Variati: bilancio di metà mandato
Giovedi 15 Luglio 2010 alle 23:25 | 0 commenti
VicenzaPiù n. 195 - Fatti e promesse, bilancio di metà mandato. L'amministrazione Variati si avvicina al giro di boa. Dalle strade all'urbanistica, analisi di questi primi due anni di governo
di Alessio Mannino e Luca Matteazzi
Lo sappiamo, allo scadere della metà del mandato manca ancora qualche mese. Ma con le ferie e la pausa estiva ormai alle porte, e con gli inevitabili rallentamenti che queste comportano, ottobre è praticamente dietro l'angolo. Così, quando ufficialmente l'amministrazione Variati compirà due anni e mezzo, la situazione sarà molto simile a quella attuale. Ecco allora un bilancio, punto per punto, dei primi 900 giorni del centrosinistra. Per vedere cosa è stato fatto, cosa resta da fare, e dove sarebbe opportuno cambiare passo.
Un Pat ancora tutto sulla carta
Grandi progetti, ma la realtà sarà probabilmente diversa. C'è davvero bisogno di "crescita" a tutti i costi?
La giunta Variati era partita sotto i migliori auspici, nel settore decisivo dell'urbanistica. Il sindaco aveva scelto una persona onesta e indipendente, sinistra vecchio stampo, Francesca Lazzari, per l'assessorato al Territorio. Un bel salto, rispetto all'era in cui un'altra donna dominava quel dipartimento, la moglie dell'ex sindaco Hullweck, Lorella Bressanello (senza dire dell'ultimo assessore di centrodestra, quel Marco Zocca in rapporti di lavoro con la Maltauro). Il nuovo piano regolatore, il Pat, al di là dei paroloni sui vuoti e sui pieni e sui poteri forti eufemizzati in "portatori di interessi", è un buon piano. Solo un po' troppo immaginifico, tanto che l'opposizione ha avuto buon gioco ad accusare la maggioranza di aver approvato un libro dei sogni, visti i chiari di luna di questi anni di crisi. Diciamo buono perché prevede poco residenziale (di qui, ad esempio, il no al piano Lodi) e riqualifica varie aree finora lasciate all'abbandono, e lo fa senza favoritismi particolari (come per la zona ex Ftv e viale Milano-Torino, a parte la gaffe della Lazzari di non sapere che nella Ivem, contraente privato per l'ex corte Pellizzari, c'è anche Carlo Valle, che i soldi al Comune dovrebbe forse restituirli, e non riceverli). Tranne che in un caso, macroscopico: l'intesa preliminare sull'arena degli eventi, alias nuovo stadio, a Vicenza Est (vedi altro box sulle "promesse mancate"). Lì c'è la spia che esiste una certa, inoppugnabile, preferenza verso un gruppo di potere, quello Maltauro-Caoduro-Cestaro, rispetto al vecchio impersonato dall'asse Ingui-Amenduni.
Il punto vero è che la prevista e desiderata crescita demografica ed edilizia della città (crescita che il centrosinistra contestava al centrodestra, ma entrambe condividono il pensiero unico dello sviluppo a tutti i costi) è sulla carta. L'aumento del volume di edifici dedicati ai "servizi" (leggi: commerciale e direzionale) concessi ai privati in cambio dei vari piani si regge sulla base della necessità di razzolare i soldi per finanziarli. E sta bene. Ma, accordi preliminari come quello per lo stadio a parte, è tutto da vedere che quei soldi saltino fuori. In più, c'è veramente una domanda in città di più negozi, uffici, bar e quant'altro, con tutto lo sfitto che c'è, e con un futuro che si preannuncia per le tasche degli italiani nerissimo ancora per molto tempo? In ogni caso, il Pat costituisce solo un elenco di intenzioni. Il momento decisivo sarà , già nel corso di quest'anno, la lavorazione del Piano degli Interventi, ossia l'applicazione, progetto per progetto, delle linee contenute nel Pat. Sarà lì che si giocheranno le vere partite e si passerà dagli annunci alla realtà .
Viabilità e ambiente, prima il quotidiano
Precedenza a manutenzione e asfaltature. Ma che fine hanno fatto le ciclabili?
