Articolo 18, per Usb è ora di Full Monti
Lunedi 2 Aprile 2012 alle 17:45 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 231
Di Germano Raniero Usb vicenza
Lo abbiamo detto varie volte la crisi economica serve a regolare i conti non solo economici ma anche e soprattutto sociali. Siamo di fronte ad una capitolazione favorita dai sindacati Cisl e Uil. La Cgil pur essendo d'accordo con la controriforma del mercato del lavoro non poteva starci alla cancellazione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori.
Per questo sindacato accettare avrebbe avuto effetti deflagranti. La cancellazione dell'art. 18 sulla tutela dai licenziamenti illegittimi registra gli attuali rapporti di forza tra le classi e se si rimane a scioperi generali di circostanza i lavoratori sono destinati alla sconfitta. Cancellazione perché il mantenerlo per i soli licenziamenti discriminatori è una foglia di fico: praticamente mai nessun padrone ha licenziato motivando ad esempio perché uno ha i capelli lunghi o perché è buddista. I licenziamenti individuali sono sempre stati fatti o per motivi di giusta causa o giustificato motivo; vale a dire o per motivi disciplinari o per motivi economici. Il reintegro dei lavoratori licenziati per questi motivi avviene attraverso un pronunciamento del tribunale che non li ritiene, i motivi, sufficienti o addirittura strumentali o falsi. Con l'abolizione dell'art 18 sarà semplice liberarsi di lavoratori anche perché, se il tribunale ritiene ingiusto il licenziamento, il padrone pagherà un indennizzo. Che poi andando a vedere questo indennizzo per le piccole aziende rimane quello che è: al massimo 6 mensilità . Quanto al resto dell'industria i risarcimenti saranno maggiori ma la dignità e il diritto non si possono monetizzare. Inaccettabile. Togliere le tutele dell'art 18 non c'entra nulla con la crisi, con il debito, con la recessione: vogliono solo sconfiggere i lavoratori e renderli docili e schiavi.
Non c'è forse la comprensione diffusa di questo passaggio epocale e sono pochi ad oggi gli scioperi per lo più spontanei. E' vero, molti lavoratori non sono stati toccati da questo problema e per i precari l'art 18 non è mai servito, ma se il posto fisso è esistito è perché c'è è un deterrente contro lo strapotere dei padroni, cioè l'art.18. Quanto alla cosiddetta modifica del mercato del lavoro anche questa è una vera controriforma:
nessuna delle 46 tipologie dei contratti viene abolita. Resteranno cioè i lavori precari, a chiamata, i cocopro eccetera. Unica novità è che costeranno di più per le aziende (ma già Confindustria ha dichiarato di non essere d'accordo. Si "concedono" delle tutele per chi rimane disoccupato, con una riduzione - nella durata e nell'assegno - del trattamento di mobilità e di disoccupazione e per i lavoratori che a causa della devastante controriforma pensionistica rimangono senza CIGS, che verrà abolita, e senza pensione, circa un milione di lavoratori, si parla di un imprecisato sostegno sociale. Riassumendo sulla questione complessiva degli ammortizzatori sociali si sta di fatto prevedendo una riduzione del periodo di copertura per tutte le tipologie oggi utilizzate l'unica novità riguarderebbe il "contratto prevalente" che comporta però l'estensione del rapporto di apprendistato in tutte le situazioni nelle quali non viene applicata altra tipologia di contratto precario. In ogni caso, si avrà per il neoassunto un ‘periodo di prova' che durerà anni, con diritti e salario ridotti e la possibilità di licenziamento in qualsiasi momento.
Queste misure si vanno a sommare a quelle che sono state approvate e concordate nell'ultimo anno e si ottiene una miscela che produrrà lavoratori senza contratto nazionale, che lavoreranno con ritmi massacranti andando in pensione anni dopo l'età prevista; legati a normative e leggi che potranno essere modificate e peggiorate attraverso accordi aziendali; che saranno più ricattati e che potranno essere licenziati subito dopo l'assunzione perché precari, o in qualsiasi momento della loro vita lavorativa; che saranno meno tutelati in caso di crisi o chiusura dell'azienda. Questa che chiamano modernità è una modernità da averne paura.
Tutto il quadro politico attuale è subalterno a questa modernità , dettata dallo spread, dal debito cioè dal fallimento dell'economia capitalista basata sul profitto e sulla riduzione a merce di tutta la nostra vita.
Oggi i momenti di scontro sociale avvengono per lo più su questioni ambientali dove l'impatto sviluppista devasta il territorio, mentre latita sui temi del diritto al lavoro e al reddito; ora lo scontro è dentro la questione lavoro. Le due facce, quella ambientale e quella del lavoro riguardano lo stesso problema. Viva la noia del posto fisso.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.