Fiat: più soldi ai manager e Termini chiude
Domenica 21 Febbraio 2010 alle 16:37
Una notizia: i compensi ai dirigenti di "prima fascia" della FIAT saranno aumentati. Qualche esempio: a Sergio Marchionne (amministratore delegato), per aver raggiunto un utile di gestione di 1,1 miliardi e aver tenuto l'indebitamento a 4,4 miliardi, è stato dato un bonus di 1.343.000 (1 milione e 343 mila) euro, che si aggiunge ai 3.347.000 (3 milioni 347 mila) euro percepiti per la carica ricoperta nel Gruppo. Luca di Montezemolo riceverà (per i ruoli di presidente della FIAT e della FERRARI e per il raggiungimento dei bonus legati agli obiettivi di bilancio della casa di Maranello) 5.200.000 (5 milioni 200 mila) euro. Al vicepresidente John Elkann verrà data "la miseria" di 631.000 euro. E via elargendo. Per i "grandi manager" del gruppo FIAT il monte stipendi è salito dagli 11 milioni del 2008 ai 19 milioni di euro del 2009. Otto milioni (di euro) in più. Questi aumenti verranno proposti all'assemblea degli azionisti della Fiat in calendario il 26 marzo.
Tutto questo avviene mentre la FIAT annuncia la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, mentre viene chiesto il ricorso alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori, mentre gli stessi dirigenti che si auto-elargiscono premi milionari ci dicono che i lavoratori dovranno fare sacrifici e che il costo del lavoro è insostenibile. I "grandi dirigenti" di confindustria assieme a chi governa il paese ci dicono che produrre, in Italia, costa troppo e che il principale problema dell'Italia (quello che frena la ripresa) è il sistema pensionistico. Ma un operaio metalmeccanico ha un salario mensile medio di circa 1.200 euro e chi vive il dramma della cassa integrazione guadagna circa 700 euro ... e chi è in pensione fatica ad arrivare a fine mese.
Noi non riusciamo a capire (o, forse, comprendiamo troppo bene), siamo ostinati e vogliamo porre alcune semplici domande: quale ulteriore prezzo dovranno pagare i lavoratori per dare milioni di euro ai pochi grandi manager che dirigono le imprese (troppo spesso solo) grazie agli incentivi e agli aiuti statali? C'è moralità in tutto questo? È giusto che il sistema produttivo italiano sia governato dagli attuali "dirigenti"?
È ormai chiaro che noi lavoratori non siamo nella "stessa barca" di "lorpadroni". È solo la solita, vecchia consuetudine padronale dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. La crescente sperequazione tra chi "dirige" e chi lavora è solo l'ennesimo esempio di come i capitalisti intendono il concetto di giustizia sociale. È l'indicazione chiara che "lorpadroni" vogliono far ricadere la crisi, quella che essi stessi hanno creato, solo e interamente sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Questa è solo una delle tante storie che avvengono in un paese del capitalismo reale. Noi non ci stiamo e gridiamo tutta la nostra indignazione, ma non basta. Facciamo appello a tutte le forze sociali e politiche democratiche di unirsi per costruire un'alternativa a quanto succede, oggi, in Italia. Organizziamoci.
Giorgio Langella
federazione della sinistra - coordinamento PdCI-PRC Vicenza
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Pedemontana, Pettenò del Prc chiede blocco
Giovedi 18 Febbraio 2010 alle 21:08Prc Sinistra Europea  Â
Autostrada Pedemontana Veneta: la Regione blocchi il progetto per una attenta verifica con i Comuni interessati e tornare alla soluzione individuata nel 2001
E' stata presentata oggi un'interrogazione a risposta immediata alla Giunta Regionale chiedendo alla Regione Veneto di farsi parte attiva per sospendere l'iter di realizzazione dell'autostrada Pedemontana Veneta da realizzarsi in project financing, ritornando al vecchio progetto espresso dalla Conferenza dei servizi fra i sindaci del vicentino e del trevigiano e la Regione Veneto, svoltasi il 31 marzo 2001 a Castelfranco Veneto, nella quale si era decisa invece la realizzazione di una superstrada, una infrastruttura a basso impatto ambientale, al servizio del territorio e che utilizzasse il più possibile i sedimi stradali già esistenti
Rifondazione Comunista, preoccupata dall'impatto devastante sul territorio, dal saccheggio di un'area ad alto pregio agricolo, dalla grande mole degli espropri e dal traffico automobilistico giornaliero che comporterà un notevole aumento dell'inquinamento in un territorio già pesantemente colpito da tale fenomeno, condanna la realizzazione di questa autostrada e chiede che si riparta dalla precedente soluzione individuata in sede di Conferenza dei Servizi del 2001 dando voce alle Comunità locali interessate dal tracciato.
