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Addio bis del volley rosa a Vicenza: ma quello di Giovanni Coviello rimarrà biancorosso, l'ultimo di Flavio Grison è stato... biancoblu

Di Edoardo Andrein Lunedi 27 Giugno 2016 alle 20:30 | 0 commenti

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Di squadre con problemi societari a Vicenza non c'era solo il calcio, passato però di mano poche settimane fa con l'ingresso di una nuova proprietà. Dopo un solo anno nel massimo campionato di pallavolo femminile l'Obiettivo Risarcimento Volley ha alzato bandiera bianca annunciando di aver deciso di cedere il titolo sportivo, probabilmente a una squadra campana. La società nata a Breganze e rimasta con i colori bianco-blu dopo il trasferimento negli ultimi due anni allo storico palasport di Vicenza ha già oscurato anche il sito internet e l'ormai ex presidente Flavio Grison, negli anni scorsi fin troppo sicuro di sè, coperto come era da una proprietà trevigiana danarosa, ha dichiarato al GdV di aver “fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità per cercare di mantenere la massima serie a Vicenza; l'avventura non va avanti e se la città ora se ne dispiace non è un problema nostro”.

Nonostante gli appelli di prammatica e saricabarile a istituzioni, politica e mondo sportivo è il secondo addio societario nel volley dopo quello del Volley Vicenza, ma la storia, non fuggente cronaca, del precedente club vicentino è stata ben diversa da quella di una società, l'Obiettivo Risarcimento, che è passata da un palasport all'altro della provincia in base alle convenienze del momento e senza mai costruirsi una base di tifosi nel territorio e trascurando la politica del settore giovanile basando tutto o quasi sulla prima squadra.

Promosso in A1 come Biasia e dopo aver scritto pagine storiche anche in Europa come Minetti Infoplus, il club guidato fino al 2009 dal "vecchio" patron Giovanni Coviello, che l'aveva preso in mano, disastrato, nella stagione 1994-95 dopo due anni di militanza in A2, ha scritto pagine indimenticabili non solo ai massimi livelli e lanciando fior fiore di giocatrici, italiane e straniere, ma anche investendo gran parte di un budget minimale, cercato e trovato ogni anno con grande fatica, sul settore giovanile che non solo ha vinto scudetti nazionali e una serie lunghissima di titoli provinciali e regionali ma, soprattutto, ha insegnato volley a tantissime pallavoliste molte delle quali, come Irene Gomiero che ha appena vinto il titolo di Francia dopo aver esordito tra le "bimbe" locali, ancora ancora oggi portano in giro per l'Italia e per  l'Europa lo spirito biancorosso, che animava anche decine di Vicenza Volley Center, i club sparsi in tutt'Italia e uno anche in Francia che se ne alimentavano.

Quel biancorosso che mai ha campeggiato sulle maglie biancoblu di un club che oggi si lamenta per una città che, per abbracciarla, andava corteggiata e amata.

E non è la prima volta che, via gli imprenditori, sparisce anche la "scatola" senza una vera anima che sui soldi sicuri pensava di poter continuare a vivere.

Senza una passione folle nulla si fa e lo dimostra, in questo caso, anche il vecchio Volley Vicenza, che, "espulso" Giovanni Coviello, nostro direttore dopo aver fondato nel 2006 questo mezzo scomodo per i poteri che poi avevano provato a distruggere le nostre testate affossando il club, inizialmente un volano economico anche per l'editore di VicenzaPiù vista la condivisione di molti clienti pubblicitari, è finito nelle mani di 5 "imprenditori", per giunta locali.

I vari Novello, Mapelli, Ferappi, Padrin e De Stefano in un anno, appena hanno capito che lo sport "minore" (per i soldi ma non certo per i valori) rendeva di certo a loro come sponsor ma non, sempre a loro, come finanziatori veri hanno distrutto quello che lui, ora è più facile capirlo dopo il flop di Grison & c., aveva costruito in anni e anni di sacrifici. Personali.

Quelli che, dopo aver portato le maglie biancorosse al successo sul campo e Vicenza alla notorietà europea, quella vera e non concessa da sedicenti comitati per le cosiddette città europe dello sport, ora fa per tenere alta la bandiera dell'informazione indipendente che i poteri di allora e ancora di più quelli di oramai potranno azzerare.

L'amore per il proprio lavoro e per la propria missione non si uccide mai e rimane nella storia, caro presidente Grison, e non solo scritto su fatue righe di giornale per piangere i propri errori e attribuire ad altri l'errore maggiore: giocare a Vicenza per conquistare vittorie ma non regalare emozioni per conquistare la città.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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