale grazie ai 450 milioni già deliberati dalla società pubblica Sga, i 200 milioni circa a testa in arrivo da Generali e Poste Vita e i 100 milioni di Unipol. Dal sistema bancario, impegnato soprattutto in Atlante 1, dovrebbero arrivare circa 40 milioni di euro, ovvero la somma in via di delibera da parte di Mediobanca. In aggiunta a queste quote, il capitale di Atlante 2 conterrà una tranche dei fondi di Atlante 1, che potrebbe aggirarsi tra gli 800 milioni e un miliardo su 1,7 miliardi di cui ancora dispone Atlante dopo la partecipazione agli aumenti di capitale delle banche venete. Atlante 1, come noto, deve mantenere una dotazione di capitale minima per intervenire sulle eventuali richieste di ricapitalizzazioni, un’ipotesi questa che non è escluso che si possa ripresentare in prospettiva per le due ex popolari venete, di cui Atlante 1 è l’unico azionista. Resta da verificare l’eventuale partecipazione della Cassa depositi e prestiti, da cui si attendava un impegno fino a 250 milioni, anche sul tema era in atto una verifica con la Bce. Dopo il primo closing, nel giro di un mese Atlante 2 avrà la sua nuova governance. È previsto che sia convocata una assemblea degli investitori, che a sua volta dovrà eleggere un comitato degli investitori (9 membri), esattamente come accaduto nel caso di Atlante 1.
Di L. D. Ma. Fe., da Il Sole 24 Ore
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