A proposito di Campo Marzo e 'concertini'
Martedi 27 Luglio 2010 alle 20:28 | 0 commenti
Il seme della discordia sembra che attecchisca in Campo Marzo più di quello delle erbacce che vengono con solerzia estirpate dai giardinieri comunali. Le polemiche (tra Francesca Lazzari e Matteo Quero, su cui già è intervenuto Giuliano Corà , n.d.r.) sui modi di gestione della grande area verde non sembrano mai placarsi.
Campo Marzo, infatti, non è un parco come tutti gli altri, ma rappresenta l'ingresso verde al centro storico di Vicenza. Un sorta di biglietto di presentazione della città , oggi però divenuto un prolungamento delle sale di attesa dell'antistante stazione ferroviaria, in cui bivaccano all'aperto, in ogni stagione dell'anno, capannelli di stranieri in attesa di ripartire chissà per dove.
Un punto d'incontro di persone, talvolta disadattate, in attesa di un'integrazione, per la quale non è sufficiente aver trovato lavoro o messo su casa in qualche sperduta periferia del capoluogo berico.
Un problema, se è giusto definirlo tale, a cui, in questi ultimi anni, l'amministrazione comunale ha cercato di porre rimedio nei più svariati dei modi, non escluso le "maniere forti" con la presenza di robuste Pantere, prontamente rimosse dall'attuale giunta, in cui, tuttavia, c'è chi avrebbe voluto sostituirle con le ronde di cittadini, possibilmente di provata fede padana.
Ma rispetto a miopi soluzioni da tolleranza zero, c'è chi, fin da subito, si è attivato per iniziative più costruttive e liberali, del tipo: la lettura di un libro in compagnia degli amici seduti sulle panchine o sui prati del parco. Un invito promosso dall'ex assessore Matteo Quero a cui aderirono in tanti, favorendo inattese situazioni d'incontro tra vicentini e stranieri.
Ma si è andati oltre. Con Vivi Campo Marzo, un programma di spettacoli musicali ed altre iniziative culturali, promosso l'estate scorsa sempre grazie all'impegno di Quero e dei suoi amici, a Campo Marzo la sera si è respirato un'aria diversa. Quelle che qualcuno ha definito infelicemente "concertini", sono state serate indimenticabili per chi le ha volute vivere, respirando, col sottofondo della più svariata, e checche se ne dica, buona musica, un'aria tersa di vera pace e libertà . Un risultato che, paragonato a quello raggiunto per altre iniziative culturali più elitarie -con aree e poltrone riservate per alcuni spettatori, anch'essi non paganti- è costato, a parere di tanti, poco se non niente, senza considerare che i soldi spesi costituiscono solo una piccola parte di quanto investito gratuitamente da artisti, professionisti, gente comune e di buon senso, quale investimento per un futuro migliore, di cui Campo Marzo è solo un luogo, come altri, di arrivo.
Certo si tratta di piccoli passi che servono, tuttavia, a segnare il sentiero di condivisione e tolleranza su cui sembra vigilare il busto di Ghandi recentemente scoperto all'inizio del parco. Poco distante dallo stesso, pare sia stato realizzato anche uno Speak Corner, uno di quei punti in cui qualsiasi persona può tenere pubblicamente un discorso, perché il dire di chiunque aiuti a fare per chiunque.
La libertà , come diceva Giorgio Gaber, non è un opinione e neanche uno spazio libero, ma Partecipazione.
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