Pietrangelo Pettenò
Consigliere Regionale PRC Sinistra Europea
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La crisi continua? La colpa è dei comunisti
Sabato 13 Febbraio 2010 alle 11:35Giorgio Langella    Â
Cronache da un paese del capitalismo reale.
Una settimana, al solito, passata di corsa a inseguire un lavoro che sembra diventare sempre più difficile e "povero".
Intanto:
• da un po' di mesi impiego poco più di due ore per fare il tragitto, per me abituale, Vicenza-Como (c'è meno traffico di camion rispetto a qualche tempo fa)
• una fabbrica tessile del comasco (una di quelle grandi) ha messo in cassa integrazione circa 450 lavoratori per 8 settimane
• tante piccole aziende, quelle che formano il tessuto produttivo del territorio, resistono lottando giorno per giorno (un imprenditore mi dice che hanno finito i soldi e che domani non si sa se e come continuare)
e così via.
Ma non (ci avevano detto che) c'era la ripresa? A vedere quello che succede in giro sembra proprio di no.
E infatti, puntuale, arriva la notizia: nel 2009 la produzione industriale è calata del 17,4% (il risultato peggiore dal 1991) E poi: "Sceso a sorpresa il Pil nel quarto trimestre" del 2009. Da +0,1 diventa -0,2. Un calo del 4,9 in un anno, il dato peggiore dal 1971 (e cioè da quando è iniziata la serie storica). Non è l'errore di uno 0,3% a preoccupare, è il segno che passa da positivo a negativo. Ma, ci dicono, a gennaio la cassa integrazione è calata rispetto al mese di dicembre. Forse. Ma, ed è solo un esempio, la mobilità in provincia di Vicenza ha colpito, nel gennaio 2010, oltre 930 lavoratori (che si aggiungono alla cifra drammatica di oltre 6500 lavoratori in mobilità nel 2009).
Durante il suo viaggio a Bruxelles, Berlusconi indica dov'è la colpa di questa situazione disastrosa: sono le pensioni che, dice, "pesano sempre di più sui bilanci degli Stati", sono i pensionati. Lui e il suo governo, i capitalisti che lo appoggiano, tutti quei "lorsignori" che hanno utilizzato lo scudo fiscale, non hanno mai nessuna responsabilità . Del resto, non sono forse gli "eletti dal popolo" e, come confermano i loro sondaggi, hanno un gradimento talmente alto da risultare imbarazzante? Per questo, non possono essere sottomessi a nessun giudizio e devono essere immuni a qualsiasi accusa.
Ci sono ombre sulla protezione civile e sul comportamento di Bertolaso? La colpa è dei magistrati che indagano. Gli eroi (e Bertolaso è un "eroe"), con tutto quello che fanno per la "gente", non possono essere sfiorati neppure da un sospetto. Sono intoccabili. La cosa drammatica è che invece di contestare le accuse, difendono se stessi dicendo che non possono essere accusati perché così ha stabilito la "volontà popolare" e perché sono "amati dalla gente". Alcuni dirigenti della protezione civile vengono indagati per gravi fatti di corruzione? L'attenzione dell'opinione pubblica viene presto indirizzata verso l'aspetto "sessuale" della vicenda e il fatto, da grave e serio, si trasforma in pettegolezzo.
