3 ottobre 1866, ai Veneti l'autodeterminazione
Venerdi 1 Ottobre 2010 alle 05:01 | 1 commenti
Egregio Direttore, il 3 ottobre 1866 veniva firmato a Vienna il trattato di pace fra Italia ed Austria: si chiudeva così la terza guerra d'indipendenza che aveva visto da una parte l'Italia e la Prussia, dall'altra l'Austria. L'obiettivo dei Savoia era quello di "liberare" il Veneto (assieme al Friuli, al Trentino e al Mantovano). L'andamento della guerra però fu nettamente sfavorevole al Regno d'Italia sconfitto dagli austriaci per terra a Custoza e per mare a Lissa (la marina austriaca era composta in buona parte da veneti, istriani e dalmati).
L'andamento della guerra però fu nettamente sfavorevole al Regno d'Italia sconfitto dagli austriaci per terra a Custoza e per mare a Lissa (la marina austriaca era composta in buona parte da veneti, istriani e dalmati). C'era stata, è vero, la vittoria di Bezzecca da parte di Garibaldi, ma la vera svolta della guerra fu la grande vittoria prussiana a Sadowa dove gli austriaci furono sbaragliati: questo consentì ai Savoia di presentarsi al tavolo di pace come "vincitori"reclamando la consegna del Veneto, del Friuli e del Mantovano.
L'Austria si rifiutò di passare i territori in questione direttamente al Regno d'Italia e, proprio per dare uno schiaffo morale ai Savoia, li "consegnò" alla Francia.
L'Imperatore dei francesi, Napoleone III, si dichiarò pronto a "passarli" ai Savoia "SOTTO RISERVA DEL CONSENSO DELLE POPOLAZIONI DEBITAMENTE CONSULTATE", così sta scritto testualmente nel trattato di pace.
In quel momento, un trattato internazionale riconosce ai Veneti quello che oggi viene chiamato diritto di autodeterminazione: sono i Veneti che devono decidere con una libera votazione del loro futuro.
Sappiamo bene come è andata a finire: la Francia rinuncia al ruolo di garante del voto, il plebiscito viene convocato il 21 e 22 ottobre 1866, e due giorni prima del voto, il 19 ottobre, il Veneto viene consegnato dal generale francese Leboeuf al conte Genova Thaon di Revel, commissario dei Savoia, e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto:
"Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto".
I Veneti andarono a votare quando tutto era già stato deciso: una vera e propria truffa.
Per non parlare di come si arrivò al voto, fra intimidazioni, minacce, brogli di ogni genere: ma di tutto questo nei libri di storia non c'è traccia, anzi, "tutto si svolse con mirabile ordine e fra universali manifestazioni di gioia" secondo la storiografia "ufficiale".
Nessun atteggiamento passatista da parte mia, ma la convinzione che, mentre si sta ridiscutendo il rapporto fra il Veneto e l'Italia attraverso il nuovo statuto della nostra Regione, sia fondamentale ripartire proprio da quel trattato internazionale, da quel riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del nostro popolo veneto.
Ettore Beggiato
Autore di
"1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia"
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