Zaia: "istruzione nel caos, autonomia subito"
Lunedi 9 Gennaio 2017 alle 12:18 | 1 commenti
"La catastrofe che in Veneto denunciamo da prima che cominciasse l'anno scolastico, trova oggi riscontro in numeri che parlano chiaro: l'unica certezza è il caos. Al Sud una valanga di insegnanti e pochi studenti, al Nord tanti ragazzi e pochi insegnanti, tanto che in Veneto, alla vigilia di Natale, a tre mesi dal via delle lezioni, era ancora in corso il valzer dei professori e delle cattedre scoperte". Questo l'allarme lanciato dal governatore del Veneto Luca Zaia, alla luce dei dati del dossier "Tuttoscuola" pubblicato oggi da un quotidiano nazionale. "Il dato emerge sempre più chiaro - fa notare Zaia - dove la Regione governa e sceglie, come in sanità , siamo al top in Italia, dove la competenza è dello Stato, come la scuola, i nostri ragazzi e i nostri insegnanti pagano a caro prezzo una gestione confusa e inefficace".
"E' ora di dire basta a questo scempio di uno dei fondamenti dello sviluppo come l'istruzione - incalza Zaia - è quindi ora dell'autonomia, delle scelte sul territorio per il territorio, di gestire la composizione del corpo docente attraverso un processo di regionalizzazione. I ragazzi, le famiglie, gli stessi insegnanti sono stufi di caos e improvvisazione, con i Ministri che si susseguono e le criticità che aumentano. L'unica buona scuola immaginabile - conclude il Governatore del Veneto - è quella che deriverà dall'autonomia, dal diritto di scegliere sul territorio il meglio per chi su quel territorio insegna e studia".
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In effetti tale situazione è la conseguenza della politica di molti governi dell'ultimo ventennio. Governi in cui era presente anche l'attuale Presidente della Giunta regionale veneta.
La situazione è oggettivamente difficile e ancora più difficile sarebbe se ogni giorno il personale amministrativo, tecnico, ausiliario e centinaia di migliaia di docenti non si sacrificassero per non interrompere il processo formativo che nella scuola pubblica coinvolge i nostri giovani.
La cosiddetta “buona scuola”, nella sua inadeguatezza, ha avuto il merito di far cadere il velo che nascondeva allo sguardo di molti. E così, la minaccia contenuta nella legge 107, di impedire per i prossimi anni i trasferimenti su cattedra limitando di fatto la titolarità dei docenti, ha dato il via alle massicce richieste di trasferimento dei docenti in quella che sembrava poter essere l'ultima possibilità di trasferimento senza perdere la titolarità.
La soluzione al “caos” però non è certamente quella prospettata dal Presidente Zaia. La Sanità regionale non sembra possa essere un valido parametro di riferimento e le Regioni sembrano rappresentare un buco nero per l'economia italiana molto più di quanto i profeti del federalismo localistico vogliano farci credere.
Sarebbe invece possibile tornare a ragionare innanzitutto su stabili e consolidati sistemi di formazione ed assunzione dei docenti, magari ripristinando (in questo la legge 107 è apprezzabile) concorsi nazionali indetti su base regionale, con cadenza regolare e per i posti vacanti.
Ma tutto ciò dopo aver stabilizzato, stabilizzato realmente, i molti precari che a nord come al centro e al sud, in Italia, tengono in vita quello che ancora e nonostante tutto e tutti, è ancora un valido sistema scolastico.