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8 marzo, Vandana Shiva: "La coscienza delle donne sta cambiando"

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 8 Marzo 2011 alle 22:27 | 0 commenti

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Rassegna.it  -  Parla l'attivista indiana, fondatrice dell'ecofemminismo: "In Tunisia, Egitto, Libia le donne dicono che non tollerano più di essere dominate. Rivendicano la cittadinanza. Spero che diventi un fenomeno universale per creare la democrazia della terra"

di Martina Toti e Roberta Lisi, RadioArticolo1

Ai microfoni di RadioArticolo1 Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, fondatrice del cosiddetto ecofemminismo, in occasione dell'8 marzo racconta le donne del mondo a partire da un nuovo approccio sia alle questioni ambientali che a quelle di genere.

Il primo cambiamento che l'ecofemminismo ha prodotto è stato quello di riconoscere che la natura è vivente, è nostra madre, ha i suoi diritti e la sua energia. Il secondo cambiamento riguarda il pensiero che definisce la natura come una materia morta e inerte, da sfruttare senza limiti. Questo corrisponde alla stessa visione del mondo che ha permesso di concepire le donne come un genere di secondo rango e come oggetti di sfruttamento. L'ecofemminismo si rende conto della soggettività delle donne e della natura, della loro creatività, della loro produttività, ne chiede il rispetto ed esige la fine degli abusi, delle violenze e dello sfruttamento.

Cosa intende per creatività e produttività delle donne?

La visione del mondo meccanicista, capitalista e patriarcale considera le donne una macchina biologica per la riproduzione della specie. Tutto qui. Si tratta solo di un processo biologico. Le donne, però, riproducono la società, la cultura, l'economia ... e il termine riproduzione sottintende che operano secondo cicli di sostenibilità. Se riproduci la società riproduci anche le condizioni che ne consentono la sopravvivenza; se riproduci la società mantieni quelle condizioni naturali che le permettono di sopravvivere. Questo è il motivo per cui ho chiamato l'economia al femminile economia di sostentamento.

Ritiene che le donne stiano cambiando il Sud del mondo?

Credo di sì. Le donne hanno guidato movimenti come il Chipko che, negli anni '70, rappresentò la mia prima iniziazione all'attivismo ecologico. Senza quell'organizzazione avremmo perso le nostre foreste sull'Himalaya e avremmo affrontato un disastro enorme. Le donne fermarono le lobby attraverso azioni dirette non violente. Ancora: se non fossero state loro a capo del movimento per la giustizia a Bhopal, l'inquinamento di sostanze tossiche avrebbe continuato a uccidere in tutto il mondo senza curarsi dei diritti di nessuno. Perciò, le donne, almeno per quanto riguarda il mio paese, sono decisamente leader del cambiamento, del passaggio da un mondo molto distruttivo a tutt'altro paradigma.

Cosa prova quando vede le donne in piazza in Tunisia, Egitto, Libia e, in generale, nei paesi dove oggi viene avanzata una richiesta di giustizia sociale e democrazia?

La mia impressione è che stia mutando la coscienza e la consapevolezza delle persone - donne comprese. La gente sta dicendo che non tollererà più di essere dominata, di essere messa sotto silenzio o abusata, che la cittadinanza sarà libera. Spero che questa svolta, iniziata in maniera così imprevedibile nell'Africa del Nord, diventi un fenomeno attraverso il quale tutti gli altri cittadini del mondo possano creare quella che ho chiamato democrazia della terra. Penso che abbiamo bisogno di quel tipo di sollevazione contro i "Monsanto" del pianeta - le multinazionali dei brevetti - che stanno totalmente distruggendo le risorse alimentari con semi geneticamente modificati, contro l'industria del petrolio che prima ha prodotto il caos climatico e ora, grazie ai suoi soldi, blocca qualsiasi soluzione a livello internazionale. Ritengo, insomma, che sia arrivato il momento di mettere fine a tutte queste storture.

Abbiamo parlato del Nord Africa e delle donne in quell'area. E dell'Iran cosa ci dice?

Beh, in Iran ci sono donne forti. Shirin Ebadi, ad esempio, è finita di nuovo sotto processo perché lavora per la libertà e i diritti delle donne. Il regime lì cerca di sottrarre queste libertà ma nessun governo che calpesti i diritti del popolo può durare a lungo.

Viste dall'India, come appaiono le donne occidentali?

