Venerdì 17
Domenica 19 Febbraio 2012 alle 01:03 | 0 commenti
«Sulla lapide (la sede è l´ex convento di Santa Maria Nova, ndr) sono incise queste parole: «In questo luogo trovarono sicuro e duraturo rifugio il 3 febbraio 1947 mille esuli italiani giunti con la nave Toscana dalle lontane e amate terre perdute istriano-dalmate». Accanto alla data, compariva il nome dell´autore: "Il sindaco Enrico Hüllweck". Compariva, sì, perché non compare più: oggi la targa è firmata "Il sindaco", mentre sono spariti nome e cognome. Cancellati. In apparenza senza un perché. Se n´è accorto Luciano Parolin ...».
Così scriveva il Gdv venerdì 17 febbraio e da lì (o da prima?) nasceva la caccia al colpevole e la sua identificazione, per confessione, in Alessandra Moretti, che ha umilmente chiesto scusa al precedente sindaco "rimosso" e a quello attuale indignato per tanto insulto alle istituzioni.
In mezzo a tanto frastuono di dimissioni richieste da Sorrentino & c. e specularmente sognate, da tempo, da Variati (vedi il caso Mattiello, le mense scolastiche, le frizioni ripetute nel rapporto con i giovani, non ultimo il caso Informagiovani tagliato pro mega staff personale) brilla la compostezza dignitosa dell'unico che poteva realmente adirarsi per il supposto oltraggio, Enrico Hüllweck, che, sempre sul Gdv ha dichiarato: «L´estate scorsa ero andato a vedere se la lapide ci fosse ancora e in che condizioni versasse. Avevo notato che il mio nome non c´era, ma mi ero persuaso che non ci fosse mai stato. Peccato, mi ero detto: sarebbe stato bello essere ricordati per quell´iniziativa in ricordo di una tragedia che mi ha sempre impressionato molto. Vengo sempre ricordato per il teatro, ma ho fatto anche tante altre cose».
Dottor Hüllweck, complimenti per la dignità ma anche per l'intelligenza politica nel non farsi tirare per la giacchetta in una polemica che sa tanto di onta vendetta verso la Moretti. Colpevole per qualcuno anche di essere donna, carina e ... presente nell'organo nazionale del Pd. Meno lucroso delle sue dependance con ricche anticamere locali, ma, di certo, una porta per quella Roma da cui Variati è stato storicamente tenuto lontano dalla direzione nazionale del partito.
Ecco, signori commentatori locali, un'altra chiave di lettura del sempre più pervicacemente civico, intristito e, quindi, incattivito, anti Pd Achille. Ora che, sbarratagli Roma dalle bocciature nazionali, la prospettiva, obbligata, di fare il sindaco non è che sia il massimo per le sue ambizioni. Quando per anni anche Vicenza sarà priva dei quattrini necessari per farsi bello governandola e, perciò, diventerà una città ancor più, se possibile, melmosa ai piani alti dei suo affamati poteri economici.
Detto questo, se è stato facile (volere è potere) identificare le sue responsabilità in cotanto lapideo affaire, Alessandra Moretti nel recente passato ha accumulato ben altra responsabilità politica: aver navigato da vice sindaco, non da umile consigliere, facendo finta di non vedere intorno a sé. Ora sta rischiando di non essere più ... guardata: succede alle belle donne egocentriche che un giorno si scoprono, allo specchio, con tante rughe e poche vere amicizie.
Ma allora ci si attenderebbe che, offerta chiarezza sulle sue cose, Alessandra Moretti con un moto di orgoglio, che superasse le ricorrenti accuse ecumeniche di non saper fare il vice sindaco e l'umiltà delle scuse, si adoperasse per pretendere trasparenza anche da chi l'ha bacchettata, più volte e come una birba qualunque.
Magari chiedendo, o cercando, la chiave, più istituzionale della firma cancellata, degli armadi condominiali di quel poveruomo di Diego Fontana che, però, interessano tanto a Variati e a certa nomenklatura locale che amerebbe porre i propri eredi e cloni sulle careghe cittadine, anche se impoverite. Proporzionalmente, d'altronde, alle capacità dei figli che già ereditano e di quelli che vorrebbero ereditare le potestà padrine.
Anche noi ci aggiungeremo all'elenco di chi ne chiede le dimissioni se questo moto l'avvocato Moretti non lo avrà . Moto d'orgoglio, non vendetta: è solo un suo dovere verso chi l'ha portata a palazzo Trissino insieme a tanti altri, troppi, consiglieri e assessori, dimentichi del significato istituzionale del loro mandato. Rimosso (loro consenzienti, basta con le scuse!) giorno dopo giorno e tutti i giorni, altro che firma sulla lapide, da un sindaco che si è nominato podestà .
Chissà , signora Moretti, che un giorno, grazie anche alla sua ritrovata combattività femminile, il nostro Achille non rimpianga l'averle fatto "scolpire" di nuovo dopo la parola sindaco il nome Enrico e il cognome Hüllweck. E che non ricordi che il tutto nacque, per giunta intorno a una lapide, non un giorno qualunque di febbraio. Ma il 17: un venerdì.
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