Paura per gli arbìtri del centrodestra
Giovedi 4 Marzo 2010 alle 20:46Marco Milioni, Idv    Â
L'ora della paura
Comincio ad avere paura per quello che sta succedendo in queste ore. Nel Paese il governo e le forze di centrodestra che lo sostengono hanno messo a punto una strategia basata sulla violazione e sulla scorretta interpretazione delle norme che regolano la cosiddetta par condicio, legge già bislacca di per sé peraltro. Il risultato è stato quello di far saltare l'unica piazzaforte televisiva con ampia platea di ascolto nella quale si fa un po' di controcanto a chi ha il potere in mano: sia esso parlamentare, esecutivo e mediatico. I programmi «riserva indiana» cui mi riferisco li conoscono un po' tutti. E sono tra gli altri "Ballarò", "Annozero", forse "Presa diretta".
E mentre il centrodestra capeggiato dal suo azionista di maggioranza Silvio Berlusconi travolge con la fiction del pluralismo le voci dissenzienti, anche politiche, in nome dello stesso pluralismo, sempre Lega e soprattutto Pdl, cominciano a fare balenare l'idea di una norma, un decreto urgente "ad listam" che permetta ai sodali del capo nel Lazio come in Lombardia, i quali al momento non rispettano i parametri di legge per la presentazione delle firme elettorali, di correre ugualmente alle prossime elezioni regionali. Sulla stampa si leggono già i nomi dei fiancheggiatori di una ipotesi del genere, siano essi notisti del Corsera come Massimo Franco, siano essi parlamentari (d'opposizione?) come il democratico (?) Luciano Violante.
Si tratta di uno stato di cose preoccupante, indicativo di come il quindicennio di Arcore abbia mutato e lacerato nel profondo la fibra degli italiani. Anche dei politici che più dovrebbero essere avvezzi alle manovre ordite nel sottobosco. Per cui arriviamo al paradosso in cui in un confronto tra un tank (Berlusconi coi suoi soldi, le sue tv, le sue liason trasversali) chiede all'avversario (l'opposizione) armato di schioppo e di una bomba a mano di buttare via la bomba, e anche qualche proiettile, perché i suoi si sono dimenticati di fare gasolio al carro armato.
In una guerra del genere, in una guerra impari, il soldatino ringraziando il cielo per l'occasione avuta su un nemico ben più armato dio solo sa come e con quali soldi, metterebbe la sua mina sotto il cingolo e fracasserebbe il blindato. Invece no. I corifei del fairplay alla matriciana ("non cominciare a mangiare fin quando non mi sono mangiato anche la tua porzione") sono già usciti allo scoperto spiegando che Berlusconi va battuto alle urne e non sul versante delle carte bollate.
Quale è il perché di queste voci? É chiaro a questo punto che la possibile mancata elezione di alcuni candidati di centrodestra metterebbe a rischio equilibri e assetti di potere che in qualche modo si amalgamano anche a gruppi in seno al centrosinistra. Non è un caso che vox populi indichi nella eventuale norma a garanzia della rielezione di Roberto Formigoni (Pdl) in Lombardia (oggi impossibile perché in terzo mandato non sarebbe legittimo) il presupposto per uno scambio alla pari con Vasco Errani (Pd) in Emilia, sul cui capo pendono le stesse incognite di Formigoni.
Ma la questione di base è un' altra. Quelle leggi la cui umiliazione a mezzo decreto viene invocata da destra come bisbigliata a sinistra, non sono regole che riguardano una partita tra lorsignori. Sono regole che garantiscono in primis il cittadino terzo; il quale proprio grazie a quelle procedure dovrebbe avere la certezza che le elezioni si svolgano secondo i dettami della stato di diritto. Ovvero quella condizione irrinunciabile e suprema, se dobbiamo dare credito alla democrazia costituzionale, per la quale tutti indistintamente, lo Stato per primo, sono soggetti alle leggi.
Per questo ho paura. Ho paura che il premier abbia capito benissimo che una parte non so quanto ampia dei suoi oppositori è molto attaccata a determinate rendite di posizione. E lo è così tanto che ogni volta che il capo del governo fa capire che potrebbe tirare fuori uno scheletro dall'armadio o chiudere un rubinetto, pezzi della minoranza arretrano. Anche quelle poche volte in cui potrebbero dare la zampata politicamente vincente. Dal 1994 va avanti così. C'è però un problema. Ad ogni nuovo strattone il Caimano si prende un pezzo in più della coperta. Al prossimo strattone potremmo rimanere tutti senza. E allora sarà il tempo delle barricate. Sempre che ci sarà ancora tempo. Ecco queste sono le ragioni per cui bisogna dire non a qualsiasi leggina "salva pasticcio". Se Pd, IdV, o chiunque altro sino ad arrivare al capo dello Stato (che non può firmare la porcata regionale) arretrerà solo un centimetro sarà la storia a iscrivere lorsignori sul registro degli indagati e dei colpevoli. Persino prima del nome di B.