Intanto, nelle aule parlamentari, si discute (e si vuole approvare) una legge che trasforma la protezione civile in una società per azioni. Un'azienda che risponderà direttamente e solo alla presidenza del consiglio. La "protezione civile spa" si occuperà di tantissime cose. Tanto sono diventati "emergenza" anche i mondiali di ciclismo, quelli di nuoto, il G8 alla Maddalena, le cerimonie per i 150 anni dell'unità d'Italia e quant'altro. Manifestazioni previste da tempo, normalmente pianificabili. Ma, con la scusa dell'emergenza, si possono superare quelle regole democratiche che "lorsignori" chiamano lacci e lacciuoli, quei vincoli che impediscono di usare lo Stato come fosse un'azienda privata. Soprattutto si può fare quello che si vuole, senza che si controlli come viene utilizzato il denaro pubblico. C'è l'emergenza e, quindi, la necessità di dover "correre" scavalcando qualsiasi legge. Forse, anche il festival di Sanremo potrebbe essere considerato "emergenza"? (A proposito, che ci va a fare Bersani a Sanremo? È la "politica (avan)spettacolo", quella politica con pochi contenuti e tanta apparenza che è così di moda ... o, forse, sono solo canzonette).
E continuando: Steno Marcegaglia (presidente dell'omonimo gruppo e papà di Emma) è indagato dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta su un traffico illecito di rifiuti pericolosi; Marchionne (amministratore delegato del gruppo Fiat) dichiara che, senza incentivi, la produzione calerà di 350.000 vetture e che, certamente, ne risentirà l'occupazione (ma non avevano dichiarato che la Fiat non aveva avuto neanche un euro dallo Stato e che non ne aveva bisogno?).
E così via con tante notizie di fatti, fatterelli e fattacci che descrivono una società corrotta, individualista, cattiva ...
Intanto, da inizio anno, sono morte 123 persone per mancanza di sicurezza nel lavoro. E poi, ed è notizia di ieri 12 febbraio 2010, un giovane operaio si è impiccato nel magazzino dove lavorava a Vinovo (Torino). Era il suo ultimo giorno di lavoro prima della cassa integrazione che preludeva alla mobilità e alla chiusura dell'azienda nella quale lavorava.
Ma bisogna essere ottimisti perché va tutto bene. E' la sinistra che non sa sorridere più. Il pessimismo frena la ripresa, anzi la ripresina, che è dietro l'angolo.
I comunisti sono (siamo) tutti cupi, tristi. Non vogliamo "le riforme" (da quella della giustizia per salvare Berlusconi & soci, a quella che fa diventare la protezione civile una società per azioni, da quella della scuola che, di fatto, abbassa l'età dell'obbligo a quella che alza l'età pensionabile...).
Ci sarebbe la ripresa, ci dicono, ma viene frenata da quei "cattivi" dei comunisti.
Come sempre, per "lorsignori" la colpa è del comunismo.
Giorgio Langella
federazione della sinistra - coordinamento PdCI-PRC Vicenza
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Regionali: Prc e Pdci confluiscono nella FdS
Domenica 7 Febbraio 2010 alle 15:48
Prc e Pdci, le due sigle dei comunisti separati da 11 anni, tornano uniti per presentarsi alle regionali con una lista unica intitolata alla Federazione della Sinistra.
La distinzione tra "rifondatori comunisti" e "comunisti italiani" rimane ma è attenuata come l'anno scorso alle europee (quando hanno raccolto l'1,36% in provincia).
Nel Vicentino sarà capolista della FdS Roberto Fogagnoli, esponente di riferimento del Prc a Schio, più volte candidato in elezioni varie.
Una nota sull'apertura della campagna elettorale della FdS recita così: «Tre sono i settori fondamentali su cui la Federazione della sinistra chiede il sostegno per cambiare il Veneto».
In quello sociale: intervento pubblico a sostegno dello sviluppo occupazionale, degli investimenti su ricerca e università , dei servizi sociali alle famiglie; e tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, perché hanno contribuito alla crescita economica della regione.
Sulle infrastrutture: no a tutte le "grandi opere" (Tav, sistema delle tangenziali, Pedemontana) «inutili e dannose per l'ambiente e l'economia veneta»; e no anche al nucleare, alla privatizzazione dell'acqua e a qualsiasi impianto industriale di smaltimento dei rifiuti (inceneritori o termovalorizzatori), per avere invece investimenti sulle fonti energetiche rinnovabili.
