Ai consiglieri regionali 8.500 euro netti: giù il velo
Domenica 7 Settembre 2014 alle 14:22 | 1 commenti
di Marco Bonet*
Ottomilaeuroespicci. Tanto guadagna in un mese un consigliere regionale. E stiamo parlando di soldi «netti», rispetto ai quali nessuno, dal Fisco a Palazzo Ferro Fini, può più pretendere alcunché (resta solo il partito, che quasi sempre invoca un adeguato contributo dal militante riconoscente, ma in quel caso l'importo varia da destra a sinistra e comunque non grava sui consiglieri free agent del misto e dei «monogruppi»).
La cifra, certo da capogiro, si sussurrava da tempo dentro e fuori il Palazzo ma non si era mai saputa con precisione perché i percettori tendono (comprensibilmente) a sfuggire l'argomento e perché gli uffici si sono sempre arroccati dietro a un sudoku degno di Eulero, tra lordo, netto, indennità di carica e di funzione, trattenute, contributi, rimborsi e diarie. Ora, invece, è tutto online, nero su bianco, preciso-preciso. A volere la pubblicazione delle buste paga nella sezione «Trasparenza» del sito del consiglio è stato il presidente dell'assemblea Valdo Ruffato, che già si era distinto il mese scorso per un'analoga disclosure sui vitalizi e sugli assegni di reversibilità pagati ogni mese agli ex. «Penso sia una questione di correttezza nel rapporto tra eletti ed elettori - spiega Ruffato -. E' giusto che i cittadini sappiano quanto siamo pagati per fare quel che facciamo. Sul sito, nella pagina dedicata, sono disponibili le informazioni utili a soddisfare ormai qualunque curiosità : gli stipendi, gli stati patrimoniali, le dichiarazioni dei redditi e gli incarichi pubblici e privati di tutti i consiglieri, i vitalizi, gli assegni di reversibilità , le consulenze e le collaborazioni. Ogni singolo euro si sa dove va a finire e perché»... La cifra media è 8.500 euro al mese, attorno ai 103 mila euro all'anno. Con qualche sorpresa: si scopre infatti che a svettare sui colleghi nel 2013, dall'alto dei suoi 108 mila euro, è stato l'ex leghista Santino Bozza, professione fabbro, per anni ras del Carroccio a Monselice, uno dei protagonisti della diaspora dei duri & puri padani dopo l'avvento di Flavio Tosi alla guida del partito. Ultimo della classifica, con un cedolino comunque di assoluto rispetto (88 mila euro) è invece Mauro Bortoli, padovano, impiegato, una vita tra Pci, Ds e Pd con svariati incarichi (l'ultimo quello di assessore all'Urbanistica nella giunta Zanonato). Curioso che al penultimo posto si piazzi il vice presidente della Regione Marino Zorzato mentre Laura Puppato, Andrea Causin, Giampietro Marchese e Claudio Niero non fanno testo perché le loro legislature sono solo parziali. Sono pochi soldi? Sono tanti ? Qualche confronto aiuta ad orientarsi. In politica: il sindaco di Venezia, il Comune capoluogo della Regione, guadagna 86 mila euro lordi l'anno, che equivalgono più o meno a 4.200 euro netti al mese. Nel privato: stando ad una ricerca condotta da OD&M Consulting, la retribuzione media dei manager italiani è pari a 105 mila euro lordi (comprensivi di quota fissa e bonus); un dato leggermente ritoccato all'insù da Michael Page, secondo cui un direttore finanziario con buona esperienza (i direttori vendite e del personale sono riportati più o meno sullo stesso livello) oscilla tra i 70 mila e 120 mila euro lordi all'anno. Ben che vada, dunque, stiamo parlando di 5.700 euro netti al mese. E nel resto d'Italia? Detto che non tutti i consigli si distinguono per trasparenza (molti si trincerano dietro il sudoku di cui si diceva), quasi tutti viaggiano attorno alla stessa somma: 8.500 euro il Piemonte dello scandalo «mutande verdi», 7.630 euro il Lazio di «Batman Fiorito», 8.600 euro l'Emilia Romagna, 8.300 euro la Toscana. Tra le Regioni ordinarie solo la Lombardia sale a 10.545 euro per il «consigliere semplice» mentre è meglio lasciar perdere le Regioni a statuto speciale e le Province autonome, decisamente fuori concorso. Ma le cose sembrano destinate a cambiare. Se il decreto Monti che fissava a 11 mila euro lordi mensili (6 mila netti) il compenso all inclusive dei consiglieri è stato sostanzialmente disatteso, grazie anche al sapiente uso delle voci esentasse come i rimborsi e le diarie, il ddl «Boschi» sulle Riforme, già approvato al Senato e ora in discussione alla Camera, torna alla carica equiparando lo stipendio dei consiglieri a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione. Un testo ispirato dallo sfogo di un sindaco, sbottato nel dicembre del 2013: «Io prendo 4.300 euro al mese. Ragazzi, ve lo dico: si arriva tranquilli a fine mese lo stesso». Quel sindaco era Matteo Renzi. E purtroppo per gli inquilini di Palazzo Ferro Fini ora è lui, mai entrato in un consiglio regionale, a menare le danze.
Da Il Corriere del Veneto
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