Variati rinuncia alla poltrona dell'Upi, GdV: santo subito
Domenica 8 Febbraio 2015 alle 10:55 | 1 commenti
Occhille: «Il retroscena. Nei giorni scorsi è stato a un passo dalla guida dell´Unione delle Province italiane ma ha declinato». Titolo: «E Variati rinuncia alla poltrona dell´Upi». Sommario: «Il sindaco: dal Governo c´erano spinte, ma ho scelto il territorio». È così che oggi il GdV lancia la proposta di santificazione immediata di Achille Variati. Non siamo d'accordo sulla sostanza e, ce lo consenta il bravo collega, sulla forma da panegirico.
Ma pubblichiamo le considerazioni del GdV a favore del sindaco e presidente della provincia, che si sente da noi troppo "vessato" dopo che lo abbiamo indicato anche tra i Flop del 2014 (vedi Vicenzapiù Magazine n. 273 in edicola da giovedì 5 febbraio) e per promuovere il confronto con i lettori.
Eccole di seguito
A volte, nella vita, si può anche rifiutare un biglietto di prima classe. A volte, in politica, si può anche rinunciare a "un posto di potere". A volte capita di «scegliere il lavoro sul territorio», soprattutto se scelte così uno le ha già in curriculum e nel dna. E soprattutto se «il territorio», per varie ragioni, è l´obiettivo di riferimento e il luogo d´investimento delle proprie energie e aspirazioni.
Si erano mossi i piani alti della politica italiana, nei giorni scorsi, per proporre ad Achille Variati un posto in "prima classe". Da Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell´Anci, l´Associazione nazionale comuni italiani, a Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari regionali, fino a Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, vale a dire "casa" di Matteo Renzi: tutti loro, più o meno direttamente, avevano chiesto a Variati la disponibilità a fare il presidente dell´Upi, l´Unione delle Province italiane, il rappresentante di tutte le Province del Paese. Ma il sindaco-presidente ha risposto con un «no, grazie, resto nel territorio». Un «no» cortese e motivato, ma non scontato.
LE SPINTE E IL GENTIL RIFIUTO. Un passo indietro. Una decina di giorni fa l´assembela nazionale dell´Upi era chiamata a rinnovare gli organi in scadenza. Vicenza si è presentata con una delegazione composta da Variati e dai consiglieri provinciali Mauro Beraldin, Maria Cristina Franco e Valerio Lago. L´assemblea era la vetrina finale, ma la partita si era giocata alla vigilia. Giorni di telefonate, contatti e incontri ai vari livelli: al centro, la figura di Variati. In questi primi mesi a palazzo Nievo egli è diventato uno dei riferimenti, se non il principale, tra i sindaci-presidenti di "nuova nomina" che ora sono la maggioranza (68). Ha anche partecipato a tavoli di discussione Governo-Province sulla legge di stabilità e sull´incerto futuro degli enti. L´idea prevalente era di individuare tra le figure di nuovo corso il rappresentante dell´Upi chiamato a guidare la definitiva trasformazione delle "aree vaste" inaugurata dalla riforma Delrio (anche nell´idea, quella del sindaco berico, che l´Upi sia destinata a fondersi con l´Anci). È in questo contesto che Variati ha ricevuto molte telefonate. «Sollecitazioni dal mio presidente in Anci, Fassino, e anche da esponenti del Governo», ammette il sindaco, «oltre che da molti presidenti di Provincia». Tutti orientati ad avere come interlocutore un sindaco esperto.
Ci ha pensato, Variati. I treni si prendono quando passano, e qui non si trattava di un vagone merci. Ma alla fine si è chiamato fuori. È tutt´altro che scontato rispondere «no, grazie» a richieste che arrivano da Governo e dintorni. «Ci ho pensato e francamente ritengo che il carico che le mie spalle possono sopportare abbia raggiunto il limite. Sono sindaco, presidente della Provincia, consigliere dell´Anci nazionale con delega al Sociale: non me la sentivo di gravarmi anche della rappresentanza delle sofferenze delle Province italiane tutte in questa fase delicata». A quel punto, per la cronaca, è riemersa la candidatura dell´uscente Alessandro Pastacci, presidente di "vecchia nomina" della Provincia di Mantova, riconfermato al vertice dell´Upi.
VICENZA: OGGI E DOMANI. Non è la prima volta che Variati sceglie il territorio. Molti gli diedero del "pazzo" (politicamente) quando nel 2008 lasciò il suo ufficio sul Canal Grande a Venezia e uno stipendio da consigliere regionale per fare il sindaco di Vicenza, che guadagna quattro volte di meno e si stressa quattro volte di più. La scelta del territorio è nel suo dna. Nella sua agenda ci sono le grandi opere, dalla Tav alla tangenziale al parco della pace. E nei suoi pensieri, non dichiarati, c´è la volontà di fare tutto al meglio anche in vista del dopo-Variati. Non è un mistero che egli abbia stima di Jacopo Bulgarini d´Elci: lo ha voluto vicesindaco e chi gli è vicino è certo che sarebbe orgoglioso di potergli passare la fascia tricolore, se gli elettori vorranno. D´altra parte Variati conta di non aver perso, con il gentil rifiuto all´Upi, il suo peso politico né la considerazione delle alte sfere nella partita delle Province. Anzi, conta di poter restare uno degli interlocutori del Governo. "Sindaco con la valigia", sì, come si è autodefinito da tempo per le molte trasferte a Roma, ma «per servire la mia terra».
Di M.SC. su Il Giornale di Vicenza
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