A casa sua tifano Alesandra Moretti: secchiona sexy anti Bindi che offriva la Monarda
Domenica 9 Novembre 2014 alle 11:11 | 0 commenti
Dai figli ai genitori, dal fratello alla nonna I (benevoli) giudizi e i consigli di casa Moretti
di Emilio Randon*
Intanto non cominci mai con il «dunque», rifugga il «veda» e, se può, si liberi anche dell'incipiente «allora». Dettagli che rivelano compunzione, secchioneria e Insicurezza. Cose secondarie tutto sommato: quel che le manca ancora è un po' di cattiveria - ecco, lavorare di più sulla vigliaccata fredda, affinare il colpo basso, migliorare la menzogna spudorata - ma è roba che viene con l'esperienza.
Con Salvini, dalla Gruber, è già andata meglio di quanto si dica. Margherita, sei anni, la più indiavolata del gruppo d'ascolto che la segue, ha accolto il capo leghista al grido di «Salvini stai zitto» e «Salvini vai a quel paese», spernacchiandolo sonoramente ogni volta che osava interrompere la mamma. Sul divano, con lei davanti alla tivù, c'erano il fratellino Guido più grande di tre anni, la nonna Antonia e il nonno, Sergio. Mancava il fratello minore di Alessandra, Carlo, che del comitato è lo spin doctor, impegnato a Dublino con una start up. D'accordo, come gruppo d'ascolto non vale granché, in America li fanno meglio, non c'è serie televisiva o politico professionista che non ne passi il vaglio prima di affrontare il grande pubblico. Ma qui siamo a Vicenza, via Pasi, parrocchia Araceli, a casa dei genitori di Alessandra Moretti, rifugio e porto sicuro dell'eurodeputata democratica, luogo dove torna ogniqualvolta scappa da Roma o Bruxelles, nel più improbabile «comitato elettorale» preposto alla campagna elettorale dell'eurodeputata democratica ora in lizza per le primarie del Pd veneto e certa avversaria di Luca Zaia, sempre che Matteo Renzi abbia fatto bene i conti. Al «comitato» di famiglia, Alessandra chiede «come è andata» e «come mi avete trovato». Tenete conto che nel mondo delle famiglie i verdetti sono complicati come quelli della Pizia, fatti di suggerimenti e ombrose omissioni, a tavola un silenzio o un'alzata di ciglio guastano una digestione se non la carriera. Dai Moretti si digerisce benissimo e il posto di governatore alla quarantenne figliola sembra assicurato. Mamma Antonia è specializza nel settore profondo-motivazionale, da ex insegnante di inglese consiglia alla figlia maggior distacco anglosassone e raccomanda di non dare troppo credito alle persone: «Lei tende a dar fiducia in modo eccessivo, apre l'anima a tutti e si espone al rischio di cocenti delusioni». Giusto, Alessandra dovrebbe essere più prudente, anche con giornalisti a cui fa il dono prezioso di aprire la porta di casa, oppure se ne infischi e continui così: faccia del candore il suo marchio elettorale, affoghi nel credito chi glielo nega, ci costruisca un brand, e se dalla Gruber si confonde e chiama Massimo il giornalista Marco Travaglio con tutta l'evocazione che segue del Giletti che la insegue in motorino, i baci rubati da «Chi» sulla spiaggia di Ostia, se ne freghi, ripaghi l'avarizia con la generosità , anneghi con il sorriso chi vuole toglierlo. In sostanza, continui a fare quello che già fa. Con Alessandra siamo oltre la Boschi, oltre la Madia. Qui la bellezza è virtù politica. In bagno il padre tiene appesa una foto di lei a dieci anni con il fratello Carlo e due cuginetti, tutti nudi sulla spiaggia di Lussino. Sono di schiena, girati a guardare il fotografo: ebbene lei sembra la ragazzina della pubblicità solare della Coppertone, già adulta, un mix di candore e seduzione micidiali. La sua addetta stampa di Roma lo sa ed esita ancora ma poi sbotta: «Basta col disvalore della bellezza, basta con la legge della Bindi: prima, per candidarsi alla guida del paese un uomo doveva avere la mestizia di Berlinguer e le donne chiudersi nel chiosco della Bindi. Con Alessandra è finita. Charme, fascino, persino il gossip sono un valore aggiunto». La Moretti è un sedimento di rimandi: sfogliandone le pagine si scende per i rami di una famiglia di solide virtù piccolo borghesi, la madre figlia di laureati, il padre urbinate insegnante e dirigente della Cgil vicentina, ci troviamo il nonno Italo Mantiero partigiano «bianco» e medaglia d'argento della Resistenza, la nonna Angela di 94 anni che ancora abita l'appartamento di sotto. Una famiglia antemurale formidabile di ogni sciocchezzuola mediatica. A casa ridono ancora delle gaffe che la ragazza faceva quando, impiegata in una fiaschetteria, consigliava a un cliente: «Provi questa bottiglia di Monarda, vedrà che le piacerà ». Vendeva il liquore «Taverna» al posto dell'Averna. Me la Moretti è anche quella che per senso della fatica biblica (guadagnerai il pane con...) sceglie il liceo scientifico perché non capisce niente di matematica e che ancora adesso stupisce la Santarelli della segreteria democratica per il tempo che dedica ai suoi dossier prima di andare in televisione o presentare una mozione. «E' secchiona e anche un po' bigotta se capisci quel che voglio dire» afferma il fratello Carlo. L'hanno chiamata la «candidata perenne», il web le ha fatto sentire lo spurgo più nauseante, una «magnifica confezione con niente dentro». «Con costoro faccio mie le parole della mia amica Mary Arnaldi, 101 anni, partigiana, che quando mi vede mostra le mani e le agita un po': tienile pulite - dice - fai attenzione a quelli di cui ti circondi e i vecchi mandali a casa. Te lo dice una che non è una velina».
*Da Il Corriere del Veneto
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