Moretti e la flessibilità Usa: usa e getta
Venerdi 10 Febbraio 2012 alle 22:37 | 0 commenti
Riceviamo da Irene Rui e pubblichiamo
Alessandra Moretti ha preso di recente una posizione - rafforzata dalla sua lettera apparsa il 10 febbraio su "Il Giornale di Vicenza" - sull'art. 18 della Legge 300/70 conosciuta come "Statuto dei Lavoratori", citando dati su disoccupati e intervenendo nel dibattito con una citazione del 1976, di Luciano Lama "Ebbene, se vogliamo essere coerenti con l'obbiettivo di far diminuire l'occupazione, è chiaro che il miglioramento delle condizioni degli operai occupati deve passare in seconda linea."
Non penso che Lama al momento del suo discorso abbia mai pensato di abolire l'art. 18 o anche di toccare lo "Statuto dei Lavoratori" per cui aveva lottato. Bensì si sarà riferito a qualcos'altro. Se fossi al posto della Moretti starei attenta nell'usare le citazioni in modo improprio dei fu, per togliere dei diritti, questi si potrebbero rovesciare nella tomba.
Per risolvere la questione della disoccupazione e inoccupazione, non serve toccare né lo "Statuto dei Lavoratori", né l'art. 18, bensì abrogare quelle normative che a partire dalla 96/97 "Pacchetto Treu" e dalla Legge 30 "Biaggi" che hanno deregolamentato il mercato del lavoro rendendolo flessibile, intermittente, liquido e determinato. Raggiungere come afferma la Moretti "Il modello di un contratto di base, per i neo assunti che preveda una tutela crescente nel tempo", magari con stage che si ripetono all'infinito fino ai 30-35 anni, quando la lavoratrice e il lavoratore è considerato obsoleto, spazzatura, non risolve il problema.
Quale tutela nel tempo? Flessibilità , insicurezza, stress e poi discarica.
Abrogare l'art. 18 della L. 300/70 non significa solo detutelare i lavoratori non intermittenti, bensì porre un precedente dove il padrone come nel '800 (e il buon Rossi ce lo insegna) può licenziare senza giusta causa, per uno sgarro, perché il risultato non è stato soddisfacente, perché l'operatrice non si è sottoposta al volere del padrone e via dicendo, e senza la possibilità di reintegro sul posto. L'art .18, lo "Statuto dei Lavoratori", non deve essere abrogato, bensì modernizzato ed estendibile a tutte le tipicità contrattuali.
La Moretti miopisticamente pensa ai trentenni, ma chi pensa a coloro che pur essendo giovani hanno superato i trent'anni e sono considerati vecchi, guarda caso una grossa fetta della popolazione italiana? Giovani sbattuti sulla strada o per delocalizzazione aziendale, o per termine contrattuale, o per fallimento aziendale o perché sostituibili da chi è più giovane e al quale si possono applicare contratti più appetibili. Giovani che non provengono solo dalle false Partite Iva, dallo staff leasing, dal job in call, dal Co.Co.Pro., o dal lavoro interinale, ma che erano riusciti ad ottenere col tempo posti di prestigio e con un contratto che l'art. 18 tutela.
Cara Sandra non è di ideologia, non è di preconcetto che stiamo parlando, ma di tutela e la deregolamentazione, la flessibilità USA, usa e getta, che provoca suicidi e potenziali assassini sociali, non ci interessa.
L'Italia era riconosciuta al mondo per la sua democraticità nel mondo del lavoro, quella democrazia che tecnocrati asserviti al patronato, al mercato economico hanno minato. Ricordo che la Fiat di Pomigliano sta discriminando in modo antidemocratico e incostituzionale gli oltre 800 iscritti Fiom, con il non reintegro nel posto di lavoro. Ciò che si sta verificando a Pomigliano, può accadere anche in altre realtà magari vicentine.
Lama avrebbe accettato tutto questo? Ho i miei dubbi.
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