Zaia e i derivati sottoscritti da Galan: cosa farà il Veneto per la loro catastrofe?
Venerdi 17 Giugno 2011 alle 20:23 | 0 commenti
Federcontribuenti Veneto - Diversi enti locali che hanno sottoscritto prodotti derivati provano la via giudiziaria per sottrarsi dal loro abbraccio mortale. E il Veneto, che cosa intende fare? Federcontribuenti Veneto lo chiede al presidente Zaia.
Nella puntata del 12 maggio 2011 di “AnnoZeroâ€, la nota trasmissione televisiva della Rai condotta da Michele Santoro, tra i vari argomenti discussi ce n’è stato uno che a Federcontribuenti Veneto ha fatto rizzare le orecchie.
Il “Laâ€, lo ha dato Beppe Grillo che in un servizio che lo riprendeva in un suo comizio durante la campagna elettorale nelle elezioni amministrative a Milano, ha parlato dell’enorme indebitamento (Grillo urlava un miliardo e settecento milioni!) contratto dal Comune del capoluogo lombardo ai tempi dell’amministrazione Albertini, a seguito della sottoscrizione di contratti di derivati con l’istituto bancario J.P. Morgan.. Nella successiva discussione in studio, presenti tra gli altri il sindaco di Verona, Flavio Tosi, l’On. Pierferdinando Casini e il giornalista Gad Lerner, emergeva chiaramente che sono tante, e di ogni colore politico, le amministrazioni che si trovano nella situazione di Milano. Pure Verona, come ha sottolineato lo stesso sindaco Tosi, che si è ritrovato in eredità dei derivati contratti dalla precedente amministrazione. Tutte cose che Federcontribuenti Veneto conosce bene per essersi già occupata di derivati, ma che vale la pena di approfondire alla luce di quanto sta capitando.
La via giudiziaria intrapresa dalle amministrazioni locali
“In pratica, quel che sta succedendo – dice l’Avv. Fabio Gabrieli, consulente di Federcontribuenti Veneto per questa materia – è che l’andamento pesantemente negativo delle operazioni di copertura dei rischi di variazione dei tassi, ha portato alcuni Enti locali ad aprire dei contenziosi con le banche collocatrici dei prodotti derivati sottoscritti, sia in ambito civile che penaleâ€. L’avvocato Gabrieli si riferisce, oltre che al Comune di Milano (che in realtà , ha sottoscritto contratti derivati, non solo con la J.P. Morgan, ma con quattro istituti bancari, tra cui la Depfa Bank, per 1, 68 miliardi, in seguito denuciate con l’accusa di aver inserito nei contratti diciture incomprensibili e costi occulti), anche alla Regione Lazio (citate 11 banche per ottenere il risarcimento di 82,96 milioni di Euro) e al Comune di Firenze (che, insieme ad altre 3 amministrazioni locali, ha agito contro alcuni istituti italiani e stranieri per ottenere il risarcimento di 1,4 miliardi di Euro). E così il Comune di Rimini e la Provincia di Pisa. E’ chiaro che con l’inizio del contenzioso giudiziario, tutti questi enti hanno conseguentemente smesso di onorare i contratti stipulati con le banche, con notevole beneficio alla proprie casse.
Il caso della provincia di Pisa
“Proprio la questione posta dalla Provincia di Pisa – aggiunge l’Avv. Gabrieli – ha dato luogo ad un interessante pronunciamento da parte del Tar Toscana, al quale si erano rivolte le banche per ottenere l’annullamento degli atti di autotutela posti in essere dall’ente. Infatti, con la sentenza 27 gennaio 2011 n.154, il giudice amministrativo ha in parte respinto il ricorso delle banche ritenendo, tra l’altro, corretti i provvedimenti di autotutela della provincia, in quanto adeguatamente motivati e sorretti dall’interesse pubblico di evitare un illegittimo esborso finanziario a carico dell’ente. Ma accanto a questo, il Tar ha anche accolto il ricorso delle banche laddove ha stabilito che l’annullamento della procedura di evidenza pubblica non toglie di per sé efficacia ai contratti stipulati, ritenendo che in proposito solo il giudice civile possa essere competente a decidere in merito alla validità ed efficacia di detti contrattiâ€. Insomma: se sotto il profilo amministrativo il Tar Toscana ha dato ragione alla Provincia di Pisa, convalidando il suo operato di autotutela, sotto il profilo del merito relativo ai rapporto contrattuali con le Banche, la questione dovrà essere risolta in altra sede. In questo caso, gli istituti di credito hanno in via preventiva esperito il 26 giugno 2009 azione contrattuale presso l’Alta Corte di Londra, sulla base delle clausole negoziali che devolvono al giudice inglese la cognizione delle controversie relative ai contratti in questione. E l’Alta Corte si è dichiarata competente a conoscere e giudicare in merito ai contratti conclusi tra le parti.