Su Vicenza: no alla base Usa al Dal Molin e alle opere collaterali come la tangenziale nord, perché «i danni ambientali, la perdita di sovranità e l'elevato rischio di attacchi terroristici non potranno mai essere oggetto di compensazione».
Affiancheranno Fogagnoli nella lista FdS il vicentino di origine iraniana Morteza Nirou (mediatore culturale), Giuliano Ezzelini Storti (consigliere di opposizione a Recoaro), Margherita Fusari (consigliera di maggioranza ad Altavilla), Luciano Panato (comitati No Centrale e No Pedemontana, Irene Rui (esperta di politiche etniche e migratorie del Prc provinciale), Carmelo Spinali (operaio tecnico si Sossano) e Marco Sulas (operaio e studente già candidato alle elezioni politiche 2008 per il Pdci).
L'azione fascista di Bassano contro i martiri
Venerdi 29 Gennaio 2010 alle 06:14
L'azione fascista di Bassano contro le croci che ricordano i martiri impiccati in via Basilicata non è un atto isolato né una "bravata". È uno dei risultati di una politica, anche culturale, che tende a nascondere la realtà del ventennio fascista. È figlia di una precisa volontà di cancellare la memoria di cosa è stato, un oblio che porta ad assolvere i crimini del fascismo italiano trasformandolo in "dittatura dolce".
Da troppo tempo in Italia si tenta di disconoscere le responsabilità dei fascisti italiani nella promulgazione delle leggi razziali, nelle deportazioni verso i campi di sterminio nazisti, nei massacri dei partigiani e dei cittadini inermi, nei rastrellamenti, nella distruzione della vita.
È un'azione di cancellazione della memoria storica, un sonno della ragione che genera mostri. Gli
stessi mostri che ieri a Bassano, hanno compiuto un atto criminale scoperto nel giorno dedicato alla memoria.
Non si può essere neutrali o indifferenti. È stata anche e, forse, soprattutto l'indifferenza dei "non perseguitati" a permettere le leggi razziali, i campi di sterminio, i massacri di milioni di ebrei, di zingari, serbi, politici oppositori del nazifascismo, omosessuali, testimoni di Geova, disabili o di persone genericamente ritenute "antisociali".
Per azioni come quella di Bassano non può né deve esserci giustificazione alcuna.
Dobbiamo tutti prendere posizione e gridare la nostra indignazione. La semplice condanna di queste azioni non basta. Le Istituzioni devono essere al fianco delle associazioni dei partigiani, dei deportati e reduci, dei cittadini democratici, delle forze politiche che si richiamano alla Costituzione e contrastare con la dovuta severità e la durezza necessaria chi tenta di riscrivere la storia. La memoria di quanto è successo in Italia e nel mondo a causa del fascismo e del nazismo, non è semplice commemorazione.
Deve essere nella coscienza di ognuno che la storia, quella storia di morte può ripetersi se non stiamo attenti, se non vigiliamo.
Oggi il pericolo di un ritorno al passato è altissimo. Nessuno può sentirsi assolto da una colpevole equidistanza che oggi ha, purtroppo, largo seguito.
Chi combatteva al fianco dei nazisti non è minimamente equiparabile a chi ha contribuito a liberare l'Italia dalla dittatura con il sacrificio e il martirio.
Non ci possono essere ambiguità . Le ferite inferte all'umanità dalla barbarie nazifascista non sono rimarginabili. Non possono esserlo ed è giusto così ...
Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - coordinamento PdCI-PRC
Vicenza
Lavoro, situazione drammatica a Vicenza
Giovedi 28 Gennaio 2010 alle 23:38
I dati del 2009 sulla situazione del lavoro nella nostra provincia evidenziano una situazione realmente drammatica.
Da gennaio a dicembre 2009, in provincia di Vicenza sono 3.134 i lavoratori coinvolti in aperture di crisi (205 ditte); 9.138 quelli coinvolti in procedure concluse di crisi aziendali (233 ditte). Ci sono state 10.556.051 ore di cassa integrazione ordinaria (corrispondenti a circa 5.737 posti di lavoro), 10.582.436 ore di cassa integrazione straordinaria (corrispondenti a circa 5.751 posti di lavoro)(1). Il numero totale delle ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria(2) della provincia di Vicenza è il più alto tra tutte le province venete.
