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Il Fatto scrive del ventiseienne apprendista vicentino morto sul lavoro. L'azienda: il giovane non ha prestato la dovuta attenzione

Di Rassegna Stampa Mercoledi 22 Giugno 2016 alle 08:51 | 0 commenti

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Prima la caduta da un tetto di amianto incidente che per poco non gli costa la vita, e poi la lettera di richiamo ricevuta dall’azienda mentre è ancora ricoverato in rianimazione (qui la nota del 15 giugno da dello Studio 3A noi pubblicata ndr) Francesco S. è un operaio di 26 anni che vive in provincia di Vicenza. Adesso, per fortuna, sta un po’ meglio ma l’ultimo mese per lui è stato molto difficile. La mattina del 18 maggio, a meno di sessanta giorni dall’assunzione come apprendista presso una ditta che si occupa di bonifiche di amianto, è caduto da un tetto alto quasi sette metri. Si è trattato dell’ennesimo caso di scarsa sicurezza nei cantieri? Niente di tutto ciò, almeno secondo il suo titolare, che solo due giorni dopo ha pure scritto una missiva nella quale contesta all’operaio stesso la colpa del grave incidente subito, “per non aver prestato la dovuta attenzione”.

“Cosa non vera – scrivono dallo studio 3A, che sta assistendo il giovane – e oltretutto non hanno aspettato neanche che uscisse dalla rianimazione e che fosse dichiarato fuori pericolo, né che gli organi competenti completassero le loro indagini”. Le dinamiche nel dettaglio sono in queste settimane al vaglio del Servizio per la prevenzione, l’igiene e la sicurezza negli ambienti di lavoro (Spisal). Nel frattempo, i legali hanno ricostruito la catena di eventi che ha portato alla caduta spiegando che per il giovane, il quale aveva da poco terminato un corso di formazione, si trattava del primo intervento di bonifica. In pratica, la squadra - formata da Francesco e altri due colleghi - doveva sostituire un tetto in eternit, sostanza altamente tossica e quindi vietata.
“Sulla copertura – spiegano dallo studio 3A - ci sono Francesco e il 58enne, che però si trova in un’altra porzione del tetto: l’altro operaio, quello più giovane ma più esperto per via dell’anzianità, è a terra. Il 26enne bonifica l’area da trattare, suddivisa in scomparti, per poi procedere con l’installazione delle nuove onduline in acciaio che devono sostituire quelle preesistenti in amianto. A un certo punto, però, si trova a dover recuperare un flessibile che gli serve per il suo lavoro. Accanto non ha nessuno che lo possa aiutare, il collega sta operando in un altro scomparto, e così si allunga per afferrare lo strumento: perde quindi l’equilibrio, cade in uno scomparto ancora da bonificare, rompe la prima tettoia e il contro soffitto isolante, entrambi in eternit, e rovina a terra”.

PUNTI DI VISTA
Per i legali il 26enne è stato lasciato solo. Per il datore “non ha prestato la dovuta attenzione”. Per i legali, insomma, il giovane era stato lasciato solo e nelle contestazioni emerge soprattutto l’assenza in quel momento del suo tutor, figura prevista proprio dai contratti di apprendistato per affiancare i lavoratori neoassunti. In questo caso è proprio Giovanni Castellan, titolare della ditta, a svolgere tale ruolo. “Quell’operazione – chiedono dalla 3A - poteva essere effettuata da un unico addetto? In quella squadra c’era un responsabile della sicurezza?”. Dall’azienda, contattata dal Fatto Quotidiano, confermano l’assenza di Castellan sul cantiere in quel preciso momento, in quanto l’imprenditore segue anche altri operai, ma fanno sapere che “erano presenti altre persone altamente qualificate per seguire Francesco”. È questo l’unico commento alla vicenda che giunge dagli uffici dell’impresa Castellan. Alla domanda sulle tempistiche del richiamo, a quanto pare giunto prima che i medici sciogliessero la prognosi del giovane, rispondono con un “no comment”. Per il resto, aggiungono, “siamo in attesa delle conclusioni alle quali giungerà lo Spisal”. Dopo che ai medici, insomma, ora Francesco deve affidare le sue speranze agli ispettori affinché pongano fine positivamente a una vicenda per la quale, in ogni caso, ha già abbondantemente pagato.
Di Roberto Rotunno, da Il Fatto Quotidiano

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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