Aimopoli, un gioco durato troppo
Domenica 7 Marzo 2010 alle 08:26 | 0 commenti
Articolo pubblicato su VicenzaPiù n.185, in edicola e da oggi nei consueti punti di distribuzione.
Ci sono voluti tre anni per arrivare al primo giro di boa nell'inchiesta giudiziaria sull'acquisto da parte di Aim Bonifiche della piattaforma di smaltimento rifiuti tossico-nocivi di Marghera. La Procura di Vicenza chiede il processo per l'ex presidente della multiservizi comunale, Beppe Rossi (ex An), per il geometra Carlo Valle, costruttore già condannato per illeciti legati ai rifiuti, e per il commercialista Gianni Giglioli (clicca qui per sua replica, da noi pubblicata, n.d.r.), ex assessore della giunta Variati e più volte advisor per conto dell'ex municipalizzata.
Il processo
L'accusa è di concorso in truffa aggravata e infedeltà patrimoniale, e consiste nel descrivere la compravendita del sito veneziano come un abuso di Rossi, in questo aiutato dalla consulenza di Giglioli, che avrebbe fatto perdere all'azienda del Comune, si legge nel capo d'imputazione, 9,5 milioni di euro a vantaggio della Servizi Costieri di Valle in cambio di un podere a Scansano in Maremma del valore di 426 mila euro, di cui 271 mila sono stati pagati direttamente da Valle ai proprietari a luglio 2003 e il resto, 155 mila euro, da una fiduciaria, la Ciprea, dietro cui si nascondeva il presidente Aim. Rossi contesta questa versione dei fatti sostenendo di avere le prove del pagamento del casale. Giglioli, affermano i pm, tra il 2004 e il 2005, quindi in anni antecedenti all'affare Marghera, ha avuto due rapporti immobiliari con Valle dai quali avrebbe ricavato 294 mila euro. A cavallo fra il 2005 e il 2006 gli venne affidata la perizia sull'impianto, che lui stimò in 6,5 milioni di euro al netto dei costi di bonifica e smaltimento dei rifiuti presenti. Giglioli nega ci sia un legame fra i due momenti e dichiara di aver agito nell'interesse di Aim, non avendogli nessuno contestato nel merito il valore della perizia e non avendo lui potere decisionale. Inoltre rischia il processo la cerchia privata di Valle. A partire dalla moglie, Giannina Novello, amministratore unico di Servizi Costieri (fatture false per 1,2 milioni) accusata di evasione fiscale per continuare con la brasiliana Lindeuca De Souza (concorso nell'occultamento delle scritture contabili di Servizi Costieri) e finire con Pierluigi Nardo, di Abano, e Alberto Beltrame, di Tavullia (Pesaro), prestanomi di Valle nelle società Immobiliare Tre e Cogolo (non avrebbero versato 188 mila euro di Iva).
Delinquenti?
Mentre i "magnifici tre" andranno in aula, la posizione della maggior parte di coloro che erano finiti nel mirino dei magistrati finisce con l'archiviazione. Stiamo parlando dell'ex cda di Aim (Renato Bertelle, Sandro Bordin, Bruno Carta, Silvio Fortuna, Alessandro Moscatelli e Giuliano Tricarico) e dell'ex sindaco Enrico Hullweck: per tutti loro sono cadute le accuse di abuso d'ufficio, falso in bilancio e truffa, anche se avrebbero tenuto un comportamento "omissivo" ma comunque penalmente non rilevante. Di nessuna infedeltà patrimoniale dovranno discolparsi l'ex consigliere fino al 2004 Alberto Filosofo e l'amministratore delegato di Ecoveneta, controllata della Maltauro socia di San Biago in Aim Bonifiche prima dell'acquisto. Ora, riflettiamo: a parte Rossi (su cui tra l'altro è decaduta l'accusa di falso in bilancio), tutto il vertice di Aim è risultato inattaccabile. Ciò significa che, dal punto di vista legale e aziendale, tale era anche la gestione dell'ex municipalizzata. Sul piano politico questo fatto ha un'importanza enorme, perché rivaluta l'operare del board e del Comune entrambi targati centrodestra, o quanto meno azzera la vulgata negativa che ha fatto parlare, da autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di centrosinistra, di "gestione delinquenziale". C'è da ricordare inoltre che l'indagine ebbe inizio nel 2007 dopo una lettera dei consiglieri di amministrazione ch'era un vero atto d'accusa verso Rossi.
Dubbi
La seconda considerazione va fatta sul modus operandi della giustizia vicentina. Quasi tre lunghi anni di indagini che finiscono nell'archiviazione per gran parte dei "pezzi grossi", e il crollo indistinto per tutti dell'ipotesi di reato più pesante sotto il profilo aziendale, il falso in bilancio, non sono certo vittorie di cui andar fieri. Come non sono medaglie da appuntarsi sul petto i trattamenti riservati a Giglioli, Lombardi e Filosofo. Di questi fino a chiusura indagine non si sapeva che erano indagati, il primo in truffa aggravata e infedeltà patrimoniale e gli altri due solo per quest'ultima. Lo si è venuto a sapere solo a cose fatte, anzi a cose archiviate. Le loro dichiarazioni rilasciate come persone informate dei fatti cos'erano: testimonianze o interrogatori? La differenza non è di lana caprina, perché mentre sulle prime incombe la minaccia di falsa testimonianza, nei secondi uno può anche rifiutarsi di rispondere (o, se gli servisse per la propria difesa e si trattasse di un lestofante, per dire tutte le bugie che vuole).
Un'altra storia
«Mi devo ricredere sulla giustizia, anche se i tempi sono stati lunghi e questa inchiesta, secondo la mia analisi, ha inciso sulle elezioni amministrative di due anni fa». Così al Giornale di Vicenza l'ex consigliere Bruno Carta (4 marzo 2010). Ora, a parte che lui stesso, assieme ai colleghi di partito Moscatelli o Bordin (sono tutti Pdl ex Forza Italia), probabilmente hanno dovuto rinunciare alla politica per tutto questo tempo proprio a causa delle accuse pendenti sulle loro teste, sicuramente questa caccia al colpevole finita a mezzo è stata la mini, anzi micro Mani Pulite della Vicenza di questi anni. Perché ha condizionato fortemente (anche se non decisivamente: il Dal Molin ha pesato di più) il voto comunale del 2008, facendo apparire un logoro centrodestra, per giunta guidato da una spocchiosa Sartori, compromesso con un certo affarismo senza scrupoli, e il centrosinistra pulito come un manto candido. Intendiamoci: lo scrivemmo allora e lo scriviamo adesso, Rossi aveva un approccio avventuristico che lo portò a moltiplicare i tentacoli di Aim creando un'holding caotica ed esposta ai conflitti d'interesse (a cominciare da quello suo con Stabila). Ma dov'era allora Dario Vianello, uomo vicino a Variati, allora direttore generale e oggi ancora e sempre dirigente di Aim? E gli altri dirigenti, e i sindaci, e insomma tutta la catena tecnica di comando? E il centrosinistra che sponsorizzava Giglioli e poi l'ha scaricato, perché non mosse un dito nel denunciare il piano gas portato al cda di Aim a fine 2006 dall'altro advisor, Maurizio Borra (anche lui di Forza Italia ma emissario dei poteri forti), un ben architettato disegno di svendita ad una cordata privata capeggiata dalla Valbruna del comparto energetico, che è quello che tiene in piedi coi suoi profitti tutta la baracca di San Biagio?
Alessio Mannino
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