ArezzoOro, l'alleanza con Fiera di Vicenza sta portando i suoi proliferi frutti
Giovedi 12 Maggio 2016 alle 08:05 | 0 commenti
Su una cosa, alla chiusura di Oro Arezzo numero 37, sono tutti d'accordo: l'alleanza con Fiera Vicenza per la gestione coordinata del calendario fieristico – alleanza firmata ufficialmente nel gennaio scorso e considerata primo passo verso un'unica piattaforma fieristica per il settore orafo-gioielliero italiano - sta cominciando a dare nuova linfa alla rassegna toscana, sia sul fronte compratori che su quello degli espositori. Nell'edizione (allungata a cinque giorni) che si è chiusa ieri, e che ha visto esporre 650 aziende di gioielli e tecnologie provenienti da tutti i distretti orafi italiani (di cui circa 40 straniere), gli ingressi hanno superato quota 20mila (+18% sull'edizione 2015), anche se Arezzo Fiere non ha reso noto il dato sui compratori.
«È evidente che i mercati principali stanno soffrendo e che gli ordini sono prudenti – spiega Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere – ma in questo contesto è fondamentale avere eventi di promozione che stimolano i compratori. Il settore dell'oreficeria deve essere centrale per il rilancio del made in Italy nel mondo». Le aziende espositrici hanno apprezzato, in particolare, le date della fiera. «È uno dei periodi migliori per un settore come il nostro che ha una forte stagionalità – spiega David Stettler, amministratore dell'aretina Silvex, azienda storica della gioiellieria in argento, 27 milioni di fatturato 2015, per l'80% all'export, con un mol del 6% e un aumento degli utili per il quarto anno consecutivo –; avevamo qualche timore sulla riuscita della fiera, visto che è la prima edizione dopo l'accordo con Vicenza, ma il risultato è sopra le aspettative sia come numero che come qualità dei compratori». Per Silvex, che ha come primo mercato di sbocco estero gli Usa, seguiti da Brasile e Inghilterra, il 2016 è partito bene, ma a marzo il mercato si è fermato e ora si tratta di capire l'evoluzione.
Un'evoluzione cui guarda la vicentina Superoro, che nel 2015 ha fatto un balzo del 40% sui mercati internazionali (che pesano per il 97%), arrivando a un fatturato di 3,5 milioni di euro perlopiù in conto lavorazione (senza il prezzo del metallo), e che punta su gioielli made in Italy che valorizzano l'identità delle culture: «Quest'anno non sarà facile tenere lo stesso passo – spiega la titolare Maria Loretta De Toni – perché vedo una contrazione a livello internazionale. Se non vuole arretrare l'industria orafa italiana deve dare più contenuti al prodotto elavorare con tecniche diverse, tutto per sopperire al prezzo più alto». Superoro ha apprezzato in modo particolare il format “Meeting club†ideato da Arezzo Fiere, che ha portato 450 buyer selezionati negli stand delle aziende espositrici. «Grazie a questo servizio abbiamo incontrato catene di negozi messicani e abbiamo avuto ordini interessanti», conclude De Toni.
Di S.Pi., da Il Sole 24 Ore
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