8 marzo, Rui: rivendicare autodeterminazione e diritto di decidere della nostra vita
Martedi 8 Marzo 2011 alle 18:04 | 0 commenti
Irene Rui, Prc, Fds - Cento anni fa, l'otto marzo del 1911, cento donne, cento operaie, muoiono asfissiate in una fabbrica di New York. L'8 marzo del 1911, le cento operaie di una manifattura newyorchese protestano indicendo uno sciopero per orari e salari dignitosi, il loro padrone risponde chiudendole nell'opificio e applicando il fuoco. Le cento operaie muoiono asfissiate. Nei pressi dell'azienda crescevano delle piante di mimose. Da quel giorno la mimosa è il simbolo della protesta, della rivendicazione dei diritti e dell'autodeterminazione delle donne.
A cent'anni di distanza l'ondata rivoluzionaria ha avuto dei freni e talvolta una risposta - come di recente - controrivoluzionaria. Nel moderno occidente, nelle democrazie quali l'Italia, la donna fatica ancora a raggiungere un ruolo sociale di non subalternità all'uomo. Siamo il fanalino di coda per quanto riguarda la nostra presenza nelle cariche istituzionali e aziendali, in cambio siamo brave mamme e mogli, e buone cortigiane. Sembra che nel nostro Paese esista una sorta di tetto di vetro per cui una donna non riesce ad avere incarichi direzionali o istituzionali di valore.
Nel centenario dell'otto marzo non ci si può rappresentare con un fioco rosa, ma si deve rispondere con efficacia a questa ondata di regressione della donna a concubina, a un ruolo fammilistico con la rivendicazione della nostra autodeterminazione, del diritto di decidere noi per il nostro corpo e della nostra vita.
Per tutte le lavoratrici, per tutte le donne massacrate, sfruttate, violentate nel corpo e nella dignità , come per quelle operaie asfissiate nel 1911, l'otto marzo deve essere una festa, un ricordo non solo delle continue lotte delle donne, ma anche per affermare che noi ci siamo e siamo qui a dire basta con la violenza quotidiana contro i nostri diritti. Noi donne abbiamo il diritto un lavoro, una retribuzione, una vita sociale a pari dell'altro sesso. Non vi dovrebbero esistere quote rosa, ma il riconoscimento paritetico delle nostre capacità intellettuali e fisiche. Non c'è bisogno di leggi nuove per determinare ciò, poiché ci sono, come la nostra Costituzione; basterebbe applicarle e creare dei servizi di ausilio a tutte le famiglie, affinché non sia la donna - nel ruolo appioppatole nei secoli - ad occuparsene. Sta prendendo invece, piede -anche tra di noi - il sopravvento del più becero egoismo maschile, che ci vuole sottoposte al proprio volere di padre-padrone. Un problema che si sta diffondendo nelle nostre case in modo sempre più intenso, causa anche delle immagini propagandate dai media, dalla pubblicità e dai messaggi che sono date dai nostri governanti.
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