26 aprile 1945: Vicenza libera! Oltre il ricordo restano gli ideali "irrealizzati"
Domenica 24 Aprile 2016 alle 12:08 | 0 commenti
Mercoledì 25 aprile 1945 a Milano, ore 8. Presso il collegio dei salesiani di via Copernico si riunisce il Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (Clnai), che approva all'unanimità la proclamazione dell'insurrezione ed emana tre decreti. Nel primo si stabilisce l'assunzione di tutti i poteri, civili e militari, da parte del Clnai e dei Cln regionali, provinciali e cittadini. Con questo decreto, che sancisce l'insurrezione generale in tutto il Nord. Alle ore 19,30 Mussolini lascia Milano, incamminandosi verso l'epilogo della sua vita. Questa giornata ancor oggi è considerata "la giornata" della Liberazione dello Stato Italiano dalle truppe della Germania hitleriana e dalla fine della Repubblica Sociale Italiana (RSI) che Mussolini aveva costituito dopo l'8 settembre 1943.
Nel breve volgere d'alcuni giorni, nonostante qualche resistenza da parte delle truppe tedesche (Genova 26 aprile), in tutta l'Italia settentrionale le truppe degli Alleati (Gran Bretagna, Stati Uniti d'America) liberarono il territorio italiano.
Il 26 aprile a Giulino di Mezzegra (Como) alle ore 16.30 Mussolini e Claretta Petacci, posti contro il muricciolo d'ingresso di villa Belmonte, vengono fucilati; a sparare sono il colonnello Valerio e altri due partigiani. La storia di quell'avvenimento, che tanto dibattito suscitò, fu in quegli anni narrata dal testo "La tragica fine di Benito Mussolini com'è raccontata da testimoni oculari", edita nella Collana de I Drammi dello Storia dalla Casa Editrice G. Svizzero di Vicenza. Era il primo opuscolo di una serie che prevedeva i testi di Baldo Ruscani, Agonia e morte del Terzo Reich Cronache di un viaggiatore e di Max Szkaradnik, La Polonia sotto il tallone teutonico.
Il 26 aprile 1945 le truppe alleate entrarono a Rovigo, Padova e Vicenza; è questo il vero giorno della liberazione anche se poi è stato considerato il 25 aprile come l'anniversario per tutto lo Stato Italiano.
A Vicenza l'avvenimento fu salutato dai partiti politici che nella clandestinità si erano già ricostituiti. L'avvenimento fu celebrato dai partiti politici e da quella Democrazia Cristiana - Comitato di Vicenza, che ricorda "l'ardimento dei Patrioti", così chiamava quelli che son più noti con il nome di partigiani, e degli Eserciti Alleati, riconoscendosi il contributo di lotta clandestina che generosamente avevano dato anime d'apostoli e d'eroi ed invita a costruire una "organizzazione migliore dello Stato e dell'economia".
Oggi a molti anni di distanza prevalgono i discorsi, che celebrano l'avvenimento, magari dimenticando qualche partigiano, come a Vicenza è avvenuto e avviene per il filosofo Mario Dal Pra, amico e sodale di Antonio Giuriolo. Il pensatore Dal Pra partecipò attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà ", guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale.
Mario Dal Pra con diversi articoli denunciò fin dagli anni Cinquanta come non si realizzassero gli ideali che avevano portato alla nascita della Repubblica Italiana e su questo sarebbe bene riflettere più che sul semplice "ricordo".
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