Zaia non è peggio degli altri
Giovedi 4 Marzo 2010 alle 12:36 | 0 commenti
Quello che pensiamo sulla Lega Nord lo abbiamo scritto più volte. Il partito del Nord che tiene al guinzaglio il governo Berlusconi è diventato come tutti gli altri partiti: si è romanizzato, sclerotizzato, venduto al potere e agli affari (qualcuno ricorda il crack della Credieuronord salvata dal furbetto Fiorani o, per restare in zona, la finanziarizzazione dell'autostrada Brescia-Padova voluta dalla Dal Lago e saggiamente smantellata dal suo successore alla Provincia, Schneck, o ancora la minacciata speculazione a tinte leghiste sul Cis di Montebello?). Il Carroccio ha appoggiato tutte le porcherie fatte da Berlusconi, le leggi ad personam, gli incostituzionali lodi Schifani e Alfano, la sistematica aggressione alla Magistratura come organo indipendente, il salvataggio di Alitalia regalandola a Colaninno, Marcegaglia e ai soliti noti della grande industria assistita, si è rimangiata la retorica contro l'assistenzialismo rattoppando i buchi di bilancio degli amici di Silvio e Gianfranco (i dissestati Comuni di Roma e Catania), ha messo nel cassetto la sua storica avversione a Province e prefetti, ha varato un federalismo di cartapesta perché vuoto e senza uno straccio di finanziamento, si è dimenticata di quando piantava gazebi nelle piazze invocando la democrazia diretta e lo sciopero fiscale contro lo Stato oligarchico e vessatore. E soprattutto, diversamente dagli esordi quando il suo sano localismo rappresentava una reazione al globalismo, all'anacronistico centralismo nazionale e alla partitocrazia, non mette in discussione più nulla di questo sistema politico.
Sbraita invece contro gli immigrati, spauracchio sicuro per far man bassa di voti sulla paura, e sulla crisi economica non ha offerto neppure mezza ricetta contro il male che l'ha generata, cioè la logica assolutista del profitto a tutti i costi. Ma se si è trasformata in un partito qualsiasi, che in Veneto si prepara al cambio della guardia nell'occupazione di posti dopo l'uscita di scena di Galan, non si vede perché demonizzarla come se fosse solo lei, il diavolo. Eh no, cari compari del Pdl e cari finti avversari del Pd: siete tutti delle stessa risma, perché nessuno di voi propone alternative serie, concrete, coraggiose a questo bordello chiamato Italia. Zaia è stato beccato sulla copertina di una rivista pagata coi quattrini pubblici? Sai che scandalo, mentre a destra e sinistra abbondano i corrotti, i truffatori, i ladri. Zaia è incoerente col suo partito sul nucleare, lui contrario e il Carroccio favorevole? E perché, il Pd non ha sfacciatamente tenuto due facce sul Dal Molin, qui contro e a Roma (e ai vertici delle coop ex rosse) a favore? Zaia è stato calato per decisione dall'alto, nel risiko di poltrone a cui giocano Bossi e Berlusconi? A parte il fatto che è stato amministratore a Treviso per anni, dobbiamo forse ricordare certe imbarazzanti candidature "foreste" fra le fila del Pd, come quella del sardo Berliguer? Sia chiaro: il nostro non è il vecchio "tutti colpevoli, nessun colpevole". Per noi sono tutti colpevoli e basta. L'Italia dei Valori fa da diga sulla legalità ma si ferma lì, ciò che resta della sinistra radicale tiene viva l'attenzione sul malessere sociale potenzialmente esplosivo ma non abbandona i totem e i tabù della sinistra novecentesca, gli omologhi di estrema destra fanno testimonianza e si baloccano con idee anche giuste sulla carta (Cioni sull'ultimo numero di questo giornale ripescava il "bilancio partecipativo") ma poi salgono sul carro del Pdl in cambio di un trapuntino o si ritirano nelle loro catacombe di saluti romani, teste rasate e ossessioni anticomuniste. Zaia, invece, a me sta sulle scatole per quella trovata immonda del McItaly, l'hamburger italiano che di italiano non ha proprio niente. Perché un panino simbolo del consumismo purchessia e del consenso conquistato a forza di slogan da mentecatti combina molti più danni e corrode, con la sua apparente innocuità , la sola cosa che potrebbe trarci via dal pantano: la voglia di farla finita con tutta questa pagliacciata.
Alessio Mannino
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