Noi siamo sorelle. Ritengo che la globalizzazione abbia annullato quella divisione netta che c'era un tempo tra Nord e Sud. Molte donne nel Sud del mondo indossano jeans e t-shirt, hanno un aspetto occidentalizzato. E così penso che sia anche in termini di questioni fondamentali: le ecofemministe sono tali a Nord e a Sud, così le donne che respingono il consumismo, l'oggettivazione, la mercificazione dei servizi. Per queste ragioni, dovendo fare un ritratto delle donne occidentali non credo che mi basterebbe un unico tocco di pennello o un unico colore.

Ha citato il Nord e il Sud del mondo. Ma esistono un solo Nord e un solo Sud?

Esistono molti Sud, esattamente come esistono tanti Nord. E ora ci sono anche dei Sud nel Nord. Penso, ad esempio, a quello che i governi del Nord del mondo stanno facendo punendo i loro popoli per una crisi creata non dai cittadini ma dall'avidità di banche e istituzioni finanziarie: in Grecia, Italia, Spagna, Irlanda i tagli colpiscono servizi essenziali come il diritto all'istruzione. Da quanto mi è stato riferito, ad esempio, in Italia le sforbiciate a questo settore comporteranno tra vent'anni difficoltà a reperire docenti universitari perché non ci saranno le competenze necessarie e sarà allora che vedremo giovani e bambini finire in strada. Questi sono Sud emergenti nel Nord.

Ma guardiamo al Sud, pensiamo ai miliardari: tra i primi 10 al mondo ci sono quattro indiani che hanno saccheggiato la nostra ricchezza pubblica, le nostre risorse naturali e ora siedono nelle dimore più costose della terra costruite con i nostri soldi. Questo è un Nord che si trova a Sud.

Quale prospettiva, quale apporto specifico viene dato dalle donne alle nostre società?

Penso che le singole prospettive siano costruite dalle culture specifiche di cui le donne sono parte. La società industriale ha cercato di far capire a tutti i componenti della società che gli essere umani sono distinti e superiori rispetto alla natura. Ovviamente bambini, donne, uomini, tutti hanno assecondato per lungo tempo questo pensiero, ma il movimento ecologista è un riconoscimento del fatto che non possiamo essere separati dalla natura.

L'ecofemminismo, di cui abbiamo parlato prima, è un movimento molto forte anche nel Nord del mondo. Proprio in occasione di un'iniziativa promossa in vista della festa della donna negli Stati Uniti, ho conversato con alcune ragazze e loro mi hanno presentato come un'ecofemminista, non come una fisica, o come una agricoltrice biologica, secondo loro l'ecofemminismo era un aspetto vitale. Insomma le cose stanno cambiando.

Nel Sud del mondo la maggior parte delle donne riproduce la vita ogni giorno. Sono loro a raccogliere l'acqua e il cibo, sono loro a lavorare perché la società continui a vivere, sono molto attive nell'economia di sostentamento. Di conseguenza, le loro azioni diventano estremamente dirette quando si tratta di acqua che scompare o viene inquinata come nel caso che ha coinvolto la Coca Cola nel villaggio indiano di Platchimada dove le donne si sono sollevate per dire no all'avvelenamento e al furto delle risorse idriche.

Ultima riflessione. Parliamo di libertà ed emancipazione, concetti centrali nella storia del movimento femminile, quanto e in che modo sono connessi allo sviluppo e al progresso economico?

Beh, secondo me, qualsiasi libertà o emancipazione deve essere qualificata. Da cosa ci stiamo liberando? E verso cosa ci muoviamo in libertà? L'idea di uno sviluppo forzato - di cui ho scritto nel mio libro "Staying Alive", tradotto nella versione italiana sotto il titolo di "Terra madre" - si trasforma in un cattivo sviluppo perché il concetto secondo cui possiamo liberarci dalla natura ha condotto a una situazione in cui la natura stessa viene ulteriormente sfruttata. Un esempio: in un sistema agricolo in cui diciamo di liberarci dalla natura utilizziamo dieci volte più energia, nell'allevamento industriale di animali diciamo di essere più efficienti, come sosteneva un articolo recentemente pubblicato dall'Economist. Tuttavia utilizziamo 10 volte più proteine di quante ne produciamo.

Questo non è progresso. L'idea della libertà dalla natura è un errore e un'illusione che deve essere corretta. La libertà dallo sfruttamento, dalla dominazione, dalla fame, dalla carestia: queste sono libertà valide connesse da vicino con l'interazione, la correlazione, il riconoscimento del contributo della natura e il nostro impegno a proteggerla. Se i nostri fiumi non scorrono non abbiamo acqua, se il nostro terreno muore non abbiamo cibo, se i nostri semi scompaiono perdiamo la sovranità alimentare.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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