1° Maggio, Luc Thibault per USB AVA: la lotta contro l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo continua
Lunedi 1 Maggio 2017 alle 09:25 | 0 commenti
Pubblichiamo per la vostra lettura e per le vostre riflessioni i dati e le considerazioni contenute nel documento inviatoci da Luc Thibault, Rsu Ava Alto Vicentino, in occasione del 1° maggio.Â
Ormai da anni il 1° Maggio - giornata internazionale di lotta del proletariato e degli sfruttati di tutto il mondo, occasione di scioperi, manifestazioni e proteste contro lo sfruttamento capitalista - è stato snaturato dai sindacati di regime e trasformato in una giornata di festa. I supermercati e i grandi magazzini rimangono aperti e i dipendenti restano reclusi. In ogni caso in Italia, come in tante parti del mondo, migliaia di operai e proletari scendono nelle piazze sulla base dell'internazionalismo e della solidarietà di classe.
Il 1° Maggio i rivoluzionari di tutto il mondo ricordano che la storica conquista delle 8 ore fu un importante passo sulla strada dell'emancipazione operaia e che nel 1886 fu bagnata dal sangue proletario degli operai statunitensi, e che la lotta contro l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo continua.
La lotta per le otto ore fu la prima lotta mondiale di un proletariato che si riconosceva come classe internazionale. Il 1° Maggio gli operai scioperavano e scendevano in piazza, nelle strade, si radunavano in conferenze e assemblee per dimostrare l'unità degli sfruttati, la solidarietà internazionale, riconoscendosi come classe con gli stessi interessi.
Oggi, dopo 131 anni, lo slogan: 8 ore per lavorare, 8 ore per dormire e 8 ore per educarci, o 8 ore per fare quello che mi pare (quest'ultimo usato in polemica contro chi sosteneva che la riduzione della giornata lavorativa avrebbe portato ad una maggiore 'dissolutezza') è ancora attuale. Gli sviluppi della scienza e della tecnica renderebbero possibile un'altra notevole riduzione d'orario, ma oggi persino la "storica" conquista delle 8 ore è messa in discussione e vanificata dalla "modernità " del capitalismo e dalla flessibilità della giornata lavorativa.
Nonostante la crisi, le fabbriche chiuse, gli operai licenziati o in cassa integrazione i padroni e i governi, nella difesa strenua del profitto costringono i lavoratori a lavorare sempre di più e, come si vede dalla tabella che riportiamo, i lavoratori italiani sono quelli che in Europa lavorano di più con salari sempre più bassi con un aumento spaventoso dei morti sul lavoro.
1) Italia ore lavorate 1.734
2) Giappone 1.729
3) Spagna 1.689
4) Regno Unito 1.677
5) Finlandia 1.645
6) Francia 1.473
7) Germania 1.371
(Ore annue lavorate in diversi paesi, dati OCSE 2014)
Nel "moderno" sistema capitalista lo sviluppo del macchinario, il mezzo che accorcia il tempo di lavoro, l'informatica e la robotica si trasformano per l'operaio in maggiore tempo di vita disponibile per la valorizzazione del capitale. La maggiore introduzione dei robot sostituirà sempre più la manodopera aumentando la disoccupazione e il conseguente impoverimento. I mezzi che potrebbero essere usati per alleviare la fatica e per accorciare la giornata lavorativa si trasformano nel loro contrario e diventano una potente arma del capitale per impedire eventuali ribellioni operaie e scioperi.
Il razzismo, fomentato da chi ha interesse ad acuire la concorrenza fra lavoratori mettendo i proletari gli uni contro gli altri, serve solo ad alimentare guerre fra poveri, abbassare i diritti e il salario a tutti a tutto vantaggio dei capitalisti.
Il lavoratore italiano non potrà mai emanciparsi in un paese dove la concorrenza e lo sfruttamento considerano normale far lavorare come schiavi gli immigrati e dove il numero dei disoccupati aumenta a dismisura, in particolare fra i giovani e le donne. L'Italia è il Paese europeo con il numero più elevato di persone che vivono in "gravi privazioni materiali", secondo la definizione di "povertà " dell'Eurostat. Sono 41,092 milioni i poveri in Europa, di cui 6,982 milioni in Italia. Si tratta di persone che non possono affrontare una spesa inaspettata, il dentista, permettersi un pasto a base di carne ogni due giorni o tre giorni, mantenere una casa, fare una vita decente.
La "modernità " del capitalismo si vede anche dai dati degli infortuni e dei morti sul lavoro, un vero e proprio bollettino di guerra. Nel 2016 i morti sul lavoro sono stati, secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna, 641 e, se si considerano i morti sulle strade e in itinere, oltre 1400: si tratta di una stima minima, per l'impossibilità di conteggiare le morti in itinere delle partite IVA individuali, di coloro che lavorano in "nero" e di altre innumerevoli posizioni lavorative, dato che solo una parte degli oltre 6 milioni di partite IVA individuali sono assicurate all'INAIL. Attraverso il nazionalismo, il localismo, il razzismo, i borghesi e i partiti al loro servizio alimentano divisione e concorrenza fra lavoratori. L'Italia è presente ed è coinvolta in decine di guerre imperialiste nascoste dietro il nome di "missioni umanitarie". (Spendiamo 64 milioni di eur al giorno, Si! Al giorno!!!). Con le guerre le industrie multinazionali legate alla produzione di materiale bellico - industria definita pilastro dal ministro Pinotti -, il capitale finanziario, le banche, gli speculatori fanno soldi a palate sui cadaveri insanguinati dei proletari, uomini, donne e bambini e dei popoli del mondo.
Intanto nei paesi imperialisti i lavoratori vedono le loro condizioni di vita e di lavoro peggiorare inesorabilmente e costantemente. Ormai da anni è cambiato anche il lessico comune. Le parole padroni e operai - borghesi e proletari - sono state sostituite da "datori di lavoro" e "risorse umane". Le guerre imperialiste e di rapina sono chiamate "missioni di pace". L'imperialismo agisce ormai senza freni. La conquista della giornata lavorativa di 8 ore è stata ottenuta perché è diventata una rivendicazione di tutto il proletariato internazionale che ha lottato non solo contro il singolo padrone ma contro lo Stato rappresentante dell'intera classe capitalista, cioè di coloro che possiedono tutti i mezzi di produzione. La lotta contro lo sfruttamento e la conquista delle otto ore è stata il risultato di una guerra civile fra la classe capitalista e quella operaia.
In mancanza di un combattivo movimento operaio, unito e organizzato che costringa lo Stato (in quanto capitalista collettivo) a obbligare i singoli padroni a mettere un argine sia alle condizioni di sfruttamento nei luoghi di lavoro, sia alle continue delocalizzazioni produttive e spostamenti delle sedi legali delle imprese all'estero, l'unico diritto realmente riconosciuto da questa società è quello al profitto a scapito di tutti gli altri. Senza una propria organizzazione, il proletariato è legato al carro della borghesia imperialista e la classe operaia senza una sua organizzazione, come un gregge di pecore, è condotto al macello.
È giunto il momento in cui la classe operaia, deve liberarsi dalle sue catene.
Luc Thibault
RSU/AVA Alto Vicentino Ambiente
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