Nella provincia di Vicenza, le aziende con trattamenti di C.I.G.S. sono 105 (85 per crisi aziendale) su un totale regionale di 307. Le ore richieste per la cassa integrazione in deroga sono state 9.581.845. Il numero dei lavoratori (previsione Veneto Lavoro) interessati alla cassa integrazione in deroga a dicembre è pari a 11.839. La mobilità ha colpito 2.283 lavoratori di imprese oltre i 15 dipendenti e 4.237 lavoratori delle piccole imprese per un totale di 6.520 lavoratori in mobilità .
Si possono fare varie considerazioni sulle cause, sulla scarsa tenuta del modello di sviluppo nel Nord-Est e di quello vicentino in particolare. Si possono fare grandi dibattiti, interpretare anche i dati in maniera positiva, per esempio rilevando il dato dell'uso massiccio di cassa integrazione come ammortizzatore sociale e garanzia per i lavoratori.
Un fatto, comunque, è da considerare: quella freddamente descritta dai numeri è la realtà . Una realtà drammatica, tragica, che getta in situazioni di estremo disagio migliaia di famiglie. I "numeri" evidenziano una profonda crisi. La progressiva crescita dei licenziamenti, della mobilità , del ricorso agli ammortizzatori sociali fotografano l'incapacità di chi governa il paese di reagire, di proporre concrete soluzioni. Se si considera, poi, che a questi "numeri" si dovrebbero sommare i licenziamenti individuali, quelli dei lavoratori precari, i lavoratori non garantiti da forme di garanzia e da ammortizzatori sociali che "escono silenziosamente" dal mondo del lavoro, il vasto "popolo delle partite iva" costretto a tentare di lavorare in proprio ma che, di fatto, lavora in totale subalternità , la situazione diventa ancora più drammatica. È una vera e propria tragedia. Ma quelli sopra riportati non sono solo freddi "numeri". Quei "numeri" sono lavoratori, persone, famiglie. Sono disperazione e progressiva mancanza di speranza nel futuro. Chi ci dice che la ripresa è iniziata mente o, probabilmente, pensa a una "ripresa" che favorisca solamente i capitalisti, gli speculatori, chi delocalizza e sfrutta il lavoro altrui.
Noi riteniamo che di ripresa si possa parlare solamente quando l'occupazione crescerà . Quando ci sarà più lavoro. Un lavoro a tempo indeterminato, sicuro, stabile, con una retribuzione giusta.
Il lavoro prima di tutto. Il lavoro come primo diritto costituzionale. Il lavoro come dovere costituzionale. Riteniamo che sia indispensabile mettere al centro della politica della sinistra soprattutto la difesa del posto di lavoro e lo sviluppo del lavoro e che questo debba avvenire anche grazie ad azioni decise da parte delle Istituzioni di una Repubblica che è fondata sul lavoro. Il vero problema è il lavoro e le Istituzioni non possono fare finta di nulla né possono rispondere unicamente finanziando gli ammortizzatori sociali. L'articolo 4 della Costituzione stabilisce che "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto." e che "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società ."
Non sono parole prive di senso come può ritenere il ministro Brunetta. Sono, invece, principi fondamentali del vivere democratico.
