Vicenza Capoluogo, Vince Altavilla e Benecomune36023 celebrano il 25 aprile e la Liberazione
Sabato 22 Aprile 2017 alle 19:52 | 0 commenti
Nella primavera del 1945 molti italiani parteciparono alla liberazione dell'Italia dal regime fascista e dall'invasore nazista: inizia così la nota che pubblichiamo a firma Vicenza Capoluogo, Vince Altavilla e Benecomune36023 e inviataci da Sandro Pupillo, Presidente di Vicenza Capoluogo. Dal 25 aprile 1946, si legge nella nota, ricordiamo quei momenti con "Il giorno della Liberazione": come emancipazione dalla miseria e dalla fame certamente, ma anche e soprattutto dalle atrocità della guerra, dai divieti, dalle insensatezze e dalla violenza della cultura fascista. La Liberazione fu una conquista difficile divenuta patrimonio collettivo; basta poco per fare propri quei momenti: la lettura o l'ascolto di chi quella storia l'ha vissuta, o il ritrovarsi in Piazza dei Signori all'orazione ufficiale; magari una bella escursione sulle nostre splendide montagne dell'Altopiano, grandi protagoniste di quella storia. Ma il 25 aprile non può essere solo questo. Non è sufficiente.
Fare Memoria di quella data, è un implicito invito a tenere gli occhi ben aperti su quello che sta accadendo oggi nel mondo. Non trasformiamolo nel giorno delle polemiche, come sta accadendo in questi giorni tra ANPI e PD, che non portano a nulla se non ad esasperare ulteriormente gli animi in un momento storico già di per sé molto complesso, nel quale è necessario gettare ponti e non alzare muri.
Dopo 72 anni nuovi fascismi sono sorti in Europa e nel Mondo, nuove forme di razzismo e di sopraffazione: proprio dove abbiamo ceduto - ancora - alle scorciatoie e agli interessi di pochi e dove, continuamente, assistiamo a nuove forme di squadrismo, di totalitarismo, di guerra economica, politica, religiosa. Dove noi "liberi" cittadini europei siamo testimoni colpevoli e indifferenti. Oggi, questo 25 aprile, richiama anche col pensiero a Westminster, a San Pietroburgo, a Stoccolma, alle immagini dei bambini siriani di Idlib, alla strage dei cristiani in Egitto e ai tragici sbarchi nel Mediterraneo. Anche per loro, per tutti i Paesi coinvolti nella guerra o nella miseria, deve giungere "Il giorno della Liberazione". Sta a noi dimostrare che quegli ideali che spinsero i partigiani allora a lottare, sono tutt'oggi vivi: il desiderio di libertà e giustizia, l'importanza della convivenza civile contro una società che celebra ogni giorno il rito del successo individuale. Recuperare la concezione della politica che ci viene dalla Resistenza, recuperare il senso del "bene comune", riaffermare valori antipopulisti, anche a costo di sostenere un qualche sacrificio personale e collettivo, è doveroso farlo soprattutto per il futuro delle giovani generazioni.
Giacomo Ulivi, 19 anni, poco prima di essere fucilato nel novembre 1944, scriveva con grande lucidità queste ultime righe: "Oggi bisogna combattere contro l'oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti: ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi ed il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi"
Questo è il messaggio di speranza che vogliamo far nostro: l'augurio di cercare e individuare le vie per una pace vera e condivisa da tutti. È il momento di ripudiare la violenza e qualsiasi forma di terrorismo. Oggi la vera sfida alla follia distruttiva che insanguina il mondo è scegliere la pace, la democrazia e la politica nonviolenta come strumenti per risolvere i problemi all'interno dei paesi e nei rapporti tra i popoli.Accedi per inserire un commento
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