PFOA PFOS PFAS e via dicendo: un punto fermo
Lunedi 6 Giugno 2016 alle 18:07PFAS, salta il tappo: è allarme tumori
Venerdi 22 Aprile 2016 alle 10:58Convegno sulla Pet therapy il 6 marzo 2010
Mercoledi 3 Marzo 2010 alle 23:28
L'Ulss 4 Alto Vicentino e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno stipulato un accordo che prevede la collaborazione e la cooperazione tra i due enti per la realizzazione delle attività del Centro di referenza Nazionale per gli Interventi Accompagnati con gli Animali (la così detta Pet Theraphy) con particolare riferimento alla definizione di protocolli clinici per la ricerca scientifica.
Sabato 6 marzo alle ore 9.00 si terrà a Villa Nievo Bonin Longare, Montecchio Precalcino il primo evento organizzato dal Centro di Referenza Nazionale che si propone alle Regioni d'Italia presenziato anche dall'On. Francesca Martini, Sottosegretario di Stato, Ministero della Salute, che ha fortemente sostenuto l'Ulss 4 nelle procedure di riconoscimento di questo importante progetto.
Verranno presentati i pilastri concettuali e metodologici per attivare la pet therapy secondo dei criteri condivisi a livello nazionale. L'obiettivo è quello di rispondere alle esigenze del Ministero della Salute che chiede una sperimentazione scientifica affinché la pet therapy venga considerata a tutti gli effetti una prestazione sanitaria e al fine di poterla inserire tra i livelli essenziali di assistenza.
La dott.ssa Francesca Cirulli, dell'Istituto Superore di Sanità presenterà la metodologia e la valutazione degli interventi accompagnati con gli animali (IAA).
Il direttore sanitario dell'Ulss 4 illustrerà i criteri di valutazione affinchè l'utilizzo della Pet Therpy possa essere considerata una prestazione sanitaria e il dott. Cavedon Lino (Ulss 4) e la dott.ssa Lieta Marinelli (Università di Padova) esporranno i modelli e i percorsi di lavoro per una condivisione degli stessi. Chiuderà l'incontro il dott. Vincenzoni Gaddo, direttore di struttura complessa territoriale 1.
Questo incontro vuol essere un inizio di una collaborazione con tutti i centri che operano a livello nazionale al fine di valorizzare tutti i lavori con taglio scientifico finora realizzati.
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Alcol, l'allarme comincia a 12 anni
Mercoledi 3 Marzo 2010 alle 21:22Adico  Â
Alcol, un italiano su dieci ne abusa. L'allarme comincia a 12 anni
Una persona su dieci beve quotidianamente in quantità non moderate e il 15,9% non rispetta le indicazioni di consumo proposte dagli organi di tutela della salute.
E per i più giovani arriva intorno ai 12 anni il momento del primo bicchiere, un'età che è la più bassa in Europa. Un consumo a rischio, perché prevalentemente fuori pasto. I dati della relazione al Parlamento del ministero della Salute.
Bevono perché è l'ora dell'aperitivo, perché sono in giro con gli amici, perché così si sentono più grandi. Aumenta di anno in anno il consumo di bevande alcoliche tra i giovani italiani. E arriva intorno ai 12 anni il momento del primo bicchiere, un'età che è la più bassa in Europa e per la quale il consumo consigliato è pari a zero. Basti pensare che nel 2008, tra gli 11 e 15 anni, il 17,6% dei ragazzi ha consumato 'drink'. È un dato che preoccupa quello che emerge dalla relazione al Parlamento sugli interventi realizzati da ministero della Salute e Regioni in materia di alcol e problemi alcolcorrelati, anni 2007-2008.
Non solo giovani. Anche tra gli adulti le cose non vanno meglio. Pur registrando percentuali più basse rispetto a altre nazioni europee, c'è comunque un consumo sostenuto, tanto che una persona su dieci beve quotidianamente in quantità non moderate e il 15,9% non rispetta le indicazioni di consumo proposte dagli organi di tutela della salute. Rispetto all'Europa, l'Italia presenta una minore prevalenza di consumatori di bevande alcoliche e una ridotta diffusione della mania di bere fino a stare male rispetto agli altri Paesi. Tuttavia, fra coloro che consumano alcol, ben il 26% lo fa quotidianamente (il doppio della media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea).
Bere per ubriacarsi. Un quadro epidemiologico, quello tracciato dal Ministero, da cui emerge la diffusione di comportamenti a rischio lontani dalla tradizione nazionale. Primo tra tutti il binge drinking, le cosiddette 'abbuffate' d'alcol fino all'ubriacatura, diffuse soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9%).
"Sono anni che vediamo diminuire l'età in cui i ragazzi cominciano a bere - commenta il professor Emanuele Scafato, direttore del centro dell'Oms di ricerca sull'alcol e direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità - e sempre più spesso ci troviamo di fronte a cui un fenomeno che dimostra la voglia dei più piccoli di provocare, di apparire grandi e emancipati, disinibiti agli occhi degli altri: il binge drinking". Ciò significa che ormai i ragazzi bevono per ubriacarsi e non solo il sabato sera.
Il consumo fuori pasto. Altra tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è, inoltre, il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2008 il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età , il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking nel corso dell'anno.
I rischi della dipendenza. Secondo l'Istituto superiore di sanità l'alcol sarà la terza causa di disabilità , mortalità e morbilità nei prossimi anni. L'alcol è oggi all'origine del 25% della mortalità giovanile dei ragazzi e del 10% di quella delle ragazze. Senza parlare delle morti sulle strade, correlate al consumo di alcolici: si stima che siano il 30% e il 50% del totale di tutti gli incidenti.
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