Veneto Banca perde 650 milioni: dopo BPVi ancora l'effetto BCE
Mercoledi 11 Febbraio 2015 alle 21:23 | 0 commenti
Il dg Consoli dice, d'accordo col presidente favotto (entrambi nella foto) che si è fatto più del necessario per invertire la rotta già dal 2015 ma anche il gruppo di Montebelluna paga lo scotto dei nuovi criteri di vigilanza europea della BCE con tutte le implicazioni già da noi esplicitate ieri dopo i dati metodologicamente simili della Banca Popolare di Vicenza. E come ieri lasciamo il primo commento a Davide Pyriochos.
Il collega di Venezie Post, tral'altro, sembra aver fatto sue anche le nostre preoccupazioni sul difficile compito dei due Istituti di tutelare il valore delle azioni dei risparmiatori, non sappiamo bene quanto informati a Montebelluna dai media e dalle associazioni locali, che, però, a Vicenza, è sotto gli occhi di tutti, non hanno di certo brillato per dare le corrette informazioni.
Se possiamo esplicitare qualche comprensione sulla riservatezza delle due popolari più vicine al nostro territorio e alle prese con difficili anche se indilazionaili decisioni, un po' meno ne abbiamo verso chi doveva informare con completezza associati e lettori e non lo ha fatto.
Questo non ci impedisce, però, di sottolineare, in sintonia questa volta con Confindustria e GdV, che hanno peccato di eccesso di... zelo, come i criteri della BCE abbiano fin troppo premiato le banche europee che hanno privilegiato impieghi di tipo speculativo finanziario ed eccessivamente penalizzato chi, come BPVi e Veneto Banca hanno, però, indirizzato i loro impeghi verso le aziende locali: se la speculazione ha creato profitto per certe banche ma non ha incentivato le attività produttive, le perdite sui crediti si sono ora ritorti contro chi li ha concessi.
Quindi anche se le popolari di Zonin e Favotto non sono state esenti da errori nella concessione di certi crediti, forse è ora di spostare l'attenzione anche sulle qualità imprenditoriali e finanziarie dei vicentini e dei veneti che quei crediti li hanno utilizzati male, sia pure in un quadro economico difficile, e ora non solo ne pagano le conseguenze con i propri cattivi risultati ma di fatto hanno ridotto la capacità di BPVi e di Veneto Banca di concedere credito alle altre aziende.
Le svalutazioni dei crediti in sofferenza e le riduzioni dei valori di avviamento degli sportelli degli istituti veneti più vicini a noi (lo stesso, infatti, è avvenuto con le debite maggiori proporzioni per il veronese Banco Popolare) sono state, perciò, il passo obbligato per "pulire" i bilanci e rendere possibile una ripartenza del credito.
Sia pure da posizioni di debolezza che ora rendono le due banche possibili prede del mercato.
Il direttore
Ecco ora la nota Davide Pyriochos
Sembra il replay di un film già visto ieri coi conti di Vicenza: l'attività bancaria va bene, i clienti aumentano, la raccolta pure, ma il bilancio 2014 si chiuderà con una maxi-perdita: per Bpvi sarà di 500 milioni di euro, per Veneto Banca di 650. A parte questa differenza di 150 milioni di perdita in più, il bilancio preliminare di Montebelluna ricalca abbastanza quello approvato ieri da Bpvi. Perché la perdita, anche in questo caso, si spiega con le rettifiche sui crediti deteriorati, imposte dalla severità dei regolatori di Francoforte. In particolare, fa sapere Veneto Banca, l'impatto delle rettifiche da AQR è pari a 363 milioni di euro, e quello delle rettifiche sugli avviamenti arriva a 390 milioni di euro. Senza queste zavorre la banca sarebbe in utile per 103 milioni di euro.