Non si può restare indifferenti né ci si può chiudere in una torre d'avorio in attesa di miracolose soluzioni, isolandosi dalla realtà e dai veri drammi della società . Bisogna agire. Noi vogliamo fare un appello a tutta la sinistra, alle forze sindacali (alla CGIL in particolare che sta svolgendo un congresso che dovrebbe avere il lavoro e lo sviluppo come centro della propria lotta), alle associazioni, ai singoli cittadini che hanno a cuore il bene dei diseredati, di chi lavora, di chi è pensionato, di chi le tasse le paga. Un appello di invito a non cedere e continuare a lottare. Una lotta che parte da quello che siamo, dalla forza che abbiamo e che rimetta al centro della politica italiana la questione del lavoro. L'obiettivo primario deve essere avere maggiori possibilità di lavoro. Un lavoro garantito, sicuro e a tempo indeterminato, con una retribuzione giusta e sufficiente a vivere nella sicurezza. La nostra lotta deve avere al centro questi diritti inalienabili. La cassa integrazione, la mobilità e gli altri ammortizzatori sociali sono utili a risolvere situazioni contingenti, ma non sono la cura, sono solo un dramma forse meno grave del licenziamento. Il nostro ambiente cade a pezzi, le nostre città sono invase da costosissime case vuote, le nostre fabbriche chiudono, ai lavoratori viene impedito di lavorare. Come nel 1949 c'è bisogno, oggi in Italia e anche a Vicenza (che fino a poco tempo fa si considerava un'isola felice), di un nuovo "Piano del Lavoro" che (ri)metta il problema dell'occupazione al centro della lotta politica. I capitalisti, in particolare quelli italiani, sta dimostrando la propria incapacità di indicare una via d'uscita dalla crisi che non sia legata all'aumento dei privilegi della casta della quale fanno parte. Non si può continuare a elargire incentivi e finanziamenti pubblici a chi espelle migliaia di persone dal lavoro. È necessario un programma di progresso che indichi nei lavoratori la vera classe dirigente del paese e che ponga all'attenzione dei cittadini anche una domanda che non si fa più da troppo tempo: di chi deve essere la proprietà e il controllo dei mezzi di produzione? Insieme possiamo tentare di costruire un programma realmente di progresso e imporlo all'attenzione di tutta la sinistra. Pensiamo che lottare per una società diversa dall'attuale, così come faceva Di Vittorio, una società dove chi lavora abbia la proprietà del proprio futuro senza, per questo, dover chinare la testa, sia una scelta per la quale vale la pena vivere.
Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - coordinamento PdCI - PRC Vicenza
(1) Il numero di posti di lavoro "perduti" è calcolato considerando una media potenziale di circa 1840 ore di lavoro per l'anno.
(2) Nel periodo gennaio-dicembre 2009 le ore di cassa integrazione totali (C.I.G. + C.I.G.S.) sono:
ITALIA 918.146.733 (pari a circa 498.992 posti di lavoro)
VENETO 81.792.392 (pari a circa 44.452 posti di lavoro)
VICENZA 21.138.487 (pari a circa 11.488 posti di lavoro)
Malfunzionamento depuratore Montebello
Martedi 26 Gennaio 2010 alle 23:00
In riferimento all'attuale malfunzionamento del depuratore di Montebello Vicentino oggi è stata presentata un'interrogazione regionale* dal Consigliere regionale del PRC Pietrangelo Pettenò; con tale interrogazione si chiede, fra l'altro, alla Regione se detto malfunzionamento, che va a ripercuotersi in negativo sulla qualità delle acque reflue scaricate dall'impianto, sia dovuto allo smaltimento, nel depuratore, di rifiuti liquidi, anche provenienti da fuori comprensorio (rifiuti liquidi a proposito dei quali, in una recentissima intervista
apparsa sul numero di gennaio 2010 del Corriere Vicentino, il Presidente di Medio Chiampo P. Rigon ha riferito essere aumentati i quantitativi smaltiti nell'impianto di Montebello Vic.no)
*Fare chiarezza sull'impianto di depurazione della società Medio Chiampo spa di Montebello Vicentino
presentata il 26 gennaio 2010 dal consigliere Pietrangelo Pettenò
Premesso
che alle industrie conciarie che scaricano le proprie acque reflue nella fognatura industriale della società Medio Chiampo spa risulta essere pervenuta - da parte di detta società - una richiesta di riduzione dei volumi di reflui scaricati
si chiede alla Giunta Regionale di conoscere:
