Zaia consegna i lavori del bacino di Trissino, Berti (M5s): ma non pensa ai Pfas
Lunedi 9 Marzo 2015 alle 15:10 | 0 commenti
Mentre il presidente della Regione Luca Zaia ha consegnato lunedì 9 marzo 2015 i lavori per la costruzione del nuovo bacino di laminazione di Trissino, sul fiume Agno-Guà nel vicentino, appaltati dal consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta (*di seguito nota ufficiale e nella foto un momento dell'inaugurazione), Jacopo Berti, candidato alla presidenza della Regione Veneto per il Movimento 5 Stelle solleva i dubbi sull'inquinamento in quelle zone delle falde da Pfas: “A rischio la salute di 300 mila veneti, la Terra dei fuochi è anche quiâ€.
"L'idea, che può anche essere corretta dal punto di vista della sicurezza idrogeologica, non tiene assolutamente conto di un fattore ben più pericoloso". A dirlo è Jacopo Berti, candidato alla presidenza della Regione Veneto per il Movimento 5 Stelle.
«Il bacino di laminazione – spiega Berti – sorgerà vicino alla fonte primaria dell'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che sta trasformando un'enorme fetta del territorio veneto in una bomba a orologeria. E nessuno può sapere cosa potrebbe accadere alle acque di falda e superficiali inquinate dai Pfas in caso di una piena regolata con il bacino. Abbiamo anche noi la nostra terra dei fuochi, ma qui la chiamiamo terra dei Pfas».
L'emergenza riguarda le province di Vicenza, Verona e Padova, oltre al fiume Fratta Gorzone e a centinaia di pozzi dai quali i privati attingono acqua per usi domestici e agricoli. L'epicentro è compreso fra i Comuni di Lonigo, Cologna e Montagnana.
«L'acqua è una delle nostre 5 stelle, deve essere pubblica e fonte di vita – ricorda Berti - non un veleno. In Italia chi inquina non paga mai, ma noi stiamo lavorando in Parlamento per introdurre una legge che punisca chi inquina. Nel frattempo, anche se d'ora in poi verranno tagliati da Zaia centinaia di nastri elettorali, sarebbe bello che il presidente della Regione stesse un po' più attento a quello che inaugura».
Non è una novità che in tempi di campagna elettorale le inaugurazioni si sprechino, ma bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di parlare, in sede di celebrazioni, anche delle criticità di un'opera: a dirlo è in candidato presidente alla Regione per il Movimento 5 Stelle, Jacopo Berti.
«Per questo ne vorrei suggerire qualcuna al presidente Zaia – spiega il candidato - che lunedì inaugurerà il bacino di laminazione a Trissino».
«Iniziando dall'inquinamento delle falde da PFOA E PFOS, sappiamo che a soli 800 metri ad est del progetto del bacino c’è la fonte di questo allarmante quanto esteso inquinamento – continua Berti - siamo sicuri che la costruzione di questo bacino non andrà ad alterare il percorso della falda inquinata? Se così fosse i 350 mila cittadini veneti interessati dall'emergenza aumenterebbero ulteriormente».
Il bacino di laminazione, inoltre, presenta altri punti problematici, portati all'attenzione dei ministri con interrogazioni parlamentari riguardanti le irregolarità nella gestione delle gare d'appalto, la tutela del sito archeologico, e tutte le criticità legate alle valutazioni difformi tra regolamento edilizio, PAT e VIA sulla situazione idrogeologica.
«Avevamo anche espresso al ministro Lupi la nostra contrarietà alla classificazione di "piccola diga" in quanto lo spezzettamento del progetto in tre laghi separati comporta l'esclusivo controllo tecnico da parte della sola Regione Veneto – prosegue il candidato alla presidenza della Regione – per non parlare dell'associazione temporanea d'imprese che si è aggiudicata l’appalto, che vede tra le aziende vincitrici Coveco, il consorzio veneto cooperativo che non ha bisogno di presentazioni».
«Zaia, prima di inaugurare a suon di trombe qualsiasi opera, provi a verificarne prima l’effettiva utilità , la trasparenza e la correttezza negli atti – conclude Berti - e l’assenza assoluta di pericolo per i cittadini veneti»
5 Stelle che intervengono anche sul caos della Lega Nord e sui consorzi di bonifica:
Il Governo di una Regione per il M5S deve essere attento, razionale e frutto di programmazione: spiace constatare come, ancora una volta, nell'attuale maggioranza si incappi in errori di pianificazione, dei quali sono poi i cittadini a pagare le conseguenze negative. Tanto peggio, poi, quando gli ambiti di intervento sono la sicurezza idraulica e la gestione del nostro fragile territorio.
Dopo aver commissionato ai Consorzi di Bonifica opere evidentemente ritenute utili per il nostro Veneto, dopo aver determinato che i soldi pubblici ci fossero ed aver provveduto allo stanziamento degli stessi, a tali atti non sono seguiti quelli naturalmente conseguenti: fatta l'opera, si prende la posta di bilancio e si salda il debito.
Nulla.
60 milioni di euro che attendono ormai da oltre 12 mesi.
Per i Consorzi di Bonifica due strade davanti: far attendere i fornitori, magari decretando il fallimento di qualcuna di quelle aziende, o ricorrere a finanziamenti bancari per far correttamente fronte agli impegni assunti. La scelta, per fortuna del nostro tessuto imprenditoriale già schiacciato da un fisco opprimente, una burocrazia kafkiana e da una crisi devastante, è stata quella del ricorso al credito, che tuttavia ha, ovviamente, un costo.
