Aim, la guerra fredda
Lunedi 22 Giugno 2009 alle 15:26 | 0 commenti
Su Aim si sta combattendo una battaglia sotterranea: il piano Fazioli è osteggiato da forti interessi privati. Ma è solo la prova generale del conflitto totale che potrebbe scatenarsi sul Pat
Gli storici hanno chiamato la guerra civile di Spagna la "prova generale" del secondo conflitto mondiale. Quella che a Vicenza si sta guerreggiando su Aim, beninteso sottotraccia, con segnali decifrabili da pochi nel più puro malcostume berico, può considerarsi la prova generale della guerra termonucleare che si combatterà sul nuovo piano regolatore (Pat).
Lo scenario
Il campo di battaglia è il restyling della multiservizi di San Biagio. Autore, il presidente Roberto Fazioli, ircocervo mezzo tecnico e mezzo politico come ogni buon "esperto" emiliano, teorico e artefice della via pubblica e localistica alle utilities. Il modello Soelia, dal nome dell'ex municipalizzata di Argenta da lui resa un gioiello di gestione senza privatizzazioni né sottomissioni ad aggregazioni tipo Hera, prevedeva per Aim: il mantenimento dei servizi in house, cioè nell'ambito del Comune azionista unico; la cessione del patrimonio comunale a San Biagio; l'inglobamento di Amcps, braccio operaio del Comune per la manutenzione dei suoi beni.
Le roboanti dichiarazioni degli inizi hanno lasciato posto, negli ultimi mesi e specialmente nelle ultime settimane, in tempo per la presentazione del piano industriale, ad una sorta di parziale marcia indietro. La ragione è politica. Il sindaco Achille Variati ha dovuto fare i conti con una serie di obiezioni tutt'altro che peregrine, e soprattutto piuttosto convincenti onde evitare di mettere a repentaglio la tenuta della sua maggioranza. Esperti del Comune, ragioneria, revisori dei conti lo hanno messo in guardia sulla patrimonializzazione, che serve ad Aim per ottenere maggiore disponibilità di mutui dalle banche. Il che vuol dire più esposizione bancaria, cioè maggior debito. Debiti Aim uguale debiti per il Comune, proprietario della multiutility e perciò ancora di salvataggio obbligato. Patrimonializzare non significa solo il ritorno delle reti di distribuzione dell'energia alla casa madre Aim ma, secondo i piani di Fazioli, anche le strade, gli immobili, persino i cimiteri, tutto. Su questo, una parte del centrosinistra storce il naso. Fastidio bipartisan, in realtà . Che sommato alla fagocitazione di Amcps in un unico colosso dei lavori cittadini, fa presto a montare in aperta opposizione. Internalizzare tutto in Aim significa rivedere i rapporti con tutte quelle aziende e aziendine appaltatrici a cui Aim ha fatturato chissà quanti milioni di euro in questi anni. Ditte amiche del centrodestra o del centrosinistra. Col global service che ha in mente Fazioli certe consuetudini potrebbero saltare. Si può discutere se convenga o meno, alle casse di Aim e in definitiva alla tasche dei vicentini, sobbarcarsi l'onere di adottare ed estendere il metodo Amcps, cioè stabilire soglie di gara ma mantenendo il controllo su tutte le opere, sistema di lavoro osteggiato dagli imprenditori a cui viene negata una fetta di mercato.
La posizione di Confindustria
E difatti l'Associazione Industriali, non vede per niente bene un'Amcps ridotta prima a una srl e poi a società di scopo, Valore Città , che sostanzialmente lascia le cose così come stanno. I capitani d'industria di Palazzo Bonin Longare vogliono una fusione vera e propria, con un'Amcps asciugata a dovere (leggi: meno personale, nessun vertice amministrativo, e soprattutto competenze ridotte all'osso). Questo, sempre per cedere al mercato buona parte delle mansioni oggi svolte dalla società di viale Sant'Agostino. Insomma vogliono che Aim mangi Amcps e la risputi fuori disossata, in modo che la polpa se la spartiscano loro.
Ciò è quanto è stato riferito in un faccia a faccia a Fazioli ricevuto dal mandamento confindustriale del capoluogo, presieduto da Michele Amenduni dell'omonima dinastia dell'acciaio, mattone e finanza. Un avversario interno del presidente di Assindustria, Roberto Zuccato (che ha tolto ad Amenduni la delega all'informazione, cioè ai media posseduti dall'associazione: una misura punitiva ma nient'affatto decisiva). Zuccato con Fazioli ha avuto un colloquio interlocutorio: mica può mettersi a difendersi la concezione fazioliana di un'Aim pubblica e chiusa alla partecipazione privata. La presidentessa Marcegaglia l'ha detto: privatizzare i servizi o morte. Così dispone la normativa europea e la legge italiana ha recepito, seppur prorogando, entro il 2010-2011. Cioè nell'arco dei due anni che Fazioli ha chiesto per risanare l'azienda e restituirla chiavi in mano a Variati.
