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Dopo l'improvviso mancato rinnovo da parte del governo dell'incarico di Commissario per il Dal Molin Usa a Paolo Costa e, soprattutto, dopo la mancata informazione alla città e l'assenza, almeno per ora di un interlocutore istituzionale per i gravi problemi legati al completamento dell'opera e al suo indubbio impatto sul territorio e sulla falda sottostante, Achille Variati non ci sta: «Mi autotutelo e tutelo i cittadini, installando subito i piezomentri per avere i dati che abbiamo atteso invano».

E tira dritto il sindaco quando aggiunge: «Sembra che si conti solo quando si protesta con la violenza mentre quando si gestiscono istituzionalmente le richieste dei cittadini si viene ripagati in questo modo, fregandosene!».

Abbiamo il dovere di credere che il primo cittadino sia tornato quello che del no alla base fece un suo vessillo nelle elezioni dl 2008 ora che ha capito a quali principi risponda chi, ai vertici di un paese ancora servo aprescindere, aveva imposto la base, ben prima che se ne sapesse qualcosa in città mentre chi sapeva ha colpevolmente taciuto e, anche solo,per questo, meriterebbe di non far più parte di sfide elettorali: lo ricordino anche gli elettori di centro destra e tutti i favorevoli alla base che al loro favore hanno potuto dare sfogo solo a decisione presa e senza tutele non solo verso diversi credi ideologici (ideali?) ma anche verso la sicurezza idrogeologica della città.

Ora che l'acqua versata sul fuoco del dissenso da un sindaco che si è messo la fascia del rispetto delle istituzioni viene restituita con gli interessi e fisicamente ad ogni accenno di pioggia, aumentando i rischi e le paure dei cittadini, pro e contro la base, Variati tenga dritta la barra della dignità sua e di Vicenza anche dopo che un qualunque interlocutore («Costa o non Costa, serve un interlocutore!») gli verrà, ovviamente, dato.

Perchè nessuno possa pensare che la protesta di oggi sia solo un bis di quella del 2008. Inutile.