Scusandoci per il termine, che il dizionario definisce "raro", di "depositazione" invece che "deposito" nel sottopancia del video con la conferenza stampa in cui Francesco Di Bartolo (qui la sua intervista) ha annunciato di aver depositato tutto quanto necessario per la partecipazione della lista del Movimento 5 Stelle di Vicenza meno l'autorizzazione, indispensabile, all'utilizzo del simbolo. Se raro è il termine utilizzato da chi ha montato il video, non raro ma incomprensibile appare ai pentastellati vicentini il mancato permesso da parte dei vertici, umani o "tecnologici", del movimento. E, soprattutto, irrispettoso dei cittadini.
Nella prima parte dell'intervista a Francesco Di Bartolo (a seguire conferenza stampa integrale), che si era candidato sindaco per il M5S di Vicenza per poi essere bloccato insieme alla lista dalla mancata concessione, almeno per ora, dell'uso del simbolo da parte del summit politico, Luigi Di Maio, presumibilmente, e tecnico, Davide Casaleggio, altrettanto... presumibilmente, l'avvocato vicentino si è soffermato sul "mancato rispetto riservato" a sottoscrittori e candidati della lsita oltre che ai militanti del Movimento 5 Stelle.
"Alla fine resteremo in due, come gli Highlander" ̶ diceva Grillo ̶ "...io e il nano". E invece alla fine resterà la Lega, il M5S e la Lega. Il 5 marzo, il giorno appresso alle elezioni, allo scadere del silenzio elettorale, per tutti i partiti è ricominciata la campagna elettorale, per tutti, salvo che per i 5 Stelle. Una leggera tregua da parte di Salvini che a disagio in giacca e cravatta ha calcato per la prima volta i corridoi di Montecitorio, immediatamente contrattando con Di Maio i Presidenti di Camera e Senato.
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C'è un leggero sospetto che siano stati presi in giro. Dopo quasi due mesi di inutili annunci della stampa e svariate dichiarazioni dei portavoce a 5 Stelle, il nulla di fatto di Luigi Di Maio & Co. assomiglia tanto ad uno scherzo fatto ad ingenui ragazzini che credevano di giocare il gioco degli adulti. E' vero, tutti gli sforzi del Movimento 5 Stelle e della delegazione pentastellata sono stati impegnati a costruire una maggioranza che sostenesse alcuni temi del programma, e invece sono stati intenzionalmente interpretati come bramosia di potere a tutti i costi e ambizione di un capo.
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Molte cose sono avvenute dal 4 marzo in poi. L'innegabile shock successivo ai risultati, che hanno visto la sconfitta del partito di Berlusconi e di quello del suo sodale Renzi, l'affermazione di una Lega al di là di ogni preventivo e la rivoluzione meridionale del M5S, non è stato ancor oggi completamente assorbito. I partiti hanno incrudito le tattiche vecchia maniera dimentichi che gli esiti elettorali sono stati il prodotto del loro smascheramento. Ciononostante hanno dovuto fingere di celebrare il dettato costituzionale e di dare al paese delle istituzioni parlamentari e un governo.
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È noto come il mimo Silvio Berlusconi abbia compromesso, e poi con due parole invalidata, la leadership di Matteo Salvini nella coalizione di centrodestra; è noto come abbia dettato una linea politica personale invece che quella convenuta con gli alleati. Allo stesso modo Matteo Renzi in tv da Fabio Fazio, con mezzora di capolavoro mistificatorio, ha comandato la linea del PD prima di ogni inutile Direzione del partito. Sia nel primo che nel secondo caso non emerge il semplice protagonismo dei due attori, ma la realtà delle due aree di centrodestra e di centrosinistra tenute a freno dai due padroni in caso di eventuali fughe in avanti.
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I treni sono pieni, le navette di servizio sono gratuite e stracolme. Uno dei giardini d'Occidente ha suonato l'ora d'apertura. Mentre parafraso Cyril Connolly, Verona ha aperto la sua fiera. I piazzali di fronte allo sbocco di viale dell'Agricoltura sono pieni, dagli ingressi Cangrande e San Zeno la folla è immensa, da stadio, delle grandi occasioni politiche o sindacali. Un gruppetto molto vivace di FN ha sciolto uno striscione: Con Putin e con Assad, l'Italia fuori dalla NATO. Mi faccio spazio tra la folla con un po' di sofferenza, ma finalmente mi vengono a prendere.
"Di Maio? Di una pochezza e di una ignoranza semplicemente ineguagliabili". Matteo Salvini; "Salvini fa politica da quando avevo 4 anni. Cosa abbia fatto per il Paese nel frattempo è un mistero". Luigi Di Maio; "Salvini? Nel caso il Movimento 5 Stelle dovesse allearsi con chi ha rovinato l'Italia, lascerei il Movimento 5 Stelle". Alessandro Di Battista
Via, lo sappiamo tutti che la campagna elettorale è pura finzione, imbroglio, intrattenimento, opera buffa, illusionismo per allocchi, venghino siori venghino: promesse campate in aria, riforme fantasy, più soldi per tutti senza un euro in cassa, e chi ci casca peggio per lui. Ah ah, non siamo mica nati ieri.