Il percorso minato
Il quale per ora ha problemi più urgenti. Uno, quello del rapporto col sottobosco degli appalti Amcps, Variati lo ha già risolto così presentando il pacchetto di tre delibere col via libera al piano Fazioli: «"Valore città " non si prefigge certo di sottrarre commesse al mercato, al quale anzi si rivolgerà in caso di opere nuove e di particolare rilievo, agendo come una vera stazione appaltante». Quindi, almeno così pare, il global service non si tradurrà in una porta chiusa in faccia al privato che scalpita e sbava. Ma nel frattempo dove lo mettiamo, l'attuale presidente Amcps Marino Quaresimin, in caso di fusione? La soluzione di una srl con cda interno di tre membri sembra la soluzione intermedia che ci vuole per non mettere a spasso il fedele compagno di Ubaldo Alifuoco quando i due facevano coppia fissa nel fare le pulci all'Aim di centrodestra. Il sindaco sa, poi, che l'opposizione sparerà a palle incatenate sulla telenovela delle dimissioni di Fazioli da Elettrogas, società padovana concorrente di Aim sulla compravendita del gas. Variati aveva annunciato solennemente che Fazioli si sarebbe dimesso, e questi lo aveva promesso. Ma ancor oggi non s'è visto nulla. Ma ciò che fa sudare freddo Achille è la sua maggioranza. Spaccata fra i filo-Fazioli, che poi sono i variatiani di ferro, e gli anti-Fazioli. Una bordata da questi ultimi è arrivata settimane fa col documento Dalla Rosa, lo studio informale di un braccio destro di Quaresimin che ha praticamente bocciato il rilancio à la emilienne. Gianni Rolando, capogruppo della sua civica, tira il freno. La posizione degli industriali l'abbiamo vista. E poi c'è la fronda, sotterranea ma munita del più potente dei cannoni mediatici, che viene da quella parte del Pd che ormai col Pd ha poco a che fare e che si identifica coi riformisti innamorati del "mercato" purchessia.
Preclaro esponente di questa corrente di pensiero è il direttore del Giornale di Vicenza, Giulio Antonacci. Con l'editoriale del 14 giugno scorso ha lanciato un ultimatum chiaro a Variati: porti l'affare Aim in consiglio comunale. La diagnosi antonacciana è in gran parte esatta, in particolare là dove parla del rischio giuridico dell'in house a fronte di una legislazione che esige l'ingresso dei privati e le alleanze extraterritoriali. (Nota curiosa: questo è un argomento che sottoscriverebbe qualsiasi membro dell'ex cda di centrodestra di Aim, bersagliato e politicamente azzoppato da Antonacci in più di un suo fondo). Meno condivisibile quando mette sul chi va là da presunte diffidenze delle banche: in realtà Aim è in buona salute, se non sul piano finanziario sicuramente a livello patrimoniale. Significativo è il passo in cui punta il dito contro i dirigenti compromessi con l'era Rossi&Hullweck, lasciati al loro posto come se niente fosse: di per sé una critica inattaccabile ma che suona, oggi, un po' sfasata, e che sembra malignamente tagliata su misura del direttore amministrativo Dario Vianello, notoriamente amico di Variati. Un'accusa, cioè, intinta nel crescente clima d'insoddisfazione che il quotidiano di viale Fermi sta costruendo attorno al sindaco.
Il fantasma del piano gas
Il motivo possiamo immaginarlo. Le risorse più ghiotte di Aim, gas e smaltimento rifiuti, fanno gola. Tenere San Biagio in una bacheca di ferro in questi anni di crisi economica equivale a sottrarre a industrie energivore locali una possibile, sostanziosa manna a buon mercato. E' il fantasma del piano gas (la tentata ma non riuscita svendita di fatto, ai tempi del cda di Rossi, del comparto gas ad una cordata con dentro Valbruna, Stabila, Beltrame e altri), che ancora aleggia: privati potenti, che tra l'altro hanno un'influenza diretta sul Giornale di Vicenza attraverso il cda editoriale, hanno di mira i rami ricchi dell'ex municipalizzata. Quando Antonacci invita il sindaco alla "trasparenza" e fa un minaccioso cenno agli "errori", alle "presunzioni", ai "mancati coinvolgimenti" della passata gestione Aim, dice una cosa ovvia e sacrosanta: la giunta deve far discutere l'organo sovrano, il consiglio comunale, su una materia centrale per la vita del Comune. Ma letto in controluce, vuol dire: caro Achille, scendi nella fossa dei leoni, conduciti al martirio, perché la tua maggioranza, su Aim, imploderà . Noi, più sommessamente, facciamo un appello di diverso tenore. Affronti le forche caudine, Variati, perché solo così farà uscire allo scoperto chi, fra i "suoi", rema contro di lui o, per meglio dire, maneggia in posizione smaccatamente prona ai poteri forti. Vada alla conta. Renda visibili, con nomi e cognomi, i consiglieri proclivi agli appetiti di privati troppo interessati. Non tergiversi ancora, perché più ritarda e più la fronda si rafforza. Se stana ora i franchi tiratori, ha tutta la forza per isolarli e contro-impallinarli. Se aspetta e si macera in timori pudichi quanto autolesionistici, rischia di finire disarcionato quando, dalla piccola guerra su Aim, si passerà alla guerra totale sul Pat, sul quale volano i soliti avvoltoi delle costruzioni e delle immobiliari.
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