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Vicenza, dalla depressione al New Deal
Martedi 4 Settembre 2012 alle 14:12 | 0 commenti
L’economia per definizione non è una scienza esatta. Tradotto: i schei da soli non bastano.  E meno male, perché il Vicenza sarebbe già sparito: gli imprenditori sono la base della struttura e quando fanno errori il palazzo cede. Ma nel fumo denso sollevato dal crollo alcune colonne resistono. E’ il caso dei tifosi dal cuore grande e del governo tecnico ( così definito a 'Rigorosamente Calcio' su TvA dal massimo dirigente Massimo Masolo). In piena emergenza c'è chi non molla, proprio come fu in America nel 1929.Â
Il presidente biancorosso ha riassunto che da questa primavera, lui e il suo staff stanno indirizzando la proprietà Cassingena a disimpegnare nel modo giusto, senza per questo lasciare a terra e senza la fretta di passare l'inpiccio a persone meno adatte di prima.Â
Non è cosa da poco voler salvare una barca che affonda, bisogna darne atto, per giunta nella maree della crisi e nel dna imprevedibile del calcio- dove un rimpallo storto può rovinare la festa.
Otto, nove anni di gestione buia per otto, nove milioni di debiti: un'emergenza disarmante ma che qualcuno ha il coraggio di esporre ed affrontare. Per fortuna le poche leggi economiche sono dalla parte di chi ha questo slancio a migliorare e migliorarsi: lo fu il New Deal di Roosevelt nella grande crisi americana che diede un' opportunità a chi non ci credeva più. Cosa c'è di più prezioso da tramandare alle generazioni? Chi vuole davvero lasciare sul fondo 111 anni di storia biancorossa? E ancora: l'amarezza della retrocessione è fresca, ma a chi giova guardare con frustrazione al passato le immagini della Coppa Italia? Quella emozione è senza paragoni, è unica, un anno sacro e straordinario, dovrebbe restare pura. Un picco che lo stesso Guidolin non fu in grado di ripetere: l'economia del pallone è fatta di cicli e variabili impreviste. Chiedetelo proprio a Guidolin che insegue l'Europa da due anni a Udine, cosa gli costò la marcatura di Viviani su Vialli nella semifinale di Coppa delle Coppe. Chiedetelo a Giussy Farina quanto si indebitò pur di rubare Rossi alla Juve.
Meglio restare con i piedi per terra con un ministro senza portafoglio ma dal cuore biancorosso:  se non uno così, chi può passare il testimone a chi ha entrambe le cose? Abbiamo un nuovo allenatore fatto di umiltà e dedizione. Abbiamo una serie di giovani promesse da tifare. Abbiamo una serie B. Ci sono dei segni di ripresa e a questa speranza è giusto aggrapparsi altrimenti siamo spacciati in partenza: un riferimento valido per gli economisti, per i tifosi e lo è stato per gli avvocati del ripescaggio. Senza speranza non arriviamo alla scadenza di settembre, figuriamoci oltre. Per dare risultati, quelli sì alla fine contano, servono soldi ma anche meno disfattismo. Verso un nuovo corso.Â
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