Accorpamento Bcc: in Veneto sono 29. Federcasse: accoglieremo tutti
Domenica 14 Febbraio 2016 alle 10:49 | 0 commenti
La way out per le Banche di Credito Cooperativo, quelle che possedendo 200 milioni almeno di riserve non vorranno sottostare alla capogruppo, come previsto dai recenti provvedimenti governativi che puntano ad accorpare Bcc, ha creato un certo sconcerto, ma ora per il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, il punto è un altro: «C'è da concentrare gli sforzi per creare un gruppo così attrattivo che tutti riterranno opportuno rimanerci, non perché costretti ma per il fatto che sarà il modo migliore per continuare a fare banca mutualistica ...». La Federcasse è l'associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali che assicura la rappresentanza e la tutela della categoria, e appare, quindi, significativo anche per le 29 Bcc venete, che fanno parte della locale Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo, quanto il suo presidente nazionale dichiara a Marco Ferrando de Il Sole 24 Ore di oggi e che di seguito riportiamo.
Intervista al presidente di Federacasse, Alessandro Azzi
«Per noi il bicchiere è mezzo pieno Accoglieremo tutti»
Di Marco Ferrando, da Il Sole 24 Ore
La way out per le banche che non vorranno sottostare alla capogruppo ha creato un certo sconcerto, ma ora per il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, il punto è un altro: «C'è da concentrare gli sforzi per creare un gruppo così attrattivo che tutti riterranno opportuno rimanerci, non perché costretti ma per il fatto che sarà il modo migliore per continuare a fare banca mutualistica».
Presidente, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Mezzo pieno.
Sicuri?
Sì. Anzitutto perché la riforma, dopo slittamenti anche incomprensibili, finalmente c'è. E avremo un testo su cui lavorare.
Diverso da quello che avevate presentato.
L'impianto dell'autoriforma dovrebbe essere passato: la capogruppo unica , il controllo affidato alle Bcc, il contratto di coesione. Certo, c'è stato un certo sconcerto per alcuni interventi che sembrano essere stati fatti sul corpus condiviso con il Mef e Bankitalia, interventi che spero non ne modifichino troppo la ratio.
Il riferimento è alla possibilità di sganciarsi dalla capogruppo per le banche con almeno 200 milioni di riserve: se la norma sopravvivrà il sistema rischia di frammentarsi?
La soglia può aprire a una disparità nel trattamento delle Bcc e a possibili rilievi di incostituzionalità . Ma più che altro la way out va contro la ragione di fondo per cui il governo stesso ha pensato alla riforma, che era quella di compattare il sistema.
Qualche banca vi ha già chiesto di uscire?
Sappiamo di alcune prese di posizione, ma non vogliamo mandare via nessuno.
In Toscana ci sarebbero i primi pronti a sfilarsi, da Chianti Banca al gruppo Cabel.
Nel primo caso si tratta di una nostra federata che conosciamo bene, nell'altro sappiamo che tra le banche del gruppo Cabel c'è una spinta a rimanere autonomi. La nostra sarà comunque una logica inclusiva, saranno tutti benvenuti.
Il decreto potrebbe prevedere una tassazione del 20% sulle riserve per chi voglia uscire dal gruppo. Andrebbe elevata?
Il punto non è la tassazione. La normativa sul credito cooperativo prevede espressamente che le riserve indivisibili, create negli anni anche grazie ad agevolazioni fiscali, non possano essere rese disponibili ma nel caso di trasformazione in Spa o di liquidazione siano destinati ai fondi della cooperazione: non si può stravolgere questo principio.
Quali tempi prevede per la nascita della capogruppo?
La soluzione unitaria potrebbe rallentare il percorso, ma è un prezzo che pagheremo volentieri pur di raggiungere un obiettivo che riteniamo centrale. Già ci siamo avviati e lavoreremo anche prima che il decreto sia convertito.
La capogruppo nascerà da Iccrea e Cassa centrale banca: sono state superate le frizioni?
Sì, ha prevalso la consapevolezza del momento e della necessità di non farsi concorrenza: vedo un grande slancio a valorizzare le risorse, abbondanti in entrambi i lati.
La holding avrà soci esterni?
Non subito: i soci fondatori saranno le Bcc. Una volta costituita la capogruppo, si valuterà se ci sarà bisogno di ricorrere al mercato per altro capitale, e in ogni caso a quel punto sarà più facile cercarlo.
In Parlamento sarà battaglia? Le Bcc hanno molti sostenitori.
In effetti la politica tende tutta a difendere il credito cooperativo, promuovendo il progetto se si è nella maggioranza e ritenendolo inadeguato se si è all'opposizione. Cercheremo di far capire che il modo migliore per difenderci è non modificare troppo la proposta che avevamo presentato.
Siamo in una fase difficile per le banche: la crisi di sfiducia ha colpito anche le Bcc?
Non ci sono situazioni di particolare gravità o addirittura di fuga dei depositi: anzi, in alcuni ambiti territoriali ci sono stati addirittura degli incrementi particolarmente significativi.
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