Per il presidente Francesco Favotto il 2014 è un anno «che ha visto il nostro Istituto affrontare e superare con successo importantissime sfide». «Ricordo - afferma Favotto - l'avvenuta conversione del prestito obbligazionario nel mese di giugno, la successiva conclusione positiva dell'aumento di capitale condotto nell'arco di meno di un mese e il conseguente superamento del Comprehensive Assessment condotto dalla BCE e dall'EBA nel mese di ottobre senza dover ricorrere ad ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale. Lo "schema preliminare" oggi esaminato - prosegue - mostra anche la volontà di una piena adesione ai nuovi criteri della vigilanza Europea. Il Gruppo Veneto Banca, i suoi dipendenti, insieme ai Soci, ha dimostrato ancora una volta di saper reagire alle difficoltà e può ora guardare con rinnovata fiducia alle sfide future, a cominciare dalla prossima riforma dell'impianto cooperativo».
Il dg Vincenzo Consoli, dice che «Forti del positivo superamento degli stress test e della solidità patrimoniale, abbiamo deciso di procedere senza indugio alcuno ad accantonare la totalità delle provisions richiesteci dalla BCE nonché, in conformità alle più recenti prassi valutative internazionali, una cospicua parte degli avviamenti». «Questo - aggiunge - ci permetterà di ripartire nelle migliori condizioni per cogliere le opportunità che si presenteranno già a partire da quest'anno, nel quale si iniziano ad intravvedere alcuni segnali di ripresa nel contesto produttivo italiano». Durante il cda, insomma, le parole d'ordine del management sono state "rigore", "prudenza", ma soprattutto "coraggio" - fa sapere Veneto Banca - perché si è deciso di svalutare in modo drastico gli avviamenti (con un taglio del -41%) per iniziare il 2015 coi conti puliti anche al di là delle richieste dei regolatori. In questo modo Veneto Banca ritiene di poter proseguire la propria missione di banca territoriale che eroga crediti in bonis al tessuto di pmi che finalmente avverte segni di ripresa.
Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, il Gruppo raggiunge oggi i 3,3 miliardi di euro (in crescita del 3,3% rispetto al dato di fine 2013), mentre il Common Equity Ratio sale al 9,6%, «superiore - dice la banca - ai requisiti minimi attualmente previsti dalla normativa di vigilanza, e in ulteriore miglioramento prospettico grazie al previsto perfezionamento della cessione della quota di maggioranza detenuta dalla banca in BIM e in Banca IPIBI, deliberata dal Consiglio di Amministrazione del 7 agosto 2014 (Common Equity Ratio pro-forma 10,3%)».
La banca sottolinea poi come sia «in diminuzione il rapporto sofferenze nette / patrimonio netto, che passa dal 47,4% di fine 2013 al 45,6% di fine 2014, con il rapporto sofferenze nette su impieghi che a fine anno si attesta al 5,9% dal 5,7% di fine dicembre 2013. Migliora il livello di copertura delle sofferenze (inclusi gli stralci) che passa dal 49,4% di fine dicembre 2013 al 53,6% di fine dicembre 2014. La copertura totale dei crediti sale dal 6,55% all'8,77%». Sul fronte degli impieghi, Veneto Banca fa sapere di aver erogato nel 2014 a famiglie e imprese 2,4 miliardi di euro. Il numero dei soci è pure in aumento e a fine dicembre sfiora gli 88mila, e anche la raccolta è cresciuta del +2,5% a 24,6 miliardi.
Resta il fatto che mentre le grandi banche in questa fase stanno già chiudendo i bilanci in utile e cercano di tornare a una politica aggressiva sul fronte dei dividendi, per quanto riguarda le popolari (almeno quelle venete) sembra che abbiano affrontato il tema delle rettifiche con un certo ritardo, facendosi imporre i tempi dalla Bce anziché anticiparli. La conseguenza è che la trasformazione imminente in spa rischia di essere dolorosa sul piano del valore delle azioni (che le non quotate non hanno mai svalutato nonostante il crac Lehman), e in una prospettiva di aggregazioni paiono più prede che predatori.
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