Zaia impugna la manovra di Renzi, con un occhio a regionali
Domenica 28 Dicembre 2014 alle 15:20 | 0 commenti
di Marco Bonet*
La Regione impugnerà la legge di Stabilità approvata poco prima di Natale dal parlamento, confermando con ciò la minaccia agitata dal governatore Luca Zaia sul finire di ottobre, quando la bozza del testo uscì dal consiglio dei ministri. A darne notizia è l'assessore al Bilancio Roberto Ciambetti, che preannuncia così una nuova puntata dell'eterna disfida tra Palazzo Balbi e Palazzo Chigi di fronte alla Corte costituzionale (i ricorsi promossi dall'una e dall'altra parte sono oramai più di una ventina)
«Impugneremo la manovra Renzi perché i margini di incostituzionalità sono ampi ed evidenti, specie sul fronte della violazione del principio di leale collaborazione - spiega Ciambetti -. Mai prima d'ora un governo aveva mostrato tanto disinteresse per l'opinione delle Regioni, rifiutando non dico la trattativa ma perfino il dialogo e il confronto. Il nostro parere negativo non è mai stato recepito in Conferenza Stato-Regioni, semplicemente ci è stato presentato il conto: 3,5 miliardi da tagliare e tanti saluti. E per la prima volta si arriva a pretendere che siano le Regioni a dare soldi allo Stato e non viceversa. Pazzesco».
L'impatto che la manovra Renzi avrà sui conti del Veneto ancora non è stato calcolato, il riverbero si avrà sul bilancio del 2016, ma Ciambetti avverte sin d'ora che «se il quadro non muterà nei prossimi mesi si dovrà per forza andare ad incidere sui tre settori alimentati dai trasferimenti statali e cioè la sanità , il fondo per la non autosufficienza e il trasporto pubblico. La responsabilità , però, se la dovrà assumere tutta il governo: ci dicano loro a cosa dovranno rinunciare i veneti. Perché quanto agli altri capitoli di spesa della Regione non ci sono più margini, è stato tagliato tutto il tagliabile».
La dimostrazione, continua l'assessore, sta nel bilancio del 2015, l'ultimo firmato dalla giunta Zaia prima delle elezioni del prossimo 17 maggio. «Un bilancio tiratissimo» dice Ciambetti, che giustifica così il ritardo che costringerà la Regione a ricorrere per il quarto anno consecutivo all'esercizio provvisorio (il consiglio è stato convocato proprio per questo domani, giorno assolutamente insolito per chi conosce l'agenda del Palazzo).
«Penso che ai cittadini interessi poco dell'esercizio provvisorio e molto del fatto che non ci siano nuove tasse. Il motivo della costante tensione nei conti, che provoca i ritardi nella quadratura, sta nel fatto che il Veneto è l'unica Regione d'Italia con la Basilicata a non avere l'addizionale Irpef e l'unica con le Province autonome di Trento e Bolzano a non avere l'addizionale Irap». E per quanto ancora sarà sostenibile questo primato? «Al momento, assorbite le manovre Monti e Letta, è sostenibile. Vedremo dopo la manovra Renzi».
Ma la rinuncia alle addizionali non sarà comunque indolore. Assicurati i fondi contro il dissesto idrogeologico, quelli per la formazione e quelli per il sociale (le tre priorità individuate dalla giunta), nel 2015 la Regione sarà costretta a rinunciare al finanziamento di alcune leggi a sostegno delle imprese, del turismo e della cultura, provvedimenti che diventeranno quindi delle scatole sostanzialmente vuote. La spesa a libera destinazione, quella che può essere gestita discrezionalmente dagli assessori, è precipitata dal miliardo del 2010 ai 70 milioni del 2015 (erano il doppio appena un anno fa), su un bilancio complessivo di 11,5 miliardi di cui 8,4 miliardi per la sanità . I soldi del nuovo ospedale di Padova, 150 milioni in tre anni, sono confermati nel pluriennale per il 2015 (50 milioni) e il 2016 (50 milioni) mentre quelli del 2014, visto come si sono messe le cose, saranno dirottati altrove per metà , circa 28 milioni, nella giunta di domani. E intanto si apre il fronte dei dipendenti della Province, argomento su cui Ciambetti mostra un certo pessimismo: «Con numeri così tirati o il governo prevede qualche misura di accompagnamento oppure sarà difficilissimo riassorbirli tutti». Il bilancio dovrebbe essere approvato per fine gennaio, nel frattempo, per il secondo anno consecutivo, è saltata la legge «mancia», quella che distribuiva fondi a pioggia tra i collegi dei consiglieri. Una rinuncia che fa particolarmente male, specie in campagna elettorale.
*Da Il Corriere del Veneto
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