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Veneto da gustare. Fresche e dolci acque beriche: chiese e rocce fanno da cornice ai suggestivi lavatoi dei Monti Berici

Di Silvia Gambato Sabato 18 Febbraio 2017 alle 11:12 | 0 commenti

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Forse non tutti sanno che l'acqua meteorica (frutto cioè dei fenomeni atmosferici) non sempre va ad alimentare torrenti e rii di superficie; se il suolo è abbastanza permeabile (e questo dipende da vari fattori), penetra sottoterra, dove può creare nuovi spazi e forme plasmando la roccia.  Oltre alle doline nascono così la maggior parte delle grotte, numerose sulle colline vicentine e soprattutto lungo il versante est (nella foto di copertina Vasche della fontana del lavello e qui la photo gallery, ndr). I Monti Berici, infatti, sono caratterizzati prevalentemente da rocce calcaree, molto soggette all'azione erosiva dell'acqua; di conseguenza, l'acqua si mantiene poco in superficie, dove la sua portata rimane strettamente legata all'andamento delle precipitazioni. Sono tuttavia presenti sorgenti, alle quote più alte e soprattutto nella fascia pedecollinare, che alimentano tuttora antichi lavatoi e bacini perlopiù artificiali.

Chiesa del convento di San DanieleNel giro di 3 ore e mezza, percorrendo a ritroso una porzione del sentiero dei Monti di Lonigo (n. 41) e facendo una piccola deviazione, è possibile scoprire un paio di questi antichi fontanili, camminando poco più di 4 km.


Partendo dalla piazzola di Palazzo Volpe-Maffei a Lonigo, si cammina lungo viale San Francesco immettendosi poi in via San Daniele, confinante col convento francescano omonimo, molto noto non solo nel circondario la cui edificazione venne autorizzata nel 1447 da una bolla di Papa Nicolò V. L'edificio, una volta costruito, sopravvisse alla soppressione di tutti i conventi voluta da Napoleone nel 1806 e torna in mano ai frati nel 1891, seppure con ingenti perdite. Oggi è sede abitativa e di studio dei religiosi e scuola paritaria; merita sicuramente una visita per il bel chiostro, la chiesa, consacrata nel 1480, e il giardino allietato da uccelli esotici.
Riprendendo il cammino, si sale diritti lungo via Scaranto, che diventa poi via Monte Pimpo, e si arriva così alla zona umida dell'antica Fonte delle Acque, alimentata da una sorgente perenne.
Fontana del LavelloFino a non moltissimi anni fa, questo luogo costituiva un vero e proprio punto d'incontro per le genti locali: era frequente il viavai di chi faceva scorta d'acqua potabile, delle donne che lavavano i panni e degli allevatori che dissetavano le bestie (e di bambini che giocavano a spruzzarsi), cogliendo l'occasione per scambiare quattro chiacchiere. Nel secolo scorso era anche meta di passeggiate da parte di nobili che soggiornavano nel vicino albergo per sorseggiare un'acqua ferruginosa a quel tempo considerata terapeutica.
Tenendo ora la destra per mantenersi in via Monte Pimpo, si prosegue dritto in via Monte Romitorio; all'incrocio successivo si prende la prima via a destra e scendendo leggermente si segue la curva della strada che rivela subito la Fontana del Lavello.
Oltre il muretto alle spalle delle due vasche, s'intravede un vano oltre il quale si sviluppa una piccola grotta, rilevata dal Club Speleologico Proteo di Vicenza e annoverata tra le nove cavità ipogee attualmente note in territorio leoniceno. In fondo alla brevissima galleria è presente un piccolo bacino idrico scavato nella roccia che alimenta i lavelli esterni.
Chiesa di Sant'ApollinareLungo la via del ritorno, merita senz'altro una visita la chiesetta di Sant'Apollinare, posta sul tornante precedente e segnalata da un evidente stradina che scende a sinistra; siamo a Monticello, frazione di Lonigo non facilmente individuabile per via della disposizione un po' frammentata delle sue abitazioni, che spuntano sparpagliate nel verde.
Sorto dalle vestigia di un castello distrutto nel 1253 da Ezzelino Romano, l'edificio sacro fu eretto circa vent'anni dopo e ampliato a più riprese in epoche successive, di cui rimangono eloquenti testimonianze nella navata, nella sagrestia (‘500) e negli splendidi dipinti del soffitto (‘700).
Dopo una pausa contemplativa sul sagrato appartato nel verde, si riprende la strada percorsa all'andata, risalendo quindi il tornante e immettendosi nuovamente in via Monte Romitorio.
Volendo terminare la giornata con un pasto all'insegna dei prodotti tipici, si può dare un'occhiata al sito www.lebuonetavoledeiberici.it, piccola guida sui tanti esercizi enogastronomici locali che di sicuro non vi deluderanno.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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