Marco Milioni
candidato indipendente alle prossime regionali per l'IDV; collegio provinciale di Vicenza
da: http://marcomilioni.blogspot.com del giorno 4 marzo 2010
link originario: http://marcomilioni.blogspot.com/2010/03/lora-della-paura.html
Continua a leggereLa Serenissima rimanga pubblica
Mercoledi 3 Marzo 2010 alle 17:01
Marco Milioni: «No alla cessione delle quote di Brescia Padova. La Serenissima rimanga pubblica».
É andata deserta per il momento l'asta per la privatizzazione ulteriore del controllo su Brescia Padova. La notizia riportata oggi da molti media è una buona notizia. La cosa agghiacciante però è un'altra.
Nessuno si prende la briga in questi giorni di spiegare come mai una strana intesa trasversale tra Pdl, Lega e Pd miri ad alienare le quote in mano agli enti locali. Quote che al momento consentono il controllo del pubblico sulle rimanenti parti private.
Questi motivi sono riconducibili sostanzialmente a due ordini di cause.
Il primo riguarda la situazione debitoria della Serenissima. La gestione scriteriata durante la presidenza della leghista Manuela Dal Lago ha prodotto uno tsunami contabile che ora pagano i soci. Enti locali inclusi che oggi non hanno dividendi ma uscite onerose per ripianare i buchi pregressi. Chiarificatrice in tal senso è l'interrogazione parlamentare redatta dall'onorevole Antonio Borghesi dell'IDV.
La seconda ragione di tanta fretta di fare cassa con la svendita della quote di Brescia Padova riguarda i conti degli enti locali. I tagli scriteriati voluti dal governo di Silvio Berlusconi, la promessa non mantenuta di reintegrare le quote di gettito soppresse con l'Ici, stanno ora mandando in vacca i conti delle amministrazioni locali. Comuni in primis.
In quest'ottica non è accettabile quindi che il controllo della concessione autostradale di Brescia Padova passi al privato. L'autostrada è stata costruita coi sacrifici dei cittadini veneti.
Dare a privati la concessione non significa dare in appalto la gestione dell'autostrada ma dare in appalto la riscossione di una tariffa che negli anni si è trasformata in tassa.
Così il privato farà ciò che ha sempre fatto. Aumentare le tariffe e ‘sparagnare' su lavori e manutenzione per garantirsi lauti profitti sulle spalle degli utenti.
Se il problema è la liquidità perché il governo non interviene a suon di miliardi di euro come ha fatto con Catania o Roma capitale?
Come al solito, coloro che si riempiono la cavità orale della difesa delle istanze del territorio (leghisti in primis, ma non solo) sono i primi a girarsi dall'altra parte e a prendere parte passiva nello scempio veneto.
Per questo si deve dire no alla svendita della "nostra" Serenissima. Bisogna dire no ai soliti potentati economici politicamente ammanigliati che vogliono fare un sol boccone dell'autostrada. Da oggi in poi chiunque dirà sì alla vendita quindi andrà considerato o un farabutto, colluso con pezzi dell'establishment finanziario, oppure un perfetto e completo idiota.
E in ultimo vi ricordate un certo Bobo Maroni che a Vicenza durante il sedicente parlamento padano del marzo 2008 strombazzava: «Gratis in autostrada... le autostrade, sono patrimonio delle regioni e non dei privati e ci batteremo per l'eliminazione del pedaggio, che in padania hanno già pagato abbastanza».
Risultato dell'annuncio leghista: pedaggio della Serenissima +6% e imminente privatizzazione annunciata dal presidente Attilio Schneck. Leghista pure lui.
Marco Milioni
candidato indipendente dell'IDV alle regionali, collegio di Vicenza
392-2965555; [email protected] ; http://marcomilioni.blogspot.com
link comunicato stampa:
http://marcomilioni.blogspot.com/2010/03/giu-le-mani-dalla-serenissima-la4-resti.html
Continua a leggere