Usll 6 ed ex Consorzio agrario di Camisano: possibile svendita di patrimonio pubblico
Mercoledi 1 Febbraio 2012 alle 00:35 | 0 commenti
 
				
		
		Da VicenzaPiù n. 227 del 26 gennaio 2012 prima dell'accordo di programma odierno
La denuncia appello è di Guido Zentile, responsabile del Dipartimento ambiente - territorio e mobilità sostenibile PRC FdS  Federazione di Vicenza.
Il mercato immobiliare, quello per intendersi delle invasioni barbariche,  non demorde. Ecco due esempi peculiari, fra loro contestualmente diversi, ma concettualmente similari per il risultato finale che si vorrebbe ottenere, cioè la svendita di un patrimonio che è di noi tutti, un bene comune, della comunità.		
Vicenza e l'Azienda Ulss 6
La panoramica edilizio - sanitaria in  città a Vicenza è da un po' di tempo molto agitata. Tutto ruota attorno  al trasferimento di alcune strutture nell'area dell'ex seminario (San  Bortolo 2), e nell'imminente inizio lavori della costruzione del 6°  lotto (completamento San Bortolo 1). Tutto questo al fine di  concentrare, a seguito di un percorso a tappe, le principali strutture  ospedaliere e ambulatoriali vicentine in un'unica grande struttura  ravvicinata, invece di avere più sedi o succursali sparse per il  territorio comunale. Resterebbero esterne, ma nell'ambito dell'indotto, a  conclusione del lungo iter, l'area operativa costituente il polo della  prevenzione e della sicurezza che troverà allocazione nella nuova sede  nel quartiere di Laghetto (e qui entrano in ballo i progetti che il PAT e  l'ex PP10 - ora "gentilmente" green way - prevedono nel quartiere), e  le scuole sanitarie che verranno integrate nel polo universitario di  viale Margherita.
Da un punto di vista strategico - funzionale, ciò è  positivo, naturalmente se rapportato alle dimensioni di una città come  Vicenza e all'ambito territoriale di competenza dell'Azienda ULSS,  Certamente, se si vuole che il tutto sia funzionalmente integrato, i  vari distretti sanitari, e i medici di base, dovranno essere localmente  operativi e dare l'assistenza e la consulenza necessaria.
Ma vediamo  quale politica delle dismissioni, a stralci, comporta tutto questo e i  possibili intenzionali (meglio reali) sviluppi futuri.
Se tutto gira  come dai programmi dell'Azienda ULSS locale, nel giro di qualche anno  verranno dimessi dall'uso, e quindi immessi nel mercato immobiliare (!),  le seguenti strutture a Vicenza città:
-	Poliambulatorio di contrà Mure Santa Lucia, e dipartimenti di via IV Novembre;
-	San Bortolo, complesso ex scuola infermieri;
-	Distretto sanitario contrà S.S. Apostoli;
-	Complesso ex ospedale psichiatrico di corso San Felice.
Tre  di queste strutture sono in centro storico, all'interno della cinta  muraria, l'altra immediatamente all'esterno (il complesso di corso san  Felice, il più grande e il più appetibile, quale addizione al centro  storico, e confinante con l'area ex Domenichelli, aspetto questo di non  poco conto), già certificato in sede di PAT. Quale sarà la futura  destinazione di questi complessi è ancora presto per dirlo, di certo  saranno tutti oggetto di specifici piani particolareggiati, vista la  diversa, tipologia, epoca di costruzione e ubicazione di ciascuno.
Forse  il Piano degli Interventi che la Giunta Variati tiene nel cassetto, per  renderlo, già blindato, formalmente trasparente qualche giorno prima  del dibattimento in Consiglio anticiperà qualche numero.
Di certo  alcuni pezzi importanti di città verranno consegnati al mercato, un  mercato che si profila chiuso ed elitario, un'ulteriore incidenza della  gentrification (starebbe per nobilitazione, cioè rendere nobile  -  altolocata la città o una parte di essa; rif.to: Saskia Sassen - le  città nell'economia globale), con pesanti ripercussioni sociali, tali da  rendere la questione abitativa lontana dalle esigenze dei cittadini, o  meglio di chi vorrebbe convivere in una città e vivere la città. Ci sarà  un piano che prevede quote di edilizia popolare, alloggi economicamente  alla portata di chi vuole abitare in uno spazio aperto e di relazione?  Staremo a vedere, chi e come agirà, se si aprirà uno spazio di dialogo  effettivo con i "city vitae", e non con i "city user".
2 - Camisano Vicentino, area ex Consorzio Agrario
L'altra  storiella arriva da Camisano Vicentino. Una vasta area (ex Consorzio  Agrario) all'interno del noto centro agricolo-commerciale, sulla via del  mercato, ora adibita a parcheggio, che l'Ater, l'ente che dovrebbe  occuparsi di edilizia popolare, già proprietario dell'immobile, ha  rivenduto al Comune. Anche l'edilizia popolare viene coinvolta dalla  crisi? L'unico settore degno e rispettoso di essere invece portato  avanti, che permette di dare casa (a prezzi calmierati) a coloro, sia  autoctoni, sia immigrati (italiani e stranieri), di qualsiasi etnia, che  si trovano in condizioni economiche e familiari tali da non permettere  di farsi attanagliare da un mercato speculativo che vede unita la triade  degli avvoltoi, composta da costruttori, immobiliaristi e banche.
Si  sa bene, è naturale, l'Ater non è un ente di beneficenza che applica  l'altruismo, vuole essere anch'esso un ente che fonda il suo principio  sul guadagno, anzi sul far cassa. Lo spirito di aiutare, andare incontro  alle famiglie, non c'è. Se non è il momento buono per costruire (come  recita il mercato) non si costruisce. E qui invece sbaglia: è proprio  l'edilizia popolare uno degli sbocchi, un possibile rilancio, per  l'economia. Un primo passo per fornire tranquillità economica alla gente  comune (non certo la ricca borghesia) che l'allontani dagli artigli  della banche. Ma si sa oggi è più importante fare conoscere termini  anglo-italiani tipici del linguaggio borsistico, invece di schei,  bollette, casa, mangiare, salute ...
Il destino di quell'area? Non  occorre essere dei geni nel campo dell'economia urbana applicata al  territorio. Camisano Vicentino è in un'ottima posizione. Coinvolge due  province, facilmente raggiungibile, sia dal capoluogo (Vicenza), sia da  Padova (Villafranca Padovana, il Comune confinante, fa parte con il  proprio capoluogo del PATI della cintura urbana, quindi l'aggancio è  automatico).
Il Sindaco e la sua Giunta non si esprimono in merito;  anche in questo caso (come di prassi) si attua il classico modello  dell'urbanistica contrattata (termine ormai obsoleto, che vorrei tanto  eliminare dal mio vocabolario), e la partecipazione diretta dei  cittadini ad una fase progettuale, che non può non vederli coinvolti,  viene lasciata in secondo piano.
Se il Comune di Camisano vuole  svendere il proprio territorio (pur trattandosi di un'area dismessa, in  un contesto urbanizzato) per fa cassa, nessuno glielo impedisce, ma  tengo a precisare che il miglior investimento sta nella salute e nella  serenità della gente. Di questo passo si uccide (o si invita a   suicidarsi) il malato.
C'è un mondo, una città, che si muove
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