Vecchio ospedale di Schio, le immagini degli sprechi da abbandono
Martedi 19 Febbraio 2013 alle 07:27 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 249 e BassanoPiù n. 8 del 16 febbraio 2013 in edicola e sfogliabili comodamente dagli abbonati
Sono in tantissimi a parlare del caso del project financing, che secondo l'accusa "finanzia" i privati che hanno costruito l'Ospedale di Santorso, pardon l'Ospedale Unico Alto Vicentino come il nuovo Direttore Generale, Daniela Carraro, ci ha invitato ufficialmente a citare l'ospedale impegnando per questo il tempo suo e del suo staff.
Ma sono in pochi, quelli che contano, a coprire di nebbia contratto, importi dettagliati e accordi in ballo, oltre che le tante lamentele che solo i sordi non riescono a sentire, non diciamo ascoltare, anche se è sotto gli occhi di tutti il faraonico impegno economico pubblico verso la cordata che ha costruito un ospedale che ad oggi è fonte di polemiche anche sulle modalità con cui è fornito il (dis)servizio.
Allora mentre si attende trasparenza sull'operazione che il collega Renzo Mazzaro attribuisce ai voleri (alle brame, fa capire) della galassia Galan Sartori e delle solite aziende che le graviterebbero intorno, noi abbiamo fatto i fotoreporter all'interno dell'ospedale di Schio, vecchio così tanto da essere già dotato di una piattaforma edilizia che ne avrebbe permesso l'espansione per svariati piani e così ricco di dotazioni da tenerne in grembo ancora tantissime con "tanto" di scatole già riempite di materiali e quant'altro e chiuse con su scritte a pennarello le stanze di destinazione a Santorso (qui alcune foto, le altre su VicenzaPiù.n. 249).
L'accusa, che pure evidenzia «le spese di pulizia di locali semi abbandonati e il mancato smaltimento anche di rifiuti che potrebbero essere tossici», punta il dito contro gli altri sprechi da abbandono «perché non per contratto tutto quello che manca a Santorso viene obbligatoriamente comprato ex novo da chi gestisce il project ai prezzi e con le modalità dallo stesso stabilite».
Per chiarire il più possibile a chi ci legge abbiamo scelto di pubblicare le foto senza commenti, che non siano in questa premessa esplicativa, e con una semplice didascalia, che indica anche il valore di massima del materiale se ricomprato, ma prima di pubblicarle volevamo avere lumi e spiegazioni proprio da Daniela Carraro. Le abbiamo, così, chiesto già l'8 febbraio un incontro («per intervistarla e per mostrarle alcune foto dell'ospedale di Schio» abbiamo scritto anche il 13 febbraio allo stesso indirizzo da cui ci invitava a usare la giusta dizione per l'Ospedale di Santorso, ops dell'Alto Vicentino) perché ci desse la motivazione del mancato trasloco, magari non fatto in attesa di una auspicabile cessione di tanti materiali, apparati e mobili "inutili" a una qualche onlus che li destinasse a paesi poveri. Nessuna risposta? Se l'avessimo avuta la pubblicheremmo, se l'avremo la pubblicheremo*. Con la stessa trasparenza con cui si vedono i malati a piano terra, e non solo, a Santorso nelle stanze con vetrate da hotel vista mare.
*Siamo stati chiamati venerdì 15, quando il numero era già in stampa, e ci è stato cortesemente comunicato che il direttore generale ci riceverà il 4 marzo.
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