Un calcolo approssimativo ci consente di stimare uno spreco secco di circa 2 milioni di euro (ipotizzando un tasso attorno al 3%).
Cosa si sarebbe potuto fare con quei 2 milioni di euro che avremmo risparmiato se la Regione fosse stata puntuale nel pagamento? Perché i consorziati devono subire un danno economico dovuto alla cattiva programmazione finanziaria della Regione Veneto?
Il M5S stigmatizza questo comportamento che dimostra con tutta evidenza ancora una volta l'incapacità di chi governa il Veneto: e non ci si nasconda dietro il comodo paravento del “patto di stabilità â€, che non è una novità nata ieri. Non ci si nasconda dietro la natura dei Consorzi di Bonifica: non sono enti strumentali della Regione, ma semplici fornitori, in questo caso.
Una Amministrazione seria ed efficiente decide che opere fare, stanzia i relativi fondi, le commissiona, le verifica e paga.
Tutto il resto è dilettantismo.
La Lega cavalca la rabbia che con anni di malgoverno ha contribuito a generare. A svelare il giochino del Carroccio è Jacopo Berti, candidato presidente alla Regione Veneto per il Movimento 5 Stelle: «Salvini è un complice, le cene con Berlusconi lo dimostrano – accusa il candidato - per non parlare di Tosi, un traditore di professione. Tradisce il suo partito e l'estrema destra, che per primo ha imbarcato nella Lega e nella sua Amministrazione. Per fortuna che i veneti sanno riconoscere un Giuda Iscariota».
E in tutto questo la Moretti prende fischi per fiaschi, rispolverando la retorica antifascista quando di fascisti non ce ne sono affatto. «Qui ci sono solo cittadini arrabbiati che vogliono cambiare le cose, sono veneti stanchi di anni di malgoverno – rivela Berti - ma non è lo sfogo di un pomeriggio a Venezia a risolvere il problema, come non è una sfilata a cambiare le cose».
Questo è ciò che offre la Lega, che vuole riempire la pancia della gente con le chiacchiere.
No, quello che serve è lavoro e uno stipendio per chi non ce l'ha.
«A differenza della Lega, il Movimento 5 Stelle – sottolinea il candidato presidente - ha presentato ai veneti e a tutti gli italiani 2 proposte concrete, dove concrete significa una sola cosa: "schei" - come diciamo in Veneto - ovvero 25mila euro agli imprenditori o a chi vuole avviare un'attività ».
E non è tutto. Ci sono anche 780euro (non 80, ma settecentottanta euro) al mese per chi ha perso il lavoro o è tagliato fuori dal mondo del lavoro.
«Questo è il Movimento 5 Stelle – conclude il candidato - tutti uniti, indipendentemente dall’idea politica di provenienza. Tutti uniti per mandare a casa questa classe dirigente che ha rubato i nostri soldi, schiacciato le aziende e distrutto il territorio».
Finalmente a maggio potete votarlo anche in Veneto. Dando un segnale forte, una scossa a questa gente che ci prende in giro da anni.
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*Regione Veneto - “La realizzazione dei bacini di laminazione delle piene è fondamentale per la difesa del territorioâ€. Così il presidente della Regione Luca Zaia in occasione della consegna dei lavori, appaltati dal consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, per realizzare sul fiume Agno-Guà l’adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano, nel vicentino. La Regione ha finanziato l’opera, che rientra nel piano complessivo per la mitigazione del rischio idraulico sul territorio regionale. Avrà effetti positivi sul controllo del regime idraulico del fiume Agno-Guà , caratterizzato da fenomeni di piena di notevole entità che in passato hanno prodotto danni rilevanti.
Zaia ha ricordato che assommano a 925 i cantieri aperti, grandi e piccoli, ma anche le grandi opere seguite all’alluvione del 2010 stanno diventando una realtà . Basti pensare al bacino di Caldogno, che tra qualche mese sarà completato, con un invaso che potrà accogliere quasi 4 milioni di mc. di acqua. In cantiere ci sono già anche i bacini della Combaretta, di Muson dei Sassi, di Prà dei Gai, di Viale Diaz, di Montebello e, ovviamente, di Trissino.
“I soldi sono quelli della Regione – ha detto Zaia – che, per la prima volta nella storia, in questi anni ha stanziato risorse e investito in queste importanti infrastrutture. Ma per completare l’intero disegno programmatorio servono ingenti finanziamenti. Abbiamo un progetto per quasi tre miliardi di euro presentato nel 2010 al governo e a tutt’oggi non è stato finanziatoâ€.
“Oggi siamo più sicuri di prima – ha aggiunto - ma il nostro obiettivo è arrivare ad una sicurezza pressoché totale del territorio veneto; anche se è altrettanto vero che è ancora un obiettivo molto distante. Realizzare opere è servito e servirà ; questi grandi bacini di laminazione daranno infatti più risposte rispetto a quattro o cinque anni fa, quando non ne avevamo nessunoâ€.
L’opera appaltata riguarda il bacino di monte localizzato tra le località di Trissino e Cinto di Arzignano, in cui è previsto un volume massimo invasabile di oltre 2 milioni di mc. su una superficie di circa 55 ettari. Il costo complessivo del progetto è di oltre 23 milioni di euro, con un recupero di 5,5 milioni per la vendita del materiale scavato e un finanziamento a carico della Regione di 17,6 milioni di euro.
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