Asproso: Parco della pace? Meglio un altro nome
Lunedi 28 Giugno 2010 alle 22:50 | non commentabile
Ciro Asproso - In Italia nessuno, mai, vuole ammettere una sconfitta ... il Parco sarà un modo per far vincere tutti!
Questa frase, non mia, ma di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, fu formulata circa tre anni or sono ed è ben nota nell'ambiente di chi è contrario alla Base americana. Mi è tornata alla mente oggi, nel leggere i comunicati di politici e amministratori, a seguito della concessione al Comune del lato Est del Dal Molin. Sia ben chiaro, il clima di soddisfazione è comprensibile. Ottenere la sdemanializzazione di quel terreno non era affatto scontato e all'indubbia utilità del parco, va aggiunto un risultato politico importante: assoggettare al controllo democratico un'area cuscinetto, un territorio di confine tra la città e l'avamposto militare.
Tuttavia, parlare di vittoria o di città riconciliata mi sembra, francamente, fuori luogo.
Nessuna compensazione potrà mai lenire la ferita procurata dall'affaire Dal Molin e la realtà , ci riporta ad una presenza statunitense - sempre più massiccia e invasiva - votata ad esportare, da questa terra vicentina, la devastante banalità del dolore e della guerra.
Ad offuscare un indubbio risultato vi sono, dunque, insuperabili considerazioni di ordine etico alle quali si sommano, purtroppo, ben note ripercussioni di natura ambientale.
Come è stato autorevolmente dimostrato, anche in un recente Convegno su: "Acqua bene pubblico", la Valutazione d'Incidenza Ambientale è a dir poco lacunosa e approssimativa, le prescrizioni non risultano affatto vincolanti, la falda acquifera corre gravi rischi di inquinamento e con essa l'alveo stesso del Bacchiglione. Ciò nonostante, il Comune non ha ancora ottenuto dal Governo, la formulazione di un Protocollo di Sicurezza, che codifichi forme e modalità di controllo, sui lavori del Cantiere e sulla futura gestione della Base.
Il promesso finanziamento della tangenziale nord guadagna, sempre più, consensi trasversali, ma è difficile sottacere i guasti che tale infrastruttura procurerà al paesaggio agricolo e al tessuto sociale delle comunità attraversate. Senza contare che, a tutt'oggi, non esiste un progetto condiviso dai cittadini e neppure dagli Enti locali. Molto più gradito, almeno da parte nostra, uno stanziamento pubblico che fosse stato indirizzato a favore della metropolitana di superficie.
In estrema sintesi, condivido a pieno la soddisfazione e la gioia per un nuovo parco, che sarà presto restituito alla città e mi auguro, vincolato tra i beni patrimoniali inalienabili; ma lascerei perdere i toni trionfalistici e gli inni di vittoria. La partita infrastrutturale e quella della sicurezza ambientale sono tutt'altro che concluse; si attendono segnali concreti che dimostrino il reale coinvolgimento dei cittadini nelle fasi decisionali, mentre troppe domande sul futuro di Vicenza rimangono ancora inevase.
Infine una preghiera, non so quando il lato est del Dal Molin sarà realmente funzionale e accessibile ai cittadini, ma evitiamo fin d'ora di chiamarlo Parco della Pace, sa tanto da presa in giro...