Utente: DavideDeMeo
Ultimi commenti di DavideDeMeo
In: Profughi, Lega: pasta e clima non sono di loro gradimento? Se ne tornino in Africa!
Inviato Venerdi 23 Ottobre 2015 alle 15:18
Non ne posso più di questo coro di insofferenza da parte di politici in casacca verde e pseudointellettuali al prezzemolo. Che l'emergenza profughi sia presente non v'è dubbio. Lo sanno quelli che affrontano il Mar Mediterraneo a migliaia rischiando la pelle ogni giorno. In cerca di cosa ? Ovvio, di un po' di benessere di cui la maggior parte di noi gode. Secondo voi se nei paesi subsahariani, in Siria, in Afghanistan vi fosse un po' di speranza per il futuro (e non speranza di stipendi a cinque zeri ma speranza di sopravvivenza) non rimarrebbero nella loro terra ? Qualcuno fa differenza sofistica tra rifugiati dalle guerre e profughi economici. Bella questa ! Secondo voi chi fugge dalla fame non fugge da una guerra ? La soluzione sono i fili spinati e i muri di cemento ? Noleggiamo delle navi e li riportiamo a forza a Port Said ? Occupiamo la Libia con i carri armati e impediamo gli imbarchi ? Non essendo nato ieri, lo so che il problema c’è e si vede: ma il problema che vedo io è che l’Unione Europea e il nostro paese non hanno una strategia, non hanno un progetto e, quindi, non sanno come fare perché non sanno cosa fare. Ma invece di proporre soluzioni quali il reimpatrio di massa (letteralmente impossibile a realizzarsi) o la campagna di Libia (un po’ fuori tempo massimo), troviamo soluzioni concrete per l’oggi. Basta, vi prego, basta con “che i staga a casa sua, che qui non ghe xe posto” oppure “poaretti pensionati a 600 euro al mese” perché si unisce il banale al superfluo. Cerchiamo di allargare le maglie, gestiamo l’emergenza e, nel frattempo, costruiamo ponti diplomatici veri e forti con i paesi che vogliono la pace. Un passo alla volta, ma avanti.
Inviato Mercoledi 27 Agosto 2014 alle 17:38
Nooo, mi dispiace, non ci sto. Mi riconosco nel movimento pacifista. Ero tra quelli che hanno manifestato contro la costruzione dell?ecomostro Del Din. Sono ancora oggi convinto che quella base non doveva essere fatta. Primo perché è una installazione straniera in preziosissimo suolo nazionale e vicentino. Secondo perché rappresenta un simbolo del modo proprio delle superpotenze di risolvere i conflitti. Vale a dire con la risposta militare. Proprio questa, dai tempi della Guerra del Golfo (con il ridicolo ultimo sviluppo secondo il quale i cacciabombardieri e i droni americani i attaccano mezzi corazzati e armi americane date al governo irakeno dagli stessi americani), dalla Guerra in Afghanistan e dall?intervento in Libia, mostra negli ultimi tempi la sua inutilità. I conflitti regionali sono ancora più aspri di un tempo e l?instabilità internazionale (Iraq, Libia, Pakistan, Ucraina) è ai massimi storici.
Venendo ora al conflitto arabo-israeliano, non posso soffermarmi sulla enorme complessità dei rapporti che hanno determinato l?odierno assurdo scenario (mi ha aiutato a capirci qualcosa il libro ?Vittime. Storia del conflitto arabo-sionista 1881-2001? di Benny Morris ? Ed. Bur ? 2003). Di certo, pensare che lo stato di Israele, a cui la stragrande maggioranza di noi ed io personalmente riconosciamo il diritto all?esistenza ed alla salvaguardia dei propri confini, sia giustificato a radere al suolo (le bombe intelligenti...) i quartieri di Gaza, donne e bambini compresi, per me vuol dire soffrire di cecità selettiva.
E? di ieri la notizia che Tsahal (il tanto ammirato esercito israeliano) ha ucciso tre leader di Hamas, i quali sfortunatamente erano assieme a una dozzina di propri familiari, tra cui diversi bambini innocenti (beh, mica colpa nostra se questi terroristi fanno anche figli, potevano pensarci prima...).
Se i palestinesi radicali, del resto, avessero a disposizione bombardieri e droni non esiterebbero un minuto a farne l?uso di cui noi occidentali siamo maestri. Saremmo pronti, in quel caso, a schierarci a fianco dell?alleato israeliano senza alcun indugio, partecipando allegramente al bomb show.
Allora preferisco di gran lunga l?appello alla pace, con le manifestazioni e i cortei, che sempre sono stati pacifici, che magari poco hanno prodotto (opporsi ai miliardi di giro d?affari del business delle armi è poco popolare, per non parlare dei guerrafondai veri e propri, che sparerebbero anche con il fucile a tappo), che forse possono sembrare antiamericani ma che in realtà esprimono solo il cocente fastidio di essere impotenti di fronte alle scelte fallimentari della war machine internazionale. Anche queste sono azioni forti (e la nostra città non è che ne abbondi).
Caro Prof. Balbo, Gentile Signora Farina, dissento profondamente dalle vostre affermazioni.. Con buona pace del vescovo Rufino e di Erasmo da Rotterdam.
Venendo ora al conflitto arabo-israeliano, non posso soffermarmi sulla enorme complessità dei rapporti che hanno determinato l?odierno assurdo scenario (mi ha aiutato a capirci qualcosa il libro ?Vittime. Storia del conflitto arabo-sionista 1881-2001? di Benny Morris ? Ed. Bur ? 2003). Di certo, pensare che lo stato di Israele, a cui la stragrande maggioranza di noi ed io personalmente riconosciamo il diritto all?esistenza ed alla salvaguardia dei propri confini, sia giustificato a radere al suolo (le bombe intelligenti...) i quartieri di Gaza, donne e bambini compresi, per me vuol dire soffrire di cecità selettiva.
E? di ieri la notizia che Tsahal (il tanto ammirato esercito israeliano) ha ucciso tre leader di Hamas, i quali sfortunatamente erano assieme a una dozzina di propri familiari, tra cui diversi bambini innocenti (beh, mica colpa nostra se questi terroristi fanno anche figli, potevano pensarci prima...).
Se i palestinesi radicali, del resto, avessero a disposizione bombardieri e droni non esiterebbero un minuto a farne l?uso di cui noi occidentali siamo maestri. Saremmo pronti, in quel caso, a schierarci a fianco dell?alleato israeliano senza alcun indugio, partecipando allegramente al bomb show.
Allora preferisco di gran lunga l?appello alla pace, con le manifestazioni e i cortei, che sempre sono stati pacifici, che magari poco hanno prodotto (opporsi ai miliardi di giro d?affari del business delle armi è poco popolare, per non parlare dei guerrafondai veri e propri, che sparerebbero anche con il fucile a tappo), che forse possono sembrare antiamericani ma che in realtà esprimono solo il cocente fastidio di essere impotenti di fronte alle scelte fallimentari della war machine internazionale. Anche queste sono azioni forti (e la nostra città non è che ne abbondi).
Caro Prof. Balbo, Gentile Signora Farina, dissento profondamente dalle vostre affermazioni.. Con buona pace del vescovo Rufino e di Erasmo da Rotterdam.