2550 giorni. Più uno
Venerdi 28 Dicembre 2012 alle 10:13 | 0 commenti
Oggi su La Nuova Vicenza Alessio Mannino, suo direttore, dà sfogo alla sua penna per disegnare un quadretto di Giulio Antonacci, l'ex direttore de Il Giornale di Vicenza, e del suo libro "2550. Duemilacinquecentocinquanta giorni eccetera eccetera", presentato il 14 dicembre scorso. Penso di conoscere bene il mio ex collaboratore e so che, quando vuole, sa essere pungente (nella foto il tavolo della presentazione).
Del libro, dei suoi antefatti e della sua (sia pur nostalgica) presentazione abbiamo riferito ampiamente anche a difesa del diritto di scrivere, a prescindere, dell'ex direttore di quello che molti (tutti meno il sottoscritto e, appunto, Mannino ... coerentemente assenti per propria scelta o perchè, magari, non invitati, all'intima presentazione) chiamavano allora Il Giornalacci di Vicenza.
Condivido la lunga analisi del collega in gran parte, meno che per l'idilliaco quadro disegnato a latere sulla "nuova" Confindustria Vicenza che, cambiata come composizione dei suoi vertici, continua a gestire l'informazione sul suo giornale come ai tempi di Antonacci. Se bene o male lo stanno decidendo i lettori che comprano sempre meno quel giornale.
Mi limito qui, quindi, solo a ricordare tre episodi, anche per me della serie le "mie memorie", ma giusto per testimoniare su cose viste e vissute in prima persona.Â
Il primo riguarda proprio Mannino. Ero editore dal 2006 ma non direttore di VicenzaPiù, che avevo fondato per aprire nella corazzata del tazebao locale uno squarcio, allora modesto ma poi, giudicate voi, quanto e se si sia ampliato. Lui, Alessio, scrive su un numero di luglio un innocente, è vero innocente, pezzo in cui cita addirittura un titolo antonacciano per evidenziare le suppsote malefatte del duo Amenduni-Ingui. E il nostro Antonacci, allora nel suo fulgore, cosa fa? Mi telefona al cellulare e a me, che allora ero a capo del club di volley e mi stavo imbarcando su un volo da Catania di ritorno da una tappa di beach volley persa dalla squadra, dice testualmente: «Se continui a scrivere certe cose oscurerò te e il volley!» E' vero, buon Andrea Libondi, tu che venisti a cercare di ricomporre lo strappo del tuo direttore, forte, con i deboli ..., così tanto che quando si adirava lo si sapeva dai titoli sulla squadra di pallavolo della città che, contemporaneamente, perdeva ... il nome dello sponsor? Ricordo solo e in aggiunta ai nostri lettori che io, all'epoca dell'iraccia, ero editore e non direttore del giornale nè tantomeno autore del pezzo! All'epoca, lo ricordo bene e lo dissi a Mannino e al mio direttore di allora Luca Matteazzi, mi sono chiesto, io inesperto di editoria e libera informazione, se fosse normale che un Antonacci direttore si arrabbiasse con l'editore di un giornale. E furono Matteazzi e Mannino, nel settore più navigati di me pur se giovani, a farmi intuire, rispettosamente, le gioie (allora) di Giulio col suo editore: «se lui chiama lei sarà perchè, verosimilmente, il suo editore chiama lui». E che questo fosse vero, non solo verosimile, ce lo conferma ora nel suo libro lo stesso Antonacci quando racconta di quelle gioie poi, per legge del contrappasso, tramutatesi in pene nell'era Zuccato.
Il secondo episodio riguarda il passagio citato da Mannino su Matteo Quero: "E' riuscito (Antonacci ..., ndr)  a dirigere il GdV nonostante «tormenti, paura, difficoltà ». Giura di «aver sofferto nel profondo quando qualche lettore o giornalista ha visto in qualche mia decisione un fine recondito». Quando in redazione arriva la notizia che il suo «amico» Matteo Quero, nel 2008 assessore nella giunta Variati, è incappato nella storiaccia del mancato controllo anti-alcol, «soffre molto» («Lo avevo creato, lo distruggevo», dice sprezzante di Quero)...". Io c'ero nel suo ufficio quando arrivò la notizia su Quero e io ho assistito di persona ai suoi ordini al responsabile della giudiziaria su come impaginare ed evidenziare la foto del poi ex assessore: tralascio i dettagli dei cristiani ... consigli dati a Ivano Tolettini per ricordare l'ultimo contestuale episodio che mi riguarda direttamente.
Quella sera Giulio Antonacci, da tempo, dopo il suo pensionamento, diventato sottoscrittore plurimo (cristianamente o, suggerirebbe il perfido Alessio Mannino, ipocritamente pentito?) di abbonamenti a VicenzaPiù disse, ponendomi una mano dolcemente sulla spalla, al suo fido Tolettini: «Ti presento il presidente Coviello, è un mio amico, non lo dimenticare!». E colui non lo dimenticò quando fece uno degli scoop della sua vita scoprendo l'ovvio e quello che altri vollero che lui scoprisse sbattendomi frequentemente in pagina con l'onore della prima e con una particolarità ben nota al suo allora direttore Giulio Antonacci: il suo cronista del Giornale di Vicenza, una delle sette meraviglie della città , scrive Giulio come ci ricorda Mannino che si è inflitto il supplizio di leggere 446 pagine della summa antonacciana, non mi chiese mai se avessi da dirgli qualcosa di diverso da quello che lui scriveva. E magari, perchè no?, in aggiunta perchè potessi lavare nel pentimento i miei, da lui dichiarati con numeri e dati spesso cangianti, errori (e che errori!) nella gestione di un club sportivo. Poi scomparso dallo sport cittadino. Come Quero dalla giunta comunale.
Chissà se questi episodi compariranno per Quero nella versione completa, per VicenzaPiù e per me stesso per la prima volta nel secondo libro, quello in cui Giulio Antonacci risolverà le amnesie. Con se stesso. Aspettiamo, quindi, curiosi, il secondo tomo dell'autobiografia: se si intitolerà "2550 giorni. Più uno", quello dell'ammissione della corresponsabilità dei mali di Vicenza, io, che dei miei errori ho imparato a non fare mistero, mi ricorderò di essere anche editore e gli proporrò di pubblicarglielo con la casa editrice di VicenzaPiù. E pagherò io. Come sempre.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.