- quali siano le difficoltà tecniche per cui l'impianto di depurazione della soc. Medio Chiampo spa, sito in località Fracanzana di Montebello Vicentino, non riesce a trattare adeguatamente i reflui di scarico delle aziende conciarie utenti;
- con quali autorizzazioni la soc. Medio Chiampo smaltisca, in tale depuratore, rifiuti liquidi costituiti da reflui inquinanti non provenienti dal distretto conciario;
- quali accertamenti tecnici siano stati eseguiti per verificare la causa del problema (in particolare per verificare se la non corretta funzionalità dell'impianto sia dovuta a fenomeni di avvelenamento e/o inibizione del ciclo depurativo dovuto alla immissione nell'impianto di tali rifiuti liquidi (reflui) estranei al ciclo di lavorazione del polo conciario)
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Lettera al GdV su collaboratori Gazzettino
Sabato 23 Gennaio 2010 alle 12:21
Riceviamo da Giorgio Langella una lettera ‘aperta' al GdV sulla situazione dei colleghi de Il Gazzettino e la pubblichiamo ringraziandolo per aver evidenziato che VicenzaPiù (soprattutto nella sua testata online) ha dato la richiesta visibilità al problema e associandoci nel chiedere un dibattito sulla libertà di stampa e di informazione
Al direttore de "Il Giornale di Vicenza"
Vicenza, 22 gennaio 2010
Egregio Direttore,
come Lei certamente sa, lunedì 18, martedì 19 e mercoledì 20 gennaio alcuni collaboratori del Gazzettino di Vicenza hanno scioperato per il diritto ad essere trattati con dignità .
Ma cosa chiedono questi otto lavoratori? Molto poco. Vorrebbero ottenere un trattamento economico dignitoso (oggi stentano a raggiungere compensi di 300-400 euro al mese!) e vedere riconosciuta la propria professionalità . Chiedono di incontrare la dirigenza del loro giornale per dialogare, per capire quale potrà essere il loro futuro.
Sono normali rivendicazioni di normali diritti. Ma, i lavoratori scesi in sciopero, hanno anche chiesto solidarietà e un minimo di visibilità . La solidarietà è stata loro data da esponenti provinciali, regionali e nazionali di diversi partiti politici (dai comunisti alla lega), da sindacati, da qualche giornalista (a titolo personale).
La visibilità , invece, è stata loro negata. Nulla è trapelato nei giornali locali che, tranne VicenzaPiù, sono rimasti del tutto indifferenti alla loro giusta protesta.
Di conseguenza, questi lavoratori, sono diventati protagonisti invisibili di uno sciopero invisibile perché nascosto all'opinione pubblica.
Nulla è stato scritto nel Suo giornale (tranne una riga "persa" in un articolo del 20 gennaio 2010 che trattava la nomina del nuovo presidente dell'Associazione vicentina della stampa).
Nulla è stato riportato, nel Suo giornale, delle prese di posizione solidali ai lavoratori del Gazzettino che sono state inviate anche al Suo giornale con la chiara intenzione di dare un minimo di visibilità allo sciopero.
Nulla.
Non ci sembra un modo giusto di fare informazione. Ci sembra, invece, che il silenzio, da parte del Suo giornale e di tutta la stampa vicentina, su questa vicenda sia emblematico di una maniera conformista di fare informazione. Un silenzio che, di fatto, occulta le notizie "scomode"; quelle notizie che evidenzierebbero un malessere diffuso nel mondo del lavoro (dalle fabbriche agli uffici, alle redazioni dei giornali) dovuto alle condizioni di precarietà (disoccupazione crescente, retribuzioni misere, mobilità e cassa integrazione che non garantiscono una vita decente, insicurezza) che i lavoratori vivono e che sta diventando la caratteristica principale della "società del benessere" italiana.
Ci sembra che la libertà di informazione subisca duri colpi non solo quando esiste una palese censura, ma anche quando si tacciono le notizie. Forse il non poter leggere, ormai troppo spesso, notizie sulle condizioni di lavoro che stiamo subendo, ci porta a errori di valutazione, ma, crediamo che sarebbe utile, comunque, approfondire lo stato di salute dell'informazione vicentina e nazionale.
Concludiamo chiedendo a Lei di farsi promotore sulle pagine del Suo giornale di un dibattito pubblico, aperto, libero, schietto e, se necessario, anche duro su una questione che riteniamo fondamentale per la democrazia: la libertà e la trasparenza dell'informazione.