Cosa succede in Europa
Ma c’è un precedente che non dà molte rassicurazioni in questo senso. “Con la sentenza – dice l’Avv. Gabrieli – pronunciata il 9 marzo 2011, il Tribunale di Commercio di Londra ha respinto un reclamo proposto dalla Cassa di Risparmio di San Marino nei confronti di Barclays, escludendo qualsiasi ipotesi di frode da parte di quest’ultima. Nel frattempo si ha notizia di un’azione promossa da un ente pubblico tedesco nei confronti di J.P. Morgan, avanti alla Corte di Giustizia Europea, alla quale viene chiesto di pronunciarsi in materia di giurisdizione e competenza, in risposta alle pretese delle banche di far giudicare le questioni che le riguardano in sede domestica avanti ai giudici inglesi. Sostanzialmente, per risolvere alla radice la contesa pare stia prendendo corpo la costituzione di una corte arbitrale speciale e neutrale a l’Aja, denominata World Legal Forum, che diventerebbe la sede europea ove regolare i contenziosi in materia di derivati, senza promuovere le cause avanti i tribunali. Resta, tuttavia, tutta da valutare l’effettiva neutralità di una tale struttura, di cui allo stato nulla è dato conoscereâ€.
E il Veneto? Una catastrofe
Ma cosa c’entra il Veneto in tutto questo? “C’entra, c’entra – interviene Marco Paccagnella, Presidente di Federcontribuenti Veneto – visto che qualche tempo fa con Alfredo Belluco, responsabile utenti sportelli bancari di Federcontribuenti Veneto, eravamo stati i primi a scoprire che anche la nostra Regione, sotto la gestione Galan, ha contratto due “opzioni collarâ€, ossia i famosi derivati: uno con la Depfa Bank e uno con Banca Intesa. Stiamo ancora valutando i danni. Quel che posso dire è che dai conteggi esaminati dai nostri esperti, risulta che l’opzione collar sul prestito obbligazionario “Regione Veneto 2003†genera differenziali negativi nella compensazione tra l’interesse del derivato e quello del prestito sottostante, che si prevede ammonteranno ad Euro 6.141.087,19 al 31.12.2013, per consolidarsi alla scadenza del rapporto, nel 2036, ad Euro 8.513.296,43. Mentre l’opzione collar sul prestito obbligazionario “Regione Veneto 2005†genera anch’essa differenziali negativi, che si prevedono pari ad Euro 9.150.103,63 alla data del 31.12.2013, per chiudersi definitivamente in negativo per Euro 10.889.460 alla scadenza finale del 30.6.2026. A questi vanno aggiunti anche i compensi contrattualmente fissati in favore delle banche, negoziatrici dirette dei prodotti derivati, i famosi costi impliciti, che a seconda del criterio di quantificazione adottato comporterà un ulteriore esborso, riferito al 31-12-2010, che va dai 690.653,73 euro, nella migliore delle ipotesi, sino a 1.510.866,15 euro, nella peggiore. Insomma, una catastrofeâ€.
Un piccolo suggerimento
Ma che cosa si può fare a questo punto? “Innanzitutto – conclude Marco Paccagnella – Zaia potrebbe guardarsi intorno e cominciare ad affrontare la questione e non continuare a far finta di nulla come ha sempre fatto fino ad adesso. Lo sappiamo: questi derivati non sono frutto della sua gestione e siamo i primi a dire che l’ipotesi del ricorso all’autotula da parte dell’Amministrazione regionale richiede sicuramente attenta ponderazione. Questo perché, la pronuncia del Giudice amministrativo nella vicenda dei derivati stipulati dalla Provincia di Pisa si esprime unicamente sugli atti amministrativi di autotutela, lasciando comunque impregiudicata la questione della sorte dei contratti derivati e delle connesse responsabilità sul piano del diritto civile.
Però, non possiamo non vedere che quest’azione, avrebbe come prima conseguenza che si chiuderebbe, se non altro momentaneamente, il flusso di denaro verso le banche. E poi, se per quanto riguarda il collar sottoscritto con la Depfa Bank, è prevedibile che questa investirebbe della questione i giudici inglesi (in attesa di capire quanto deciderà la Corte di Giustizia Europea sul tema), per quanto riguarda il collar sottoscritto con Banca Intesa, la gestione di un eventuale contenzioso appare meno problematica, in quanto sia l’art 8 della sezione I del contratto di negoziazione dei derivati, sia l’art. 20 del contratto quadro di opzione collar sottoscritti con detta banca, prevedono in ipotesi di controversia l’applicazione della legislazione italiana e la competenza (ancorché non dichiarata esclusiva) del Foro di Venezia. Senza considerare che la Regione Veneto non è un cliente qualsiasi e come minimo andrebbero esplorati i margini per una soluzione consensuale con la stessa banca affinché cessi questo incredibile flusso di denaro in uscita dalle casse della Regioneâ€. Che cosa intende fare Zaia?
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