Più Democrazia contro le compensazioni
Giovedi 24 Settembre 2009 alle 18:25Comitato Più Democrazia
Compensazioni; la terribile operazione che Variati si appresta a compiere sul terreno della base Dal Molin ci trova totalmente contrari.
Compensazione, compensare, compenso significa -secondo la lingua italiana- equivalenza, equilibrio, corrispondenza fra ciò che si dà e ciò che si riceve, cioè fra la realizzazione della base e ciò che il Governo, la Regione, il commissario Costa vorrebbero darci. Ma sono compensabili la realizzazione e funzionamento della base militare al Dal Molin?
La 173° brigata é una unità d'attacco. "Strike" la definiscono i comandi miliari USA in Europa nelle loro relazione al Senato statunitense. Strike é il primo colpo con cui al bowling si abbattono tutti i birilli. L'uso del nostro territorio per far guerra al Sud povero del Mondo é compensabile?
La distruzione di 56 ettari di verde, l'occupazione dell'area sovrastante una della maggiori falde acquifere a livello europeo sono compensabili? No, non c'é compensazione possibile.
E non si dica che se il sindaco Variati non si siederà al tavolo delle compensazioni qualcuno lo farà al suo posto. Sbagliato perché le competenze comunali in questo terreno di totale discrezionalità politica ed amministrativa non sono surrogabili né giuridicamente né politicamente. Noi riteniamo che l'assenza del sindaco finirà per dare una dimensione di oggettiva inconcludenza all'eventuale tavolo nazionale delle compensazioni.
Per questo motivo non si sarebbe dovuto partecipare all'incontro con il sindaco; un incontro contraddittorio perché dedicato invece ad individuare le compensazioni.
Siamo contro questi mercanteggiamenti perché cerchiamo di portare la Pace ed il pacifismo dalle nuvole sulla terra. Non pensiamo di possedere la verità né di avere qualcosa da insegnare agli altri. Ma abbiamo idee ed ideali e vogliamo proporli a tutti, anche a chi é favorevole alla base.
Il pacifismo oggi é  l'unico atto realistico e positivo possibile. La guerra nel Viet-Nam, in Somalia, le due guerre contro l'Iraq ove attentati ed anarchia sono ampiamente presenti, la guerra contro la Jugoslavia in Kosovo che richiede tuttora il presidio di migliaia di militari ONU -prevalentemente occidentali- per evitare che gli albanesi massacrino la minoranza serba, la guerra in Afghanistan (solo il 3% dela territorio controllato dal governo centrale) che, per quanto si legge e si vede ma soprattutto per le dichiarazioni dei vertici militari USA ed inglesi, è avviata alla sconfitta dell'Occidente sono una prova purtroppo sanguinosa, soprattutto per i civili, che -come disse padre Balducci- la guerra é oggi un "ferro vecchio". Le guerre attuali contro il Sud del Mondo seminano morti innocenti, creano confusione e distruggono quel poco di ordine che c'è ma non si vincono più. Oggi le guerre non si possono più vincere. Serve invece sostituire la guerra con una politica di promozione dello sviluppo del Sud povero del Mondo secondo le vocazioni locali che non sono necessariamnte industriali o finanziarie. La scelta della Pace, come presupposto necessario di questa politica, è dunque l'unico atto di realismo oggi possibile. Una concreteza totale anche se avversata da buona parte della classe politica e dell'apparato politico-militare che vede la guerra non più come mezzo, qual'era nel recente passato, ma come fine, per distribuire gli utili e le rendite da morte. L'impiego della 173° brigata che dovrebbe occpuare l'area Dal Molin si colloca in questa concezione, della guerra come fine e senza fine. Di fronte a questo quadro, altro è opporsi alla base decisamente e senza tentennamenti ed altro supportare dal fronte del NO le compensazioni con atti incoerenti qual'è quello di sedersi al tavolo con Variati. Altro é il realismo mercantile delle compensazioni scambiato con alcuni vantaggi che sono il prezzo della inazione, se non del silenzio ed altro è il realismo della Pace. Il realismo pacifista comporta poi che il sindaco compia finalmente le scelte che finora ha scansato.1) applicare l'ordinanza del 17/1/1991 (prot. 318/91) che limita il passaggio in via Ferrarin ai veicoli autorizzati, non permettere l'accesso ai mezzi delle imprese costruttrici e quindi inibire il transito verso la base. Le esimenti addotte, anche dal Prefetto, prive del necessario supporto di provvedimenti formali, non sono invalide;
2) emanare una ordinanza di blocco dei lavori per abuso edilizio come gli chiedono da mesi tutti i gruppi NO DAL MOLIN con esposti ampiamente documentati e a mani del sindaco;
3) disporre la Valutazione di Impatto Ambientale che, come noto, riguarda sia l'esterno che l'interno del Dal Molin e si può legittimamente fare anche senza accertamenti sul terreno dell'aeroporto. Le norme in materia di VIA (Dir. CEE 85/337 e L.R. Veneto 10/1999) riguardano gli effetti diretti e indiretti di un progetto sull'uomo, sulla fauna e la flora; sul suolo e sottosuolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull'aria, il clima ed il paesaggio; sui beni materiali e sul patrimonio culturale; le interazioni tra i precedenti fattori; le possibili alternative al progetto, compresa la sua non realizzazione; le eventuali misure per eliminare o mitigare gli impatti negativi previsti; il monitoraggio continuo della compatibilità ambientale dei progetti, lo scambio di informazioni e la consultazione in ogni fase della procedura; la promozione dell'informazione e della partecipazione dei cittadini. Su questa valutazione erano disponibili docenti universitari esperti in materia, come Variati ben sa. Ma hanno atteso invano la chiamata. Non ci sono i soldi? E' risibile perché il bilancio e l'impiego dei quattrini lo decide proprio l'amministrazione Variati
Prima di chiamare in causa Regione, Governo, CEE il sindaco faccia l'autocritica e cerchi di rimediare, come ora proposto.
COMITATO PIU' DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONEÂ Â
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Domenica 28 Giugno 2009 alle 12:25
Nella Costituzione italiana l’Art. 1. recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" mentre non è scritto da nessuna parte che la sovranità , dopo le elezioni, passa dal popolo a chi viene eletto, ciò significa che GLI ELETTI sono chiamati ad ottemperare a quello che è un servizio nel rispetto della volontà popolare. Un partito che si pone come obiettivo di acquisire potere è già fuori dalla Costituzione. Lo si comprende molto bene dagli atti dell’assemblea costituente che riguardano la genesi dell’art. 75 che introduce il referendum abrogativo. Da essi si capisce la necessità avvertita dai costituenti di porre un controllo diretto del popolo CONTRO il rischio di una deriva autoritaria di una futura maggioranza.
Queste premesse dovrebbero già di suo porre l’attenzione verso quanti, una volta eletti, dichiarano frasi del tipo: “ora che sono stato eletto comando io, il voto lava …, per 5 anni faccio quello che voglio"etc, etc, frasi che si sono sentite e si sentono spesso negli ultimi anni e che dovrebbero far scattare una certa diffidenza contro chi le pronuncia.
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