Distinti saluti
Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - coordinamento PdCI-PRC
Vicenza
Solidarietà ai lavoratori del Gazzettino
Lunedi 18 Gennaio 2010 alle 14:52Federazione della Sinistra
Oggi e nei prossimi due giorni alcuni lavoratori del Gazzettino di Vicenza scioperano per avere il diritto di vedere il proprio lavoro riconosciuto con la dovuta giustizia. Chiedono di poter incontrare l'editore per discutere del proprio futuro e delle condizioni nella quale versa la libertà di informazione nel nostro paese e nella nostra provincia.
A loro va la nostra massima solidarietà senza distinguo, senza ambiguità , senza se e senza ma.
Vorremmo che si facesse la dovuta attenzione a ciò che questa protesta evidenzia. Vorremmo che si discutesse di quelle forme di censura indotte dalla precarietà del lavoro nella quale vivono quei giornalisti che non godono di emolumenti milionari, che non compaiono in televisione a
pontificare su tutto.
Quale libertà di informazione può esistere quando vengono imposte condizioni di lavoro e retribuzioni insufficienti? Quale libertà di espressione può esserci se chi scrive può essere ricattato in ogni momento e non può avere un futuro sicuro?
Un sistema che non tutela il lavoro di chi scrive e, magari, vuole fare inchieste anche scomode è un sistema poco libero, asservito al potere. Pensiamo che la situazione evidenziata dai lavoratori de "Il Gazzettino spa" in sciopero sia comune a tanti, troppi, collaboratori di organi di
informazione provinciali e nazionali.
Mantenere l'instabilità economica e la precarietà di lavoro del lavoratore-giornalista è una scelta ben precisa di chi vuole mantenere il controllo su ciò che viene scritto. Di fatto si impongono forme subdole di autocensura che concorrono a fare in modo che l'informazione italiana sia poco libera, imbavagliata, incerta, timida.
Una situazione intollerabile che ci vede tutti coinvolti anche se non ce ne rendiamo conto. Dobbiamo cercare, ognuno coi propri mezzi, di cambiare questo stato di cose e denunciare con chiarezza questa maniera, poco trasparente e affatto democratica, di "fare informazione".
Vorremmo che fosse chiaro che i lavoratori del Gazzettino scesi in sciopero stanno rischiando quello che hanno di più caro: il loro lavoro e la loro passione di fare giornalismo. Stanno rischiando perché sono ricattabili e, con tutta probabilità , ricattati. E rischiano ancora di
più perché i rapporti di forza non sono certo dalla loro parte.
Per questo è necessario che tutti diano loro perlomeno solidarietà .
Ne va della libertà di ognuno di noi di essere informato da chi lo fa con passione e professionalità .
Giorgio Langella
Ezio Lovato
Federazione della Sinistra - coordinamento PdCI-PRC Vicenza
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Energia solare: in Veneto è più economica
Domenica 17 Gennaio 2010 alle 03:22PdCI, Prc, Federazione della Sinistra  Â
Atalmi- Pettenò (Federazione della Sinistra): In Veneto scegliere l'energia solare è ora più facile ed economico
È stata approvata in Consiglio Regionale la legge sugli impianti solari termici e fotovoltaici da noi a lungo sostenuta.
La legge amplia il tipo di installazioni per cui la dichiarazione di inizio attività (DIA) da presentare al Comune viene sostituita da una semplice comunicazione.
La DIA per gli impianti di piccole dimensioni senza rilevante impatto sul paesaggio, rappresentava una pura formalità , ma arrivava ad aumentare il costo totale dell'impianto anche di 1000 euro, comprendendo anche il compenso per il tecnico che doveva redigerla e presentarla al Comune.
Inoltre, la legge approvata istituisce un fondo di rotazione di 2 milioni di euro a disposizione dei privati, degli enti e delle organizzazioni che decidono di convertirsi al solare.
Confidiamo che l'abbattimento dei costi e la concessione di incentivi renda più reale e accessibile il passaggio alle energie rinnovabili, verso un futuro più sostenibile.
Nicola Atalmi
Consigliere regionale dei Comunisti Italiani
Pietrangelo Pettenò
Consigliere regionale di Rifondazione Comunista