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Veneto Banca, un ex dipendente racconta: "pressione continua e crescente"

Di Rassegna Stampa Giovedi 9 Febbraio 2017 alle 08:46 | 0 commenti

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Vendere azioni e obbligazioni a qualsiasi costo, per puntellare i conti. Vendere per dare solidità alla banca. Vendere e precettare nuovi azionisti a costo anche di offrire prestiti e mutui a clienti che per far fronte alle proprie necessità chiedevano di disinvestire. E alcuni direttori di filiale - sollecitati dalle direzioni generali via e-mail - accordavano prestiti pur di raccogliere proseliti, investitori, azionisti. Con il paradosso che lo Stato, salvando a colpi di miliardi questa e altre banche, diventerà il datore di lavoro di personaggi che hanno, quantomeno, raggirato il prossimo.

Un ex dipendente diVeneto Banca assicura - tramite l’avvocato Sergio Calvetti che segue un buon numero di risparmiatori e correntisti - che il meccanismo messo in piedi dai cervelloni dell’istituto era proprio questo. E sventola un ventaglio di e-mail in cui dimostra la «pressione continua e crescente» per collocare quante più azioni possibili della banca e precettare il maggior numero possibile di azionisti-investitori. Non è forse un caso se tra «il 2007 e il 2014 gli azionisti salgono da 22 mila a 88 mila», sottolinea la Tribuna di Treviso. Scorrendo la documentazione della posta elettronica tra la direzione territoriale e i dipendenti salta all’occhio l’urgenza di «fare cassa» coinvolgendo correntisti, risparmiatori e clienti. L’ex impiegato - che ha inviato ai magistrati una nota dettagliata della corrispondenza e delle pressioni ricevute - spiega il meccanismo messo in atto, con tanto di grafici e tabelle per convincere i potenziali investitori (magari sospettosi), che sottoscrivere questi investimenti, diventare azionisti e obbligazionisti della banca, era un investimento sicuro, garantito e tranquillo. Racconta l’ex dipendente pentito: «Ci era pervenuta una direttiva che ci assegnava l’incarico di raccogliere più soci azionisti possibili perché la Banca aveva problemi di vecchi crediti deteriorati da coprire e, quindi, aveva la necessità di recuperare denaro per rappresentare un patrimonio netto che rientrasse nei parametri di legge». Il dossier è ora al vaglio della magistratura che dovrà valutarne la consistenza penale. Anche perché le eventuali responsabilità penali della banca e personali vanno ben soppesate. Tanto più che la sollecitazione pressante da parte della direzione dell’istituto avveniva non negli anni d’oro, ma ancora nei primi 6 mesi del 2013, quando i conti già traballavano pericolosamente. La campagna per invogliare alle sottoscrizioni sembra proprio ben orchestrata e diffusa: «Tutti i miei colleghi erano a conoscenza di ciò e dichiararono anch’essi ai clienti che l’investimento in azioni e/o obbligazioni della Banca erano sicuro e che nel tempo avrebbero ulteriormente aumentato di valore. Per convincere i clienti alla sottoscrizione delle azioni, dalla Direzione ci era stato inviato un grafico rappresentante la crescita passata e le attese per il futuro, inoltre facevamo vedere i bilanci e le certificazioni della società di revisione PricewaterhouseCoopers». Nel caso poi di necessità di smobilitare investimenti in azioni Veneto Banca o di richieste di vendita da parte della clientela la rete commerciale della banca interveniva prontamente per non far fuggire i sottoscrittori: «Ricevemmo le direttive di convincere i clienti a non vendere, garantendo ancora la sicurezza dell’investimento e, nel caso di necessità del denaro da parte degli azionisti, potevamo fare finanziamenti senza preoccuparci dei parametri di garanzia restitutoria, fondando il rischio sulle azioni poste in pegno da statuto». Proprio questo meccanismo verrà adoperato dagli ex investitori che si sono sentiti raggirati per contestare in tribunale la truffa perpetrata. «L’ex impiegato si autodenuncia e denuncia i rapporti di sudditanza nonché l’influenza sui clienti per rastrellare denaro senza criteri di garanzia», taglia corto l’avvocato Calvetti intervistato dal giornale locale.
Di Antonio Castro, da Libero

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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