Veneto Banca e BpVi fanno gruppo in nome di Atlante? Stefano Righi di CorSera: è prematuro. E 10 cent per due non fanno neanche 20 centesimi per una banca unica
Venerdi 12 Agosto 2016 alle 17:02 | 0 commenti
Mentre il Cda di Veneto Banca si è riunito ieri a Milano, fatto storico e significativo per l'Istituto montebellunese la cui proprietà quasi totalitaria, dopo l'azzeramento di fatto dei suoi precedenti 80.000 soci e dei 5 milardi di fanta valore delle azioni da loro possedute e ridotte a bricole, fa ora capo al Fondo Atlante 1 della milanesissima Quaestio Sgr di Alessandro Penati, si fa un gran discutere (blaterare) di fusione di Veneto Banca con l'altra banca acquistata da Atlante, la Banca Popolare di Vicenza, che ha lasciato col cerino acceso, e il corpo ustionato, 118.000 soci le cui fanta azioni sono passate da 62,50 euro a 10 centesimi l'una. Forse andando ben al di là dell'indirizzo espresso dal neo presidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, condiviso dal suo omologo di Vicenza, Gianni Mion, e che pensa a integrazioni operative e commerciali alcuni, i soliti, commentatori locali si sono buttati a pesce morto sull'ipotesi della banca unica veneta, che, poi, tutto sarebbe fuorchè veneta.
Ne abbiamo parlato col collega Stefano Righi de Il Corriere della Sera, autore de "Il grande imbroglio" e recensoar del nostro "Vicenza. La città sbancata", prima che lasciasse l'Italia per una viaggio negli Usa, e ne riportiamo qui le impressioni, espresse fuori dall'agone locale, lontano dagli interessi di parte e con una visuale più ampia delle strategie di Atlante 1 che si intrecciano anche con quelle del nuovo Fondo Atlante 2 che attingerà cash anche dal fratello meno giovane.
«Un'ipotesi del genere, due banche in una, è prematura anche perchè - ci risponde Righi - ai registi del sistema bancario, politici e tecnici, la domanda vera da porre oggi è: cosa vuoi fare di questi sei istituti "semi annegati" che ti sei tirato a bordo? Perhè sei? Eccoli, BPVi, Veneto Banca, Cassa Marche, Banca Etruria, CariChieti, Cassa di risparmio di Ferrara».
E la risposta quale potrebbe essere?
«La risposta non sta a me darla. Di sicuro occorre fare due cose:
1. "comperare" tempo
2. trovare il modo di transare senza metterci denaro, solo carta contro carta».
Quindi 10 centesimi ad azione di una banca più 10 centesimi dell'altra non solo non fanno 20 centesimi per il valore dell'accoppiata ma tanto meno generano quel valore consistente in più che il Fondo Atlante deve perseguire per remunerare i soci, tra cui Cdp, Banca Intesa e Unicredit.
Con buona pace di chi sogna oggi una fusione che non creerebbe valore oltre a imporre tagli ancora più drastici di personali e filiali e che in passato anelava solo Gianni Zonin, la cui visione aziendale ha, poi, procurato quel che ha procurato.
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