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Venerdi 4 Maggio 2012 alle 15:52I giornalisti: Alice nel paese delle meraviglie
Lunedi 15 Marzo 2010 alle 01:03Ordine dei giornalisti del Veneto   Â
Lorenzo Del Boca: "I giornalisti sono come Alice nel paese delle meraviglie".
"I giornalisti in Italia rischiano di diventare come Alice nel paese delle meraviglie raccontando un mondo che non c'è": le parole del presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, sono riferite alla difficoltà con cui l'intercultura stenta a farsi largo nel mondo dell'informazione, come dimostra una ricerca presentata oggi a Torino.
"I giornali - osserva Del Boca - per definizione devono raccontare il mondo e la società che oggi è multietnica e quindi interculturale. Invece non lo fanno e, quando lo fanno, lo fanno male perché non siamo sufficientemente preparati. La formazione è una criticità della categoria".
"Gli editori - aggiunge Del Boca - dovrebbero imporre l'intercultura, invece pensano solo a chiedere soldi al governo e sacrifici ai giornalisti".
L'incapacità dei media a rappresentare la realtà è evidente - secondo il presidente dell'Ordine nazionale - anche da un certo modo di fare informazione molto concentrata sui gossip, preoccupata più di sapere se il presidente francese ha un'amate o se c'è l'ha la first lady Carla Bruni che non a raccontare i problemi reali della società francese. La ricerca è il primo passo dell'Antenna Informazione Intercultura (nata su iniziativa dell'Istituto Paralleli, con il sostegno di regione Piemonte, Università di Torino e Ordine dei giornalisti del Piemonte) che si propone di promuovere il rispetto della Carta di Roma su informazione e stranieri e a lavorare in stretto contatto con la Rete dell'Osservatorio Nazionale. (ANSA).
LA CARTA DI ROMA, ovvero il "Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti", è stata approvata nel giugno del 2008 dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (dopo essere stato approvato dal Consiglio Nazionale della Federazione della Stampa) recependo le preoccupazioni espresse dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, e le esigenza di un'informazione accurata, responsabile, non sensazionalistica.
Nella Carta, che fa perno sul fondamentale criterio deontologico del "rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati", si invitano fra l'altro i giornalisti a "adottare termini giuridicamente appropriati", a "evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte" e "comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati".
I soggetti promotori si impegnano ad inserire le tematiche relative all'immigrazione tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, e ad istituire un Osservatorio indipendente, d'intesa con istituti universitari e di ricerca e altri organismi, che sottoponga a periodico monitoraggio l'evoluzione del modo di informare su un fenomeno di rilievo crescente.
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Sui giornali mai più "Vù cumprà"
Domenica 14 Marzo 2010 alle 22:34Ordine dei Giornalisti del Veneto    Â
Informazione rispettosa degli stranieri: sui giornali mai più "Vù cumprà "
Sono stati i giornalisti a inventarsi l'espressione vù cumprà , poi è sparita dal linguaggio, segno che qualcosa sta maturando nella lotta agli stereotipi: può essere questa la sintesi della ricerca presentata venerdì a Torino su mass-media e intercultura che ha analizzato il linguaggio di 1.852 articoli e 3.412.339 parole mettendo in luce che ostilità e diffidenze, paure e intolleranze passano proprio attraverso le parole.
A proporla è stato Sergio Miravalle, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte tra i finanziatori della ricerca.
Promosso dall'Istituto Paralleli e condotta da tre ricercatori dell'Università di Torino (Marinella Belluati, Cristopher Cepernich e Michelangelo Conoscenti) lo studio fa emergere che immigrati, extracomunitari, rifugiati, stranieri, clandestini, sono termini sinonimi.
Ma il messaggio - hanno spiegato i docenti - passa attraverso l'associazione, costantemente ripetuta, di alcune parole, quali i binomi ridondanti quali problema, sicurezza, lavoro, organi di polizia. Finisce che s'identifica sempre il male con l'illegalità e l'illegalità con la devianza e la criminalità . "Siamo noi responsabili della formazione dell'opinione pubblica - ha osservato Miravalle - e se abbiamo come Ordine regionale finanziato questa ricerca è per avere un ruolo di affermazione di una cultura libera da pregiudizi, di una coscienza critica che deve trovare nel giornalismo una delle sue forze principali".
Dalla ricerca si nota la crescita di una barriera tra italiani e immigrati da cui traspare - notano i ricercatori - la preoccupazione dei primi a non perdere o a ridefinire la propria identità .
Perciò di immigrati si scrive non soltanto quando sono coinvolti nella cronaca nera, ma anche in relazione ad alcune tematiche ricorrenti, come la scuola e la religione.
La scuola però quasi mai è considerata un ambiente di integrazione, anzi i mezzi d'informazione ridimensionano questo essere luogo d'incontro fra bambini, ragazzi che spesso, invece, non hanno i pregiudizi degli adulti e sono più disponibili a conoscersi.
Anche la religione è una tematica ricorrente ma è intesa non tanto come promotrice di solidarietà , se non nella stampa d'ispirazione religiosa o in alcuni articoli isolati, ma come una difficoltà all' integrazione.
Dall'analisi si evidenzia, anche, che i più attenti all'intercultura sono i media locali, in particolare televisioni e radio, molti dei quali, in sintonia con i tempi, hanno attivato programmi per i migranti e in diverse lingue.
La strada dell'intercultura - concludono i ricercatori - è però ancora lunga, anche perché sono ancora pochi i giornalisti stranieri all'interno delle redazioni.
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