La viabilità è, per antonomasia, un tema cruciale per un'amministrazione comunale. Variati, fin dall'inizio, ha lasciato stare le rivoluzioni della circolazione che con Cicero erano all'ordine del giorno per puntare tutto (o quasi) su manutenzioni e ordinaria amministrazione: asfaltature, sistemazioni, rifacimenti. Non si può dire che non ce ne fosse bisogno, visto lo stato di molte delle principali strade cittadine. E qui, pur nella cronica carenza di fondi che affligge gli enti locali, i risultati si sono visti: dai Ferrovieri a viale della Pace, i tratti di strada rimessi a nuovo cominciano ad essere numerosi. Molti di più sono quelli ancora oggi devastati da buche e rattoppi; ma nessuno pretende la bacchetta magica, e la direzione è quella giusta.
Sul capitolo grandi opere, il cammino è stato un po' più incerto. Si è sbloccata in tempi rapidi l'annosa questione del tracciato e delle varianti necessari per la bretella dell'Albera, mentre si è un po' pasticciato con la Provincia sul tracciato della Tangenziale nord, progetto che, al di là dei contatti con la questione Dal Molin, suscita comunque molte preoccupazioni nei quartieri interessati e che non sarà facile sbrogliare in modo indolore. Lo stesso è accaduto per l'ipotesi di raddoppio del sistema delle tangenziali, dove si è corsi ai ripari per evitare un impatto devastante nella zona di Sant'Agostino solo dopo qualche dimenticanza iniziale. In compenso, si è abbozzato il tracciato delle nuova linea di filobus che dovrebbe attraversare la città , e si è aperta la caccia di finanziamenti. Nel complesso, se anche solo la progettazione e la realizzazione del completamento della tangenziale andassero in porto, Variati potrebbe mettere nel carniere un risultato amministrativo da incorniciare.
Quello che caso mai gli si può rimproverare è la mancanza di una riflessione critica sull'argomento. Le nuove strade sono viste in genere come necessarie, se non indispensabili, come peraltro la linea ad Alta Velocità , per rimanere in tema di trasporti. Non è detto che non lo siano, ma se ne potrebbe almeno discutere. Tanto più che nel programma di Variati è messo in bella evidenza l'impegno per una mobilità eco-compatibile, che dia la precedenza a pedoni e ciclisti. Ecco, su questo punto c'è ancora da lavorare: la disponibilità all'ascolto e l'attenzione alle richieste dei cosiddetti utenti deboli ci sono, ma da sole non bastano. E, nonostante alcune iniziative positive si siano viste (ad esempio, le nuove tariffe del centrobus in zona Dogana) si potrebbe anche osare qualcosa in più: l'idea di allargare la zona a traffico limitato o di rivedere il sistema della sosta in centro sono sparite dall'agenda politica, la revisione del sistema del trasporto pubblico e la creazione della circolare elettrica procede con ritmi lenti. Un peccato.
Con la stessa politica dei piccoli passi, l'amministrazione si è mossa sulle tematiche ambientali. Accantonata la discussione insidiosa sull'inceneritore, evitati provvedimenti drastici e impopolari contro lo smog, si è lavorato all'installazione di pannelli solari nelle scuole, all'acquisto di nuovi autobus elettrici, all'aumento della quota di raccolta differenziata, alla sperimentazione della raccolta porta a porte dei rifiuti. L'importante, in questo caso, è continuare.
Cultura, eppur si muove
C'è stato un recupero di dinamismo. Ma i soldi sono sempre pochi
La cultura, questa sconosciuta. Un po' meno, in questi anni di buona gestione dei pur magri fondi comunali ad essa destinati (attualmente l'assessore Francesca Lazzari, dopo la scure dei tagli di bilancio, ha solo 150 mila euro non vincolati). Perché il dinamismo impresso ad un settore mezzo morto con la precedente amministrazione è innegabile: rassegne poetiche (poco prima di morire, pace all'anima sua, è stato chiamato qui Edoardo Sanguineti), teatrali (Laboratorio Olimpico nel teatro omonimo, il discusso Teatro Futuro), il jazz e la lirica in Piazza dei Signori, giusto per fare solo i tre esempi forse più rimarchevoli. C'è la volontà , da parte della Lazzari, di includere più attori possibili, come si vede ad esempio per la riqualificazione culturale della zona di viale Milano affidandola alla Fuoribiennale di Seganfreddo, per dirne un'altra.
Manca ancora una piena valorizzazione del teatro civico di viale Mazzini. Soprattutto per la prosa, dati i noti problemi acustici. Il nuovo presidente della fondazione che lo gestisce, l'architetto (benché senza laurea specifica) Flavio Albanese è un nome nazionale e uno che sa muoversi molto bene nel tessuto di relazioni e affari. Vedremo quali contenuti immetterà in un contenitore ancora troppo "freddo" e poco vissuto dalla città . Si spera voglia coinvolgere la rete, davvero ricca, di realtà teatrali vicentine, dalla più grossa Piccionaia (che dispone del teatro Astra) al Theama (teatro Bixio) ma soprattutto quelle senza spazi già consolidati, come Ensemble e Glossa.
Il Cisa Palladio viaggia per conto suo e, forte del cinquecentenario dell'architetto simbolo di Vicenza, con una certa efficacia. Bisognerà vedere come supererà il momento magico, anche perché politicamente la sua presidente, l'europarlamentare Pdl Lia Sartori, non gode più dell'appoggio in Regione del non più governatore Giancarlo Galan. Infine, a parte quella mummia imbalsamata dell'Accademia Olimpica, il vero allarme riguarda la biblioteca cittadina, la Bertoliana. Il presidente Giuseppe Pupillo usa toni morigerati essendo uomo di centrosinistra e quindi filo-Variati, ma ne avrebbe di che, per i tagli decisi dal Comune (meno 50 mila euro). Se la Bertoliana non rischia la morte, poco ci manca. Del resto, il tesoro di libri che conserva, col suo carico di sapere scritto e meditato, riflette metaforicamente il grande buco nero della cultura vicentina: la vita intellettuale, mai stata così povera e asfittica. Per carità , è un problema nazionale, anzi internazionale. Gli intellettuali, in pratica, non ci sono più. E i media ospitano sempre le stesse compagnie di giro. Perché oggi si intende la cultura solo come eventificio, vetrina, sensazionalismo, con relativo ritorno economico. I libri, base per ogni consapevolezza? Che si arrangino, le biblioteche pubbliche, relitti di un passato che era molto meglio di questo squallido presente.
Il nuovo corso di Aim
Riorganizzazione che procede spedita e bilancio tornato all'utile
Quando Variati è arrivato a Palazzo Trissino, nella primavera del 2008, Aim era in un periodo tra i più burrascosi della sua storia. Azzoppata da anni di veleni politici, inchieste e indagati eccellenti che avevano spazzato via l'ultimo cda nominato da Hullweck, e gravata da un bilancio in cui il segno rosso stava diventando preoccupante. Non a caso fin dalla campagna elettorale il sindaco ha posto il risanamento dell'azienda in cima alla lista delle cose da fare. Promettendo, tra l'altro, di mettere fine all'odiosa lottizzazione delle sedie della stanza dei bottini (Mai più politici in Aim). Su questo è stato di parola: per il nuovo cda Variati ha pescato fuori dal solito giro dei partiti cittadini, scegliendo nomi vicini al centrosinistra, sì, ma noti prima di tutto come tecnici. A cominciare, ovviamente, dal presidente Fazioli. E anche il successivo inserimento di Marino Quaresimin non ha snaturato questa scelta.
Cambiati i vertici, si è lavorato a ritmi spediti sulla riorganizzazione dell'azienda. Con la scelta della gestione in house, il nuovo piano industriale, l'inclusione di Amcps in Aim come Valore Ambiente, e con alcune delibere chiave approvate in consiglio. I risultati, a giudicare dall'ultimo bilancio presentata da Aim, sono quelli sperati: con il bilancio 2009 il gruppo Aim è tornato all'attivo (1,6 milioni di euro; nel 2008 il gruppo aveva chiuso con perdite per un milione), ha aumentato gli investimenti (23 milioni di euro, contro i 17 del 2008) e il valore aggiunto (arrivato a 290 milioni). Anche i rapporti tra Variati e Fazioli, che in primavera parevano decisamente gelidi, ora sembrano tornati più distesi. Se Variati volesse cercare una stellina da appuntarsi al petto dopo questi primi due anni e mezzo, probabilmente dovrebbe guardare